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Mi innamorai della tua voce.

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«Vuoi qualcosa di caldo?» quanto mi batteva veloce il cuore nel petto... ti avevo davanti, seduto sulle sedia in legno dove passavo le mie sere a guardarti e la mia agitazione non rimase assolutamente a occhi chiusi ma fece suo quel momento, diventando la protagonista di quell'improvviso scompiglio. La tua gatta aveva deciso di gironzolare un po' nel bar, forse in cerca di cibo o solo per distrarsi dalla tempesta che era aumentata a dismisura ed avevo seriamente paura che l'acqua avesse potuto bucare il tetto, rovinato come era e fatto per la maggior parte in legno. Non era stata una gran idea portarti lì, forse avrei dovuto prendere la macchina ed arrivare a casa, cosicché avresti potuto riscaldare le tue piccole mani che continuavi a torturare vicino al calore del camino.

Ti chiesi se volessi bere qualcosa ma tu non alzasti nemmeno lo sguardo. Ti vidi deglutire e negare poco poco. Avevi paura di me, ne ero sicuro. «Non ti farò del male, puoi stare tranquillo» sussurrai, dandoti la schiena, poiché in quelle settimane riuscii a capire come mai tenevi sempre il volto basso o se non, rivolto alle stelle e alla luna: non volevi che altri ti guardassero, ti coprivi il volto se ti passava per sbaglio qualcuno vicino sulla sabbia bagnata a passeggiare sereno. Quanto avrei voluto rimproverarti per questo mio piccolo angelo. Eri veramente bellissimo.
«Jimin» mi dicesti e oramai avevo pensato che ti mancasse la voce o che, troppo soave ed angelica, non volessi sprecarla per uno come me, che di te avrebbe potuto solo ammirarne l'ombra.
«Cosa?» non capii all'inizio e ti chiesi di ripetere, non solo per risentirti nuovamente ma perché il frastuono che proveniva da fuori non mi aiutò minimamente a riconoscere il tuo tono flebile e dolce. «Il mio nome, mi chiamo Jimin»parlasti di nuovo e io sorrisi come da molto non ero abituato a fare.

Oh mio caro Jimin, la tua voce pur quanto angelica fosse, tratteneva tagli che il mio udito non percepì quella notte e la tua gatta si meravigliò più di me nell'ascoltarti; si mise accovacciata sul tappeto e continuò a fissarti. Sapevo il tuo nome ed era così piacevole... un po' come te, che sembravi uscito da un quadro per mostrarmi quanto il mare di notte fosse sempre più incantevole.
Intanto ricordo che io avevo già finito di riscaldare l'acqua e di mettere la bustina all'interno delle due tazze anche se non rispondesti alla mia domanda. Non sapevo se ti piacesse o meno la tisana ma la feci e te la offrii comunque, stando attento a non scottarti.
«Io sono Yoongi» sorrisi e quasi mi pentii di averti detto il mio, di nome, dato che in confronto al tuo non sapeva di niente. Mi voltai, forse troppo presto e mi venne così spontaneo quel movimento, in modo involontario. Riuscii a vedere il tuo viso, nonché magnifico e ti spaventasti per davvero, come da giorni avevo paura che avresti fatto incrociando il mio sguardo. Abbassasti il capo all'improvviso, arrotolando i piedi fra di loro e non sapevo che fare ma feci finta di nulla, anche se anche io avevo paura. Non di te, tesoro ma avevo il terrore di farti scappare e non tornare mai più.

Appoggiai la tua tazzina sul tavolo, porgendoti anche lo zucchero ma tu non muovesti un muscolo, continuasti a fissare il pavimento freddo. Non ero riuscito nemmeno a pulirlo. Ci rimasi male e mi morsi un labbro, eri così prezioso ed io ancora troppo ingenuo e troppo stupido d'andare ad istinto. La gatta mi sorprese pensare passandomi fra le gambe, accarezzandomi con la coda e mi guardò dal basso con mestizia; quasi mi pareva che volesse piangere od ero solo io che continuavo a capire male. Mi sedetti anch'io, dal lato opposto al tuo e non parlai, mi soffermai a guardare fuori. Volevo lasciarti tutto il tempo per sorridere di nuovo.

Purtroppo non avvenne, ti voltasti solo per poco, giusto il tempo per appoggiare le tue labbra ai lati della tazza. Chiudesti gli occhi e ne prendesti un gran sorso. Ne ero contento, dopotutto ti avevo accanto e sospirai, mio caro Jimin, perché ero riuscito a vederti; a vedere quanto belli fossero in realtà i tuoi occhi.

In color marisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora