Chapter 1.

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Pov. Elena
È sera e come sempre sto tornando dal bosco. Si, sembrerà strano, ma amo la solitudine e il bosco mi trasmette pace e serenità. Saranno circa le 21.00 ma mia madre non dirà nulla: non è molto presente, soprattutto quando è fatta. La mia famiglia non è mai stata un sogno: non ho mai conosciuto mio padre sparito, stando a ciò che dice mamma, quando scopri di aver messo incita la sua ragazza. Infilai le cuffiette e imboccai la strada per casa mia. In poco arrivai nel palazzo in cui abitavo; aprii la porta e vidi la donna che avrebbe dovuto prendersi cura di me sdraiata sul divano con della birra sparsa un po' ovunque. Mi cucinai qualcosa e poi andai in camera. Sembrerò fredda, irriconoscente e maleducata ma ignorai del tutto Sammy (mia mamma) che bussava alla mia porta in cerca di un accendino e scongiurandomi di cucinarle qualcosa. Ero cresciuta da sola e questo mi aveva resa del tutto indipendente e solitaria. Il lato negativo, però, è che non so relazionarmi con le persone. L'unica amica che ho è Carly: una ragazza della mia classe che non ha i genitori e porta le stampelle. Lei è l'unica con cui parlo e di cui mi fido. A proposito di scuola, domani avrò una gita ad un museo di arte greca. Me la sono sempre cavata con quella lingua. Credo di averla imparata da piccola perché riesco a parlarla e a capirla perfettamente. Preparai lo zaino e mi firmai l'autorizzazione, poi andai a dormire.
La notte fu come sempre movimentata: non ricordo una notte in cui non abbia avuto incubi su persone che morivano e le cui anime mi perseguitavano. Alle 4.30 ero già alzata e mi stavo facendo del caffè amaro. Mi preparai per la gita con poca cura: non ho mai badato molto a come mi vestivo, infatti il mio armadio è interamente composto da felpe nere enormi e usurate e jeans dello stesso colore. Infilai le scarpe e mi avviai verso l'istituto dove viveva Carly. Ci misi un bel po' per raggiungerla, ma poco importava era comunque presto per fare qualsiasi altra cosa.
Una volta che la ragazza scese ci avviammo verso il punto di ritrovo, dove trovammo tutta la nostra classe. Mi misi in disparte ignorando tutto e tutti. Feci un cenno con la mano quando il professore che ci accompagnava mi chiamò durante l'appello. Salimmo tutti sul pullman e partimmo verso il museo greco. Mi misi la musica nelle orecchie ignorando tutto e tutti. Ad un certo punto mi arrivò una pallina di carta sulla testa la aprii e sul foglio vidi scritta una sola parola: "freak ". Sorrisi compiaciuta: mi piaceva essere definita con quel termine, mi ricordava quanto ero diversa dalla massa di pecore. Tutti credevano di infastidirmi con quelle frecciatine, ma non sapevano che mi scivolavano addosso. Sapevano molto bene che non dovevano fami arrabbiare o ne avrebbero pagato le conseguenze. Ero vendicativa e a volte succedevano cose strane quando mi alteravo, tipo gli occhi che diventavano neri come la pece.
Verso metà mattina arrivammo e iniziammo la visita. Il signor Johnes, l'accompagnatore scolastico, iniziò a spiegare qualcosa sulle statue che stavamo vedendo. Ad un certo punto la mia amica mi diede un colpo richiamando la mia attenzione.
"Ma che cazzo?!" Mi indicò con la testa il prof che ripetè la domanda rivolto a me:
"Signorina, saprebbe dirmi il nome della dea che stiamo osservando." Lessi il nome inciso sulla statua davanti a noi e risposi:
"Atena, dea della saggezza e dei piani di guerra"
"Molto bene. Vedo che inizia a prestare attenzione alle mie lezioni."
" Se lo dice lei, ho solo letto ciò che era scritto sulla statua" sussurrai tra me e me. Mi morsi la lingua quando capii che mi aveva sentita. Mi guardava stranamente compiaciuto, ma lo ignorai. Continuai a non prestare attenzione, fino a che sentii qualcuno tirarmi per il braccio. Venni trascinata in un magazzino e vidi un uomo davanti a me.
"Elena, figlia di Ade, tuo padre ti vuole a palazzo da lui, ha una missione da affidarti. Solo tu potrai soddisfare le richieste del padrone"
"Mio padre? Non so chi sia e non so cosa voglia da me, ma di certo non farò nulla per lui."
"Ragazzina non scherzare con il dio delle anime. Seguimi e tutto andrà per il meglio." Fece per prendermi per un braccio, ma mi divincolai da lui e feci per andarmene. La porta venne sbarrata da una delle impalcature. Mi voltai di scatto aspettandomi di trovare l'uomo di prima, ma al suo posto ci trovai il Minotauro di Teseo. Mi stava caricando per prendermi, ma mi scansai all'ultimo e lui sbattè contro le impalcature che si ruppero, liberando la porta. In quel momento entrarono il signor Johnes e Carly che mi trascinarono fuori dalla stanza. Mi portarono in un angolo sperduto del museo dove l'uomo disse:
"Bene l'hanno scoperta. Carly devi portarla al campo al più presto. Stasera passerò a prendervi all'istituto dove dormi tu. Fino a quel momento dovete andare al sicuro. Ecco prendete questi e tornate a casa di Elena. Prendi le cose che ti servono per vivere e vai con Carly. Ti spiegherà tutto nel tragitto." Detto ciò ci diede in mano dei soldi e chiamò un taxi che arrivò poco dopo.
"Ele, ora promettimi di ascoltare e tacere per favore" Annuii e lei proseguì
"Bene, allora, conosci già tutta la mitologia greca con tutti i suoi dei. Bene, non sono solo miti, ma è tutto vero. Gli dei si divertono ad avere figli con i mortali, i semidei. Tu sei una di loro. Dobbiamo solo capire chi sia il tuo genitore divino, anzi, lui ti dovrà riconoscerti. Ora, Chirone ci porterà al campo mezzosangue, una dimora sicura per tutti i ragazzi e le ragazze come te. Li nessuna creatura ti potrà fare del male, ti allenerai con le armi e dormirai con i tuoi fratelli e con le tue sorelle. Avete lo stesso genitore divino in comune"
"Mio padre è solo uno str-"
"Non ti conviene. Potrebbe incenerirti. Vedi di non inimicarti anche gli dei immortali" Mi interruppe la ragazza. Nel mentre eravamo arrivate a casa mia. Salimmo e presi uno zaino che riempii con felpe e jeans. Ci ficcai dentro anche le mie matite e il mio blocco da disegno da cui non mi separo mai. Lasciai un biglietto a mamma che diceva:
'Vado via per un po', non so quando tornerò. Ps. grazie per avermi sempre detto cazzate su mio padre'
Fatto ciò segui Carly nel suo istituto, dove aspettammo il signor Johnes.
"Ele, ti avviso che il signor Johnes non è chi credi. Lui manda avanti il campo, insieme al signor D. Il suo vero nome è Chirone ed è un centauro"
"Ma smettila con ste stronzate: gli dei, i centauri e mio padre. Sono tutte cazzate."
"E come spiegheresti il Minotauro che ti ha attaccata?" Non risposi. Odiavo l'incertezza è ancora di più le menzogne, mi facevano diventare vulnerabile.
Verso sera arrivò Chirone e ci portò al campo. Credetti a tutto ciò che mi disse Carly quando lei si tolse i pantaloni e rivelò due zampe caprine al posto delle gambe, ma soprattutto quando l'uomo si alzò dalla sua sedia a rotelle e sfoderò degli arti da cavallo. Non feci domande e mi limitai a salire sulla groppa del centauro che parti subito al galoppo.
Arrivammo in un campo deserto a notte fonda. Stavo morendo di sonno, infatti non feci storie quando Carly mi condusse in una specie di capanna molto spaziosa e in legno. Entrandoci vidi dei letti su cui mi buttai e su cui crollai subito.
Gli incubi si susseguivano di continuo, sempre più nitidi e duraturi.
Mi svegliai di soprassalto da uno di essi e notai un gruppo di persone che circondava il mio letto e mi fissava.

L'ultima figlia di AdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora