Capitolo 2

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Alzai lo sguardo e mi ritrovai la faccia sorpresa di Federico.

Io: Oddio! Scusami tanto!

Urlai praticamente mentre cacciai con grande velocità un fazzoletto e iniziai a pulirgli la felpa. Era la prima volta che gli toccavo il petto. Al pensiero mi feci rossa e totalmente imbarazzata.

Federico: Non devi preoccuparti è solo un po' di caffè, non morirò, basterà lavarla.

Io: Si...si, ma devo provare almeno a ripulirla. Vado a bagnare un fazzoletto e torno subito.

Faccio per avviarmi verso il bagno, ma ecco che una mano mi afferra per il polso.

?: Ferma. Lo aiuto io. Sarai sicuramente in ritardo, meglio che vai in classe.

Mi voltai e mi ritrovai il viso di Christian di fronte. Per un attimo guardai la sua mano sul mio polso imbarazzata. Credo l'abbia notato subito visto che tolse la mano come un fulmine.

Io: Beh è vero mi sa che devo correre. Posso lasciarti nelle sue mani Fede?

Federico: Certo! Ti ho già detto che non è successo nulla di grave.

Era la prima volta che chiamavo Federico "Fede", forse sta nascendo una certa confidenza. Che peccato che quel momento sia finto subito, se non c'era Christian avrei potuto pulire io la felpa di Federico. Non aveva importanza mi conveniva sbrigarmi.

Finalmente era arrivata l'ultima ora e scendemmo in palestra, così decisi di sedermi sugli spalti con Annika. Cominciai subito a raccontarle il fatto accaduto quella mattina e lei mi ascoltò molto attenta.

Annika: Io te l'ho già detto cosa penso su Christian. Piuttosto perché non chiedi a Federico se la macchia è andata via?

Io: Si, spero di incontrarlo alla fermata.

Annika: Perché aspettare tanto? E' proprio dietro di te.

Mi girai e vidi Federico entrare in palestra. Si era messo i pantaloncini e aveva cambiato la maglia, per giocare a pallavolo probabilmente, o la maglia c'entrava con il caffè che gli avevo buttato addosso la mattina. Poco importava, Annika aveva ragione, avevo la scusa perfetta per scambiare due parole con lui. Così mi alzai e mi diressi verso Federico.

Io: Come va la macchia?

Federico: Guarda chi si vede, la ragazza che gira di fretta per la scuola con un caffè in mano e sbatte contro il primo malcapitato che trova.

Io: Guarda che non l'ho fatto di certo apposta, se ci tieni tanto la prossima volta sbatto contro qualcun'altro.

Federico: Sarà meglio di no o sarai costretta a pulire la felpa di un altro ragazzo.

Quella frase come avrei dovuto interpretarla? Stavo sognando ad occhi aperti? Volevo chiedergli cosa intendesse, ma giustamente ecco arrivare Christian.

Christian: Fede andiamo a giocare.

Federico: Si ora vengo. Fede eh? Chissà perché mi suona familiare.

Dopo aver detto questa frase si allontanò per andare a giocare nel campo di pallavolo. Cosa avevano sentito le mie orecchie? Si ricordava che lo avevo chiamato così o era una coincidenza e ricordava che qualcuno lo avesse chiamato così? Non riuscendo a mettere la testa a posto corsi da Annika a raccontarle tutto.

Annika: Brava te l'ho detto che dovevi andarci a parlare, menomale che ogni tanto mi ascolti.

Io: Fortuna che ho avuto il coraggio di andarglielo a chiedere.

Sono sempre stata così , nonostante fosse merito di Annika cercai comunque di prendermi qualche merito.

Alla fine della scuola andai verso la fermata con Christian.

Christian: Certo che sei proprio imbranata, perché ti metti a correre con un caffè nei corridoi della scuola?

Io: Guarda che l'ho fatto perché ero in ritardo, non è che tra i miei hobby ho quello di scontrami contro le persone mentre ho un caffè in mano.

Christian: E se l'avessi buttato sulla mia felpa cosa avresti fatto? Me ne compravi una nuova?

Io: Certo che no! Basta che la mettevi in lavatrice e si lavava.

Christian: Avresti dovuto lavarla nella tua lavatrice con il tuo ammorbidente, ha un buon odore.

Io: Che fai mi annusi?

Christian a quel punto si avvicinò all'altezza del mio collo e sentii il suo respiro vicino al mio orecchio. Poi si spostò di fronte a me e guardandomi negli occhi profondamente, all'improvviso...

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