Capitolo 9
Il peccato dell'avarizia voltò la testa di lato, e il soggetto dei suoi pensieri entrò nella sua visuale. Adesso erano entrambi stesi sull'erba, uno di fianco all'altro. Meliodas pareva essersi calmato. Passarono alcuni minuti di quella immobile quiete prima che Ban si rendesse davvero conto del silenzio in cui tutto era piombato.
-Capitano?-
Ban non ottenne risposta. Allora sollevò la schiena da terra e si sedette. Quindi scostò i capelli scompigliati dalla fronte sudata di Meliodas ed appurò, poggiando una mano su quella stessa fronte, che il corpo dell'amico emanava un forte calore. Adesso gli occhi del capitano dei sette peccati capitali erano socchiusi e un po' offuscati, del tutto privi della luce di poco prima. L'immagine che Ban ebbe osservando l'amico, fu di un'estrema fragilità e vulnerabilità.
Merlin aveva ragione, adesso toccava a lui prendersi cura del suo capitano.
Per quanto la situazione potesse non apparire grave, Maliodas quella sera aveva agito in maniera totalmente suicida, e ora la sua vita era appesa ad un filo. Si trattava di fortuna, di sperare che ogni secondo non fosse l'ultimo. Si trattava di non lasciarlo solo e vegliare su di lui.
Ma non era tutto.
Euforico, impulsivo, il capitano si leggeva bene proprio come un libro aperto. Meglio, come un cuore aperto. Puro, delicato, prezioso. E adesso quel cuore era riposto nelle mani di Ban. Doveva proteggerlo e custodirlo.
Le loro vite adesso erano legate, in quella notte di follia.
Così Ban si risolse. Prese in braccio Meliodas, lo portò dentro e un sorso dopo l'altro gli fece bere molta acqua fresca. Quindi salirono in camera da letto. Il peccato s'avarizia si sedette sul bordo del letto, di fianco all'amico steso.
-Mi stai dicendo che tutto questo è servito soltanto a guadagnarmi una serata a letto?-
Borbottò Meliodas.
-Se fossi in te mi rallegrerei per essere ancora vivo piuttosto.-
Ci fu un attimo di silenzio in cui Meliodas avrebbe voluto controbattere, dicendo che se anche fosse morto la sua maledizione l'avrebbe riportato in vita. Ma i suoi pensieri dondolavano come una barchetta fra le onde di un turbolento mare e così non riuscì a comporre un discorso sensato. Poi parlò ancora Ban:
-Comunque è molto probabile che passata la sbornia e dormitoci su, non ricorderai niente di quello che è successo sta sera, quindi tanto vale che tu rimanga a letto piuttosto che tu faccia qualunque cosa pazza e sconclusionata che ti potrebbe venire in mente.-
-Dici davvero?-
Ban annuì. E Meliodas sospirò.
-..Dimenticare tutto...-
Ban guardò in direzione dell'amico, che osservava con aria triste le proprie mani. Mani che non avrebbero potuto in alcun modo trattenere i ricordi destinati a scivolare via.
Così il peccato della volpe decise. Decise che non avrebbe permesso che tutti gli sforzi del capitano fossero stati vani. Se proprio l'indomani fossero stati destinati a dimenticare ogni cosa, allora tanto sarebbe valso mettere in gioco tutto e lasciarsi andare. Godersi quello che rimaneva di quella notte di follie fino all'ultimo sorso.
Agì d'impulso. Si avvicinò alla faccia del capitano, e in un battito di ciglia le loro labbra vennero di nuovo in contatto. Fu un tocco lieve, morbido e veloce.
-Ban, che cosa fai?-
Domandò Meliodas con aria sorpresa ma non dispiaciuta.
-Cose da ubriaco, che domande.-
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Un mare di alcool e un pizzico di follia (Fanfiction)
FanfictionIl festival estivo si prospetta un evento grandioso per la città di Lyonesse, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che era destinato a concludersi in una maniera COSI' particolare. Vedremo i nostri due protagonisti alle prese con un contest fuori pr...