Capitolo 7

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Capitolo 7


Poi Meliodas finì ancora un altro barile, ma questa volta non ne prese subito un altro. Invece disse, con voce sicura e calma:

-Ban, so che sei sveglio, muovi il culo e vieni qui a finire la nostra sfida. La tua sconfitta deve essere quanto più umiliante possibile. Ti ho lasciato qualcosa di proposito.-

Il peccato d'avarizia, che ora oscillava fra il sonno e la veglia si sentì chiamare in causa e finalmente si destò. A Ban doleva in modo assurdo la testa. Ricordava a mala pena di essere arrivato a circa 650 boccali, poi non aveva più memoria. Sapeva di aver dormito molto, ma sentiva che ancora la sbornia non era affatto passata. C'era così tanto alcool nelle sue vene che ferendosi e facendolo scorrere il sangue in delle bottiglie avrebbe potuto benissimo cominciare a vendere alcolici.

Alzò il capo dolorante in direzione di Meliodas e lo vide. Lo vide accaldato, sudore che in faccia e giù per il collo si mischiava con la spuma della birra, a formare trasparenti goccioline. Vide le sue guance, così rosse come non ricordava di aver nemmeno mai sognato, e poi incontrò i suoi occhi. Erano lucidi, densi, accesi da una luce del tutto nuova e sconosciuta a Ban.

-Capitano, che mi sono perso...?-

Inizialmente non capì, ma poi al peccato dell'avarizia bastò uno sguardo alle spalle di Meliodas per rendersi conto di cosa avesse fatto quel pazzo.

-La sfida, la nostra sfida, non è ancora finita. Ma non ho intenzione di vincere contro un avversario addormentato. Prendi.-

E così dicendo Meliodas lanciò al compagno uno dei barili, mentre ne prendeva uno a sua volta. Ban ancora disorientato, obbedì a quello che l'amico diceva. Prese il recipiente e bevve. Mentre sentiva il calore cocente della birra raschiare contro la sua gola già ustionata, si rese conto della folla tutto attorno a loro. Vide Merlin, lontana, con la coda dell'occhio, non seppe dire cosa stesse facendo, se non guardarli con attenzione. Poi i pensieri di Ban andarono all'immensa e torreggiante catasta di barili e casse che aveva visto nella sala del trono e per un attimo stentò a credere, che Meliodas l'avesse fatto davvero. Ne aveva bevuto più di metà tutto da solo. E aveva intenzione di andare fino in fondo. L'alcool doveva avergli dato alla testa molto più di quanto non sembrasse. Era un miracolo che il capitano fosse ancora vivo, demone o non demone. Doveva fermare subito quella pazzia.

Ban finì in un attimo il suo barile e allungò una mano verso lo stesso barile al quale anche Meliodas puntava.

-Ehi ehi, uno a testa, ne sono rimasti otto. Questi quattro a me, gli altri a te. Non ti agitare.-

-Capitano, di cosa stai parlando? Ti vuoi ammazzare per caso? Piantala subito con questo gioco di cattivo gusto e andiamocene.-

-Ma come Ban, non eri anche tu così impaziente? Mi pare che alla fine tu non sia stato all'altezza di tutte le arie che ti sei dato. Almeno esci di scena con onore.-

Ban fece per contestare ancora. Ma Meliodas non glielo permise. Appoggiò una mano sulla spalla del compagno e si avvicinò, in modo che la folla tutto attorno non sentisse. Ban si ritrovò a fissare gli occhi del capitano, così accesi e lucidi come erano, e non poté sfuggirgli:

-Questo non è un gioco, Ban. Questa è la sfida che ho sempre desiderato. Tremila anni della mia inutile vita, e questa sera, per la prima volta, mi sento vivo davvero. Fallo per me, andiamo fino in fondo, non mi interessa cosa succederà dopo.-

Solo in quel momento, Ban colse finalmente tutte le emozioni che quello sguardo lucido traspariva. Gli occhi di Meliodas brillavano di un desiderio talmente grande, talmente forte, che Ban ne rimase sconvolto.

Nonostante non fossero troppo vicini, il peccato d'avarizia sentì sulla propria pelle il calore che il corpo del capitano emanava.

Sentì le parole appena pronunciate al suo orecchio riverberare ancora nella sua mente. E alla fine decise.

-Se questo è un ordine capitano. Allora non disobbedirò.-

Lo disse a voce più alta, e la sfida riprese.

