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L'alba del nostro primo mattino

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Facemmo l'amore per la prima volta Jimin, su quella barca che non era nemmeno nostra. Sul mare, sotto la luce della luna, nostra complice ed aiutante silenziosa. Poi c'erano loro, oltre alle stelle e al nero intenso c'erano quelle melodiose onde, quel volteggiare d'acqua salata che ancora ci stava toccando. Le sentivamo sotto la schiena, passavano e ci sorridevano. Avevano architettato tutto loro: attirandoti ogni giorno sempre più, cosicché quella notte, sotto la pioggia, tu fosti stato lì e io fermo, al bar, ad aspettarti.
Oramai ne ero certo sai?
Sennò come avrei mai fatto a trovarti?

«Grazie, Jimin» ti ringraziai, cosa che avrei voluto fare da tanto tempo ma - non riuscendo mai a trovare il momento giusto - ti dissi "grazie" solo quel giorno, visto che ecco... eri riuscito a capire che ero sincero.
«Non ho fatto niente Hyung, perché dovresti ringraziarmi tu?» eri ancora abbracciato a me e la bellezza che provavo nell'aver il tuo cuore nel mio petto era immensa Jimin, non quantificabile. Ti accarezzavo i capelli, sorridendo come un ebete alla luna e sentite le tue parole corrugai il volto, alzandomi di poco, il giusto per prenderti il volto fra le mani.
«Non hai fatto nulla?! Mi hai stravolto la vita Jimin, mi hai reso l'uomo più felice sulla terra!»
parlai, senza nemmeno rendermi conto d'aver gli occhi lucidi e il tuo sguardo perso sul mio. Avrei voluto rendere te, l'uomo più felice del mondo....
«Grazie, grazie per amarmi e so che non sono abbastanza, che meriteresti di più ma-»
«No aspetta Hyung» mi fermasti e per l'ennesima volta ebbi il terrore di aver detto o fatto qualcosa di sbagliato. Che ti fossi reso conto una volta per tutte quanto poco io sarei riuscito a darti, a omaggiarti e a riempirti di regali, poiché ti meritavi tanto e io, troppo povero ero per tutto... quello.
Si Jimin, non valevo molto ma sotto il manto della notte, quelle sera, tramite le mie carezze e i miei baci avevo dato tutto me stesso per dimostrarti quanto amore avrei potuto darti e se ti fosti accontentato di quelle mie dolci parole e attimi di passione, io giurai a te e a me stesso, che mai ti avrei fatto mancare nulla di tutto... quello.

Incatenasti i miei occhi con i tuoi e prendesti un bel respiro prima di parlare, facendomi gelare il sangue.
Ti saresti accontentato del mio amore?
Ti sarebbe bastato?
Oh Jimin, avevo solo quello da darti e non sapevi quanto mi dispiaceva amore mio, forse era proprio per quello che la tua gatta mi sembrava piangere o che fra non molto ti avrebbe pregato d'andartene, lontano, sia da me, che dal mare.
«Yoongi, tu sei anche troppo per me, così dolce e gentile, così bello... e non dire di no, lo so che sei meraviglioso» facesti un attimo di pausa e io ti accarezzai le guance con i pollici, ancora occupato ad osservarti.
«Io mi odiavo e tu mi hai fatto amare me stesso, amare te e... questi» indicasti i tuoi occhi e mi venne spontaneo accigliarmi. Non svolgevano il loro lavoro ma erano unici e magnifici e si, facevi bene ad amarti, chiunque si sarebbe innamorato di te anche solo a guardarti e io avrei voluto tenerti nascosto, sotto le mie braccia, al riparo dagli altri sguardi, dato che ero così geloso dei tuoi incantevoli occhi.
«Scusa, scusa se non sono io quello che meriteresti invece tu, Hyung» oh no Jimin... da quando avevi iniziato a mentirmi?
«Non dirlo neanche per scherzo amore, non dirlo più, tu sei bellissimo e se vuoi te lo posso dimostrare anche adesso, subito» ti dissi, serio, rimasto più male io che tu dalle tue stesse parole e mi misi seduto su una panchina davanti alla cabina. Ti presi poi in braccio e ti portai così seduto sulle mie gambe, non togliendo la coperta che ci riparava da quella brezza fresca.

Iniziai così a farti il solletico.

«Cos- cosa stai facendo?» mi domandasti, dimenandoti un poco e cercando di allontanarti dalle mie mani.
«Senti? La senti la tua risata? Oh Jimin è la cosa più delicata e soave che io abbia mai sentito in vita mia e il tuo sorriso? Vogliamo parlare di quanto sia magnifico? Riesci sempre a contagiarmi con quello e poi...» smettesti di sorridere quando iniziai a toccarti ancora il capo, riscaldandoti nuovamente anche con il mio busto, ora unito al tuo.
«Hai i capelli chiari e luminosi come quelle stelle che ammiri tanto, sei per caso figlio loro?» lo trovasti esagerato questo mio pensiero? Perché io stavo lasciando libero sfogo a tutto quello che da mesi avevo solo pensato. Ti vidi poi gli occhi lucidi, aspettare qualche secondo e stringerti al mio petto. Jimin, io ti amavo e credevo veramente che tu fossi un angelo.
«Hyu-Hyung i-io-»
«Non piangere, non ce ne è bisogno, le hai ancora le guanciotte rosse e le labbra gonfie, così umili e morbide...» parlai ancora, sentendoti nascondere il viso sulla mia spalla e sorrisi, trovandoti così adorabile... possibile che eri sempre stato così tanto sensibile?

Ridacchiai, passando a toccarti la schiena con le mani e ti baciai una guancia, sussurrandoti all'orecchio con delicatezza le seguenti parole, avendo paura di farle volare via al vento se te le avessi dette ad alta voce.
«Non nascondere lo sguardo, la cosa più bella di te sono proprio i tuoi occhi tesoro, sono come il mare Jimin e non so come tu abbia mai potuto pensare di non essere perfetto...» tremasti, sentivi freddo od era stato solo un tranquillo colpo di vento a farti rabbrividire talmente tanto da stringerti ancora di più sul mio corpo?
«E di che colore è il mare?» non dovevi piangere piccolo, non era quello il mio intento...
«Non ha colore eppure affascina, eppure brilla più delle stelle alla sera, eppure seduce e incanta e io, innamorato del mare, ho perso la ragione guardandoti negli occhi quel giorno di tempesta» non seppi nemmeno io se quelle tue labbra poi iniziarono ad urlarmi "ti amo" sulle mie o mi stavano semplicemente ringraziando ma sai?
Apprezzai veramente quel tuo tenero gesto, scorgendo con gli occhi l'alba del nostro primo mattino.

In color marisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora