Capitolo 15

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Andrea: Sono contento di averti trovata.

In quel momento il mio petto si sentì più leggero, non riuscirei nemmeno a spiegare tutte le emozioni che provai in quel momento, ma se dovessi riassumerli con una parola sarebbe: felicità.

Andrea: Ho sempre desiderato un gemello.

Io: Anche io.

Andrea: Sei una ragazza però.

Io: Però?

Andrea: Già. Non ho mai immaginato di avere una gemella femmina. Sarà divertente.

Ci guardammo un film su proposta di Andrea. Credo che l'abbia voluto vedere per farmi distrarre un po'. Alla fine decisi di affrontare i nostri genitori. Suonava così strano dire "nostri".

Io: Credo di dover andare a parlare con loro.

Andrea: Sei già pronta?

Io: Si.

Quando scendemmo però nostra madre non c'era, solo nostro padre che cucinava tutto allegro, come al solito.

Papà/Marco: Ciao ragazzi, tutto bene?

Andrea: Si, tutto bene papà.

Rimasi sorpresa da quella parola, non me lo aspettavo, o meglio, lo avrei fatto anche io conoscendomi, non so di cosa mi meravigliassi, dopotutto eravamo gemelli. Nostro padre scoppiò a piangere e corse ad abbracciarci.

Papà/Marco: Ragazzi mi spiace, ma purtroppo dovrete accontentarvi solo di me.

Io: Papà cosa stai dicendo?! Tu sei tutto ciò di cui abbiamo bisogno!

Papà/Marco: Non siete arrabbiati con me?

Andrea: Certo che no, perché mai dovremmo?

Che bella serata che abbiamo passato quel giorno, la casa con noi tre era molto meglio di quando eravamo solo io e papà. Finalmente il vuoto lasciato dalla mamma poteva essere colmato e nel migliore dei modi.

Il giorno seguente mancai di nuovo a scuola, inutile dire che le mie migliori amiche si preoccuparono, ma Annika in modo particolare, mi aveva dato per morta. Continuava a mandarmi talmente tante sfilze di messaggi che pensai che il giorno dopo l'avrei uccisa.

Annika: Giulia cos'è successo? Perché non sei venuta nemmeno oggi? Perché non rispondi ai messaggi?

Addirittura mi aveva scritta Mattia che era arrabbiato con me perché facevo preoccupare troppo Annika. Così mi giustificai dicendo che stavano succedendo delle cose e che gliene avrei parlato quando sarei tornata a scuola. Inutile dire che mi fecero un sacco di domande, ma non risposi. Anche Federico era curioso, ma tacqui anche con lui, proprio come avevo fatto sulla questione con Christian.

Christian mi scrisse, ma non lo risposi, lo ammetto, faceva male dentro. Sentivo come un vuoto e volevo scoppiare a piangere di nuovo. Per fortuna c'era Andrea con me adesso che mi distraeva.

Andrea: A cosa pensi?

Io: A nulla.

Andrea: Bene allora sbrigati a darmi una mano, oppure desideri della pittura sui capelli?

Io: Fallo, però dopo accettane le conseguenze.

Andrea: Si, ma dovrai accettarle anche tu.

Io: Già, ma non sono io che domani avrò il primo giorno di scuola.

Andrea: Smettila di mettermi ansia e vienimi a dare una mano.

Stavamo dipingendo la nuova camera di Andrea, poi avremmo aspettato l'arrivo di alcuni mobili per completare l'opera. Saremmo diventati compagni di classe e  mi chiedevo come se la sarebbero presa i miei amici di questa novità. Probabilmente io ed Andrea saremmo diventati i più popolari della scuola.

Io: Mi stavo chiedendo una cosa.

Andrea: Che cosa?

Io: Dov'è che sei stato la scorsa notte?

Andrea: Ho dormito qui.

Io: Sei tornato con papà?

Andrea: In realtà ero già a casa quando tu sei tornata.

Sbiancai all'improvviso. Quindi Andrea mi aveva sentita piangere ed urlare e non era venuto a dirmi nulla?

Andrea: Forse era meglio che non lo venivi a sapere, ma ora sono curioso di sapere perché piangevi e urlavi talmente tanto da essere svenuta.

Io: Cos'è adesso vuoi fare la parte del fratello maggiore?

Non so perché ho usato quel tono sarcastico, ma non volevo raccontargli tutto o avrei pianto di nuovo. Mi sentivo un'egoista e non ho pensato che avrei potuto ferire i suoi sentimenti.

Andrea: No. Vorrei solo esserti amico, ti puoi fidare di me e se vuoi confidarti ascolterò tutto ciò che hai da dire.


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