Mancavano otto botti. L'aveva detto Meliodas, e così era. Qualcuno tra il pubblico lo fece notare, e allora partirono dei cori d'incitazione. Alcuni diretti a Meliodas, altri a Ban. Ma i due diretti interessati non ci fecero minimamente caso.

Meliodas non era agitato, e procedeva con la consueta calma. Ban invece voleva finire al più presto. Inizialmente si disse che voleva fare in fretta per non prolungare quella follia. Ma non ci volle molto perché il sentimento di competizione che Meliodas accendeva sempre in lui si destasse nuovamente. E una volta risvegliato quello, Ban non ebbe più ritegno. Era come una droga, era la sensazione più bella che poteva esistere. Desiderò vincere con tutto sé stesso, nonostante tutti i pensieri e le preoccupazioni che fino a quel momento lo avevano attanagliato.

Benché non appena sveglio Ban si fosse sentito relativamente lucido, l'alcool in circolo nel suo corpo era tantissimo, e proseguire in quella sfida non fece altro che aggravare le sue condizioni. Si ritrovò in un men che non si dica ubriaco fradicio. In balia di movimenti e pensieri quasi del tutto scoordinati.

Non ci volle molto perché i due sfidanti giungessero all'ultimo barile a testa.

Bevvero.

La birra scivolò per le loro gole al ritmo con cui battevano i loro cuori. Il tempo parve per un attimo dilatarsi.

Poi Meliodas abbassò il barile per primo. Una questione di centesimi di secondo. Ban ancora beveva. Poi anche lui finì. Allontanò dalla bocca l'apertura del barile. In un attimo il suo cervello, con l'ultima parvenza di lucidità, si chiese cosa decretasse il vincitore.

L'ultimo sorso

La risposta gli fu chiara in un attimo. Quando Meliodas lo ebbe raggiunto, prima ancora che avesse potuto abbassare il braccio con il barile. E in quel tempo dilatato e immobile, Ban vide bene le labbra di Meliodas comporsi in quella risposta. Ma non era una parola, quella che aveva pronunciato, era un gesto, che diceva più di ogni atra parola. Le loro labbra vennero in contatto. Collisero, veloci come asteroidi contro la terra, lente come meteore nel tempo eterno dello spazio. E Meliodas bevve dalla bocca di Ban quell'

ultimo sorso.

Le labbra di Meliodas erano bollenti, gonfie, morbide. Ed anche la sua lingua lo era, che assaporò sfacciata quella di Ban. Ne carpì l'ultimo sentore di birra, e poi si ritrasse, insieme a tutto il resto. Aveva vinto. Meliodas aveva dannatamente vinto. E lui, Ban, aveva irreparabilmente perso.

Ma dopo quell'istante dilatato nel tempo e nello spazio, le cose non ripresero subito a scorrere come di consueto per Ban. tutto continuò ad accadere con inusuale lentezza.

Il viso di Meliodas ancora vicino a proprio: le sue labbra increspate in un lieve sorriso, gli occhi lucidi e semichiusi, il respiro caldo e intriso di alcool.

Fitte lancinanti alla testa colsero il peccato della volpe, mentre i loro corpi cadevano all'indietro. Quello di Meliodas sopra quello di Ban, per via dello slancio che il biondo si era dato nel compiere quell'ultimo gesto azzardato.

Poi Ban vide in alto il cielo nero brillare di mille luci sfavillanti. Innumerevoli fuochi d'artificio esplosero all'unisono dipingendo la notte dei colori più belli. E le detonazioni vibrarono nell'aria e risuonarono nelle tempie del peccato d'avarizia. Altre fitte lancinanti lo colsero, la sua vista sfocò per un attimo, e ogni cosa danzò nella periferia del suo campo visivo. Infine, si fece nuovamente tutto buio, perché la testa di Meliodas gli copriva la visuale. Un'ultima fitta lancinante al cranio.

Poi Ban respirò a fondo. E fu come riemergere da un'eterna apnea. Sentì il cuore battere all'impazzata. Poi anche tutti gli altri suoni tornarono assordanti e le luci si fecero accecanti. Si rese conto di essere a terra, circondato da una frenesia questa volta tutt'altro che illusoria. E in quel momento, pur essendo un uomo immortale, seppe come doveva essere morire. Questa volta ci era andato molto vicino.

-Ban.-

La voce del capitano lo riscosse totalmente. Meliodas era ancora sopra di lui.

-Ban. Ho vinto io. Voglio la mia gloria.-

Un mare di alcool e un pizzico di follia (Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora