Aspettati l'inaspettato...

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Dopo aver letto diversi libri scritti da voi, ho deciso che è giunta l’ora di pubblicare qualcosa di mio.

Cosa scrivere però? Cosa condividere con voi? Dopo un’attenta riflessione, ho deciso di raccontarvi un aneddoto, realmente accaduto, nella mia vita, alla quale ho apportato delle leggere modifiche.

Spero di riuscire a trasmettervi le sensazioni e le emozioni che ho provato e che rivivo ogni volta che penso a quella pagina della mia vita… non voglio dilungarmi oltre, quindi concludo questa breve introduzione con un augurio di buona lettura!

CAPITOLO UNO

-Un kilometro e seicento metri in dieci minuti e trenta per avere la sufficienza?????? Stiamo scherzando?- una Emma incredula, stava protestando con la sua inseparabile compagna di classe nonché migliore amica Anna, delle parole appena pronunciate dalla professoressa di educazione fisica, la signora De Curtis.

-Non tutti sono nati per correre! – disse Emma frustrata

-Non tutti sono nati per nuotare!- replicò Anna.

Emma, atleta di nuoto fino a pochi mesi fa, non ha mai amato correre, si stanca subito e il più delle volte la stanchezza è accompagnata da un senso di nausea che non la lasciava velocemente;

l’acqua invece è il suo ambiente, la sua casa.

Dal momento in cui si tuffava a quello in cui era costretta ad uscire, Emma diventava un’altra persona, entrava in un altro mondo, dove i problemi, l’ansia non esistevano, solo lei e l’acqua, perfetto!

Emma si era persa nei suoi pensieri, non si era accorta del suono della campanella, se non fosse stato per Anna, che la scosse energicamente, dopo aver rinunciato a chiamarla, probabilmente sarebbe rimasta seduta dentro la palestra chissà per quanto tempo.

-Em, che hai? Hai una faccia…-

-Niente, mi sono persa nel mio mondo come al solito- sorrise all’amica e le circondò le spalle e insieme si avviarono in spogliatoio.

-Hai sentito che ha detto la De Curtis? Dobbiamo assolutamente andare ad allenarci al parco se non vogliamo ripetere il test all’infinito!- le disse Anna mentre si toglieva le Nike rosse e le metteva nel sacchetto.

 La guardai confusa – Perché all’infinito? Dobbiamo fare il test solo una volta!-

-Una volta sola se riesci a prendere la sufficienza al primo colpo… altrimenti te lo fa ripetere finché non strappi il 6!

—Cooosa???!!!! Ma è matta? Io mi ero già fatta il filmino… un 4 sul registro, che avrei prontamente recuperato con il test di agilità e coordinazione!! Dobbiamo assolutamente andare a correre!!!!!-

-E io cosa ti ho appena detto??!! Abbiamo quattro giorni per prepararci al meglio!-.

La guardai per qualche secondo prima di trasformarmi nella brutta copia di un cowboy dei film western – Venerdì, a mezzo giorno ci sarà la resa dei conti, e noi ci presenteremo armate!-

Anna, mi fisso per qualche secondo prima di iniziare a soffocare dalle risate.

Si appoggiò alla mia spalla, mentre s’infilava le sue amate Adidas, per non perdere quel poco equilibrio che aveva, che a quanto pare ereditario, considerando che ogni volta che andava a casa sua, era testimone di rovinose cadute da parte di tutta la famiglia Tomasi.

 -Uno scontro di fuoco!- disse Anna tra una risata e l’altra.

 - C’è la fai o hai bisogno di sederti?- aveva le lacrime agli occhi, e benché Emma non fosse messa tanto meglio, manteneva un certo controllo che evidentemente la sua amica aveva perso già da un po’….

– Che avete raga? Avete fumato?- chiese Marta con tono scherzoso e allo stesso tempo preoccupato – Muovetevi o la Sebastiani vi trincia come un pollo!- aggiunse la compagna di classe, che le guardò un’altra volta prima di andarsene.

Marta ha ragione la prof ci lincia se arriviamo in ritardo, muoviti!!- disse all’amica che intanto si era calmata.

Si misero a correre per i corridoi di quella scuola grigia di via Mora, ma nonostante i loro sforzi, arrivarono in ritardo, dopo aver bussato rumorosamente alla porta, cosa pretendeva la prof da ogni ritardatario, si sedettero al loro posto il più silenziosamente.

-Vi siamo grate per averci onorato della vostra presenza- disse la Sbastiani dietro la cattedra rialzata, mentre le fissava da dietro le spesse lenti, dopo di che riprese la lezione di italiano.

prima di dividersi per prendere i rispettivi autobus che le avrebbero riportate a casa, si accordarono per il loro primo allenamento in vista del test – Ricapitolando, ci vediamo davanti a casa tua verso le 17 e poi andiamo a corre al parco vicino a casa tua, non mi ricordo mai come si chiama…., comunque sia corriamo questo maledetto kilometro e sei e poi ci strafoghiamo di pizza.

Ho dimenticato qualcosa?- le chiese Anna con la faccia a punto di domanda, come diceva spesso lei.

-Non mi sembra, adesso scappo che se no il bus mi lascia a piedi, ti scrivo dopo, ciao!!- Le diede un rapido bacio sulla guancia e si affrettò a raggiungere il bus che aveva già chiuso le porte.

L'occhio della FarfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora