Si alzò immediatamente dal letto e, prima di precipitarsi ad aprire, si diede una leggera aggiustatina.
Aprì e trovò un ragazzo intento a controllare, con i suoi occhi azzurri, che nessuno arrivasse.
-Mi vuoi fare entrare o aspetti che ci becchino?- iniziò la conversazione, con aria da spavaldo.
-Em...si..scusa..entra pure.- rispose l'altro imbarazzato.
Il lisco entrò nella stanza e, senza chiedere, si accomodò sul letto ben ordinato che Harry aveva sistemato poco prima.
-Allora Styles, cosa vuoi sapere?- chiese con aria annoiata
-Cosa ci facevi l'altra sera in giro, Louis.
-Non sono affari tuoi. E comunque come fai a sapere il mio nome? Non mi sembra di avertelo detto.
-Mh.. È che... -arrossì evidentemente.
-Cosa sei, uno stalker? - sbottò l'altro.
-Semplicemente ero curioso di sapere chi fosse il ragazzo che l'altra sera ha irrotto nella mia stanza all'una di notte per non so quale motivo.- disse, cercando di difendersi.
-E perché dovrei crederti?
Louis era molto diffidente. Da quando era stato portato con forza da suo padre, Troy Austin, nel collegio. Prima, conduceva una vita malsana, basata su alcool, droga e sesso. Molto sesso. Con chiunque capitasse.
Sua madre era morta, durante una gravidanza, per un feroce cancro, quando lui era solo un ragazzino.
Era l'unica persona che sapeva farlo divertire e che lo facesse star bene.
Dopo la sua morte, il ragazzo cambiò completamente.
Si era chiuso in se stesso, non mangiava più, non parlava più con nessuno, passava tutto il tempo a leggere libri ed ascoltare musica. Venne preso di mira sia alle scuole medie, sia alle superiori poiché veniva considerato un nerd frocio senza palle, per tutte le cose che faceva.
Veniva picchiato sia a scuola, dai suoi bulli, sia a casa, dal padre che ormai era diventato un alcolizzato.
Un giorno il ragazzo, stufo dei lividi, stufo di sopportare, stufo della sua vita monotona, schifosa e priva di senso, si ribellò e, appena i bulli iniziarono a insultarlo, intraprese una rissa, nella quale, anche se si trovò a lottare con più di tre persone contemporaneamente, vinse.
Finirono in ospedale e, quando furono rilasciati, non si fecero più vedere.Lui, però, fu espulso dalla scuola e, non trovando lavoro, si mise a fare lo spacciatore con il suo caro amico Stan, l'unico che gli era stato vicino fin dall'inizio, in tutti quegli anni.
Era diventato un ragazzaccio, tutti avevano paura di lui e non osavano nemmeno incrociare il suo sguardo.
Il suo "hobby" nel tempo libero era scopare e lo praticava con tutti, in tutti i modi possibili.
Molto probabilmente si era fatto quasi tutta Doncaster.
Suo padre, alcolizzato, odiava gli omosessuali, li considerava lo scarto della società, e una sera, ritornando a casa dopo la solita sbronza, si era ritrovato il figlio intento a praticare atti sessuali con un altro ragazzo.
Accecato dalla rabbia, si era gettato sul figlio e, dopo avergliele date abbastanza, lo aveva spedito, letteralmente, in quel collegio.-Perché dovrei fidarmi di te? - ripeté.
-Forse perché non ho detto nulla, riguardo l'altra sera, alle suore?
-Mh..va bene, mi hai convinto. Sono in sto luogo di merda da più di tre anni oramai, perché mio padre mi ha colto in fragrante mentre lo mettevo nel culo ad uno. Te, riccio?
-Anche io.
-Davvero riccio? Perché non mi sembri proprio il tipo che lo mette nel culo. Al massimo che se lo fa mettere.- disse con tono scherzoso.
-No..cioè... intendevo dire che..- rispose arrossendo più di prima- anche io sono qui per il mio orientamento.
-Capito.
Per alcuni secondi, che parvero secoli, i due si guardarono negli occhi.
-Okay, credo che sia meglio che io vada. È stato bello riccio, ci si vede.- concluse.
Detto ciò si alzò, aprì la porta e, prima di uscire, rivolse un ultimo sguardo all'altro.Harry, ancora perplesso dalla conversazione appena avuta con il ragazzo, stette sveglio, fino a tardi, a rimuginarci sopra.
La giornata successiva iniziò con il piede sbagliato.
Harry, essendo andato a dormire tardi, non si era svegliato quando la suora, alle 6.30, aveva suonato la campana per i corridoi.
Pertanto non le aveva dato scelta che entrare e usare contro di lui, la scarica elettrica.Le lezioni, poi, erano trascorse come al solito: monotone e noiose.
A mensa Harry si sedette in disparte, voleva stare un po' solo, ripensando a ciò che era successo con Louis l'altra sera.
I suoi piani però furono totalmente sconvolti da un biondino che gli si sedette vicino.
-Hey!- disse, con un sorriso raggiante sul viso.
-Em...Hey?- rispose, con un tono interrogativo.
-Quanto sono buone 'ste carote?- chiese, con la bocca piena.
-Non lo so...non le ho ancora assaggiate.
-A me fanno impazzire! Comunque piacere, sono Niall.- continuò, porgendogli la mano.
-Io Harry.- disse con leggero imbarazzo, stringedogli la mano.
-Ho visto che sei arrivato da poco. Come ti trovi?
-Bene dai. L'inizio è stato duro ma immaginavo peggio.
-Si, prima o poi ti abituerai, come abbiamo fatto tutti d'altronde.
-Lo spero.- cercò di abbozzare un sorriso.
-Qual è il motivo per cui sei qua?- continuò, come se stesse cercando di non far finire la conversazione.
-Per il mio orientamento.- rispose semplicemente.
-Io, invece, ho accidentalmente incendiato un edificio con il mio ragazzo.- disse Niall, senza che il riccio glielo chiedesse.
-Mi faresti un piccolo favore?- chiese il biondino con duo occhioni dolci.
-Certo, dimmi pure- rispose.
Ma, se avesse saputo cosa sarebbe accaduto, non avrebbe mai risposto così.
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Rinchiusi In Un Sogno
FanfictionHarry viene mandato in un collegio religioso, a causa del suo orientamento sessuale, dove altri ragazzi e ragazze come Louis, Camila e Lauren si trovano nelle sue stesse condizioni. Quello che non sa è che troverà l'amore della sua vita dentro a qu...