Anche il mare gioiva al tuo arrivo.
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Dannazione non fui più capace a distrarmi da quella tua dolce risata e persino dormire era diventato difficile da quella notte: eri riuscito a complicare quelli che un tempo erano i miei soliti e semplici pensieri trasformandoli in appassionanti romanzi. Passarono settimane ed io iniziai ad amare ancor di più il dover restare sveglio fino all'alba, fino a quando i gabbiani non mi mordicchiavano le orecchie con il loro sbraitare - ed erano la mia sveglia senza pile -. Inutile dire che continuai a guardarti, da lontano, sempre riparato dalla finestra del mio trasandato bar con la paura di farti scappare e di non poterti più ammirare se mi fossi mostrato a te mio cerbiatto; mio piccolo ragazzo solitario.
Avevo imparato a conoscerti dato che piano piano riuscii a comprendere i tuoi leggeri passi ed il modo in cui quella gatta ti leggeva negli occhi. In qualche maniera eri veramente riuscito a farmi ossessionare da te e dal mistero che lasciavi impresso nelle tue delicate impronte sulla sabbia.
Passarono i giorni ed arrivò quella notte, ricordi? Quando il cielo volle piangere.
Sussultai sul posto sentito un forte tuono che fece rimbalzare in sincronia me, te ed il mare e non avrei mai potuto lasciarti da solo, sotto il temporale. Presi un ombrello in fretta, chiudendo la finestra, prendendo le chiavi e misi le scarpe. Iniziai a correre una volta fuori, con il vento fra i capelli che continuava a sbuffare ed a riempire le mie orecchie con il suo rumore frastornante. Quasi quasi credetti di perderti in mezzo alla tempesta che a momenti avrebbe inghiottito tutta la calma che vi si era stanziata per quelle tante settimane, dove già la tua sola risata rompeva il silenzio e faceva sorridere sia me, che la distesa d'acqua salata alla quale tenevi compagnia ogni notte.
Mi coprii la vista con una mano per non venir travolto dai granelli che dimenandosi, iniziarono a volare e con mia sorpresa, dopo vari tentativi, riuscii a trovarti ancora seduto sulla battigia, con le gambe per metà immerse nell'acqua; e la sentivo gioire e la vedevo gongolare al tuo arrivo, prendere tutta la luce della luna e brillare, facendo invidia alle stelle che per ripicca iniziavano ad illuminare la tua gatta e te. Era magnifico... eri il mio quadro preferito, sai?«Hey» dissi, una volta vicino a te, a quel ragazzo così gracile che mi aveva ammaliato sin da subito grazie al suo impacciato modo di camminare. Non ti voltasti e la tua gatta ti guardò con gli occhi lucidi. Sembrava che stesse per piangere o forse ero solo io che con tutta quella confusione non riuscii a vedere bene.
«Sta arrivando una tempesta, è meglio mettersi al riparo» provai ad allungarti una mano, giusto per fare ombra sul tuo viso e farti capire di non esser più solo, mentre il mio labbro fra i denti pativa per esser liberato. Mi dispiaceva tantissimo averti rovinato il momento ma non avrei potuto mai fermare la burrasca, tantomeno proteggerti lì e con quel logorato ombrello che ancora chiuso stringevo sotto una delle mie braccia.Non ti voltasti nemmeno quella volta, strinsi solo con le dita la sabbia sotto alle tue mani e la micia si accoccolò alla tua coscia più vicina. Iniziò poi a parlarti tramite flebili miagolii, simili alle fusa. Non mi mossi da lì per costringerti a seguirmi ma soprattutto perché ero rimasto immobile davanti alla tua debole figura e per la prima volta, sotto allo sbocciare delle goccioline di pioggia, il soffio del mare ci costrinse a stringere gli occhi.
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In color maris
Fanfiction[COMPLETA] «Di che colore è invece il mare?» ~ ~ • Tutta scritta sotto il punto di vista di Yoongi • Yoonmin • Storia breve • Angst • Fluff [capitoli pubblicati: 10/10] - - - ¡Storia inventata da me @romitaggio: non copiare, tradurre ecc... senza il...