𝟣. 𝘗𝘦𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘥𝘪 𝘧𝘪𝘰𝘳𝘪 𝘴𝘶 𝘭𝘢𝘣𝘣𝘳𝘢 𝘴𝘤𝘳𝘦𝘱𝘰𝘭𝘢𝘵𝘦

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Jeongguk stava correndo come non aveva mai fatto in vita sua e come mai sarebbe successo. Era palese che l'avrebbero scoperto, eppure lui continuava a correre, sperando di riuscire a fare qualsiasi cosa perché avesse potere di aiutarlo. Non aveva idea di quello che stava succedendo, ma se non era arrivato in orario al loro appuntamento, c'era qualcosa che non andava. Perché poteva dire mille e mille cose su di lui, ma non che fosse ritardatario o una persona che dimentica gli impegni. In tutti i 18 anni che avevano condiviso non era mai successo e qualcosa stava andando storto. Riusciva a sentirlo. Corse velocemente su quella strada, la stessa strada dove lui e Taehyung si erano baciati la prima volta, seduti sul bordo del laghetto. Sotto le stelle, tornavano stanchi alle loro abitazioni lontane dal centro del paese durante la festa del santo patrono. Il più grande, Taehyung, era stato in silenzio tutto il tempo del ritorno, fissando il riflesso cristallino delle luci nel cielo.

"Fermati un attimo" sussurrò uscendo dalla strada con alcuni passi prima della riva. Era il punto della strada che si allagava continuamente in inverno, essendo praticamente attaccati. Ma per fortuna era solo agosto e le acque si erano ritirate. Si levò le scarpe marroni e tirò i pantaloni leggermente più chiari in alto, immergendosi fino alle ginocchia anche se si bagnarono comunque alle punte. All'inizio lui sbuffò, volendo coricarsi il prima possibile.
"Tae, domani dobbiamo alzarci presto. Hai promesso a tua madre di lavare i cavalli e dobbiamo ancora finire i compiti estivi"
"Solo cinque minuti, dai, l'acqua è pulitissima. Non era così pulita dall'anno scorso"
"Fa sempre così, perché sei sorpreso?"
Poi però lo sguardo meravigliato, infantile, adorabile dell'altro, lo convinse a seguirlo. Anche qui rimasero zitti, Taehyung giocava con i piedi a spostare le pietruzze sul fondo, prendendosi un colpo ogni qualvolta per errore toccasse un'alga o qualcosa di mobile e apparentemente viscida.

Il minore sedicenne camminò facendo un fruscio con l'acqua e andandolo a schizzare leggermente. Si appoggiava prima su un piede e poi sull'altro, oscillando. L'altro riccio rise dolcemente e gli diede una spinta che a suo parere era delicata ma lo fece cascare in acqua.

E quindi entrambi si erano ritrovati a star seduti lì abbandonando entrambi i loro piani iniziali ad aspettare che i vestiti si asciugassero per non prendersi una sgridata ognuno dai propri genitori. E fu mentre tremanti a sfiorarsi le ginocchia fra loro per il freddo.

"Che palle, e io che volevo andare a dormire presto oggi"

"Dai Gguk, è una bella serata e ci sono un sacco di stelle oggi "

Rise nel guardarlo con la testa alta e gli occhi che gli si riempivano di lucine. Lo guardò un po' prima di sussurrare un "Ti voglio bene Tae", dal cuore. Se ne vergognava, ad esprimerlo ad alta voce. Non era uno molto espansivo, né a parole né a gesti.

L'altro ne rimase colpito, ruotò la testa e sorrise a sua volta

"Anche io!" urlò mettendogli le braccia al collo per abbracciarlo. Al suo contrario, Taehyung lo abbracciava continuamente. A casa sua era cresciuto coccolato e, francamente, anche un po' viziato. Aveva sviluppato quindi parecchia espansività emotiva, ma solo con le persone fidate. E Jeongguk coi suoi modesti 16 anni lo conosceva da quando era ancora in fasce, nato fra le braccia di sua madre, ostetrica, o allevatrice come la chiamavano in paese. Hanno mosso i primi passi praticamente insieme e probabilmente Taehyung lo aveva sentito dire la sua prima parola.

"Ahi, Tae mi fai male"

"Scusa" continuò a ridere allontanandosi per prendergli il volto fra le mani e strofinare i pollici sulle sue guance. Poi smise, gli studiò la faccia e lo baciò. Era stato un bacio a stampo, leggerissimo che aveva lasciato la sensazione di star sfiorando le labbra con dei petali di fiori per sentirne meglio l'odore.

"Non si può" furono le uniche parole che abbandonarono la gola di Jeongguk

"Mi spiace, lo so" disse ma in contrasto a quello che disse gli prese un labbro fra le sue, tirandole. Il minore era fermo, infreddolito, con le ginocchia accanto al petto a strofinarsi tra loro. Taehyung invece era di lato, appoggiando il suo peso sulla coscia destra. Aveva fatto incredibilmente male quell'affermazione. Era innamorato da anni, e ora quello. Era prevedibile. Quale uomo, così infinitamente dolce e bello si sarebbe fidanzato con un altro uomo. Altro uomo come lui, magro alle ossa, infantile. Ma non si diede per vinto. Testardo provò a farlo di nuovo, facendosi respingere.

"Tae non possiamo farlo, smettila" ma stava fermo mentre si avvicinava, strisciando il sedere sulle pietruzze e abbassando le gambe a imitare la posizione dell'altro

"Sei tu che stai continuando, smettila tu" e mentre questo parlava il corvino gli passava la lingua sulle labbra. Era così naturale, come se si fossero sempre preparati a quello quando non avevano nemmeno idea che sarebbe mai potuto succedere. Continuarono a baciarsi impacciatamente finendo con lo sbavarsi addosso ma in compenso erano troppo impegnati a stringersi i capelli a vicenda e a tenersi stretti.

Jeongguk si fermò ripensando a ciò. Sorrise con le lacrime agli occhi continuando a percorrerla correndo. Ed era quello che accadde dopo. Lui si era messo a piangere dicendo che era tutto sbagliato e che quello era il diavolo che lo stava tentando. Taehyung stette zitto ad ascoltarlo ed erano tornati seduti a guardare di fronte a loro la parete bagnata della montagna.
Quella sera tornarono a casa in silenzio, con la promessa di non farlo mai più e di non raccontare a nessuno questa storia. Ma se l'avessero rispettata, di certo, non sarei qui a raccontarvela 

N/A

Tre anni di stesura spero siano bastati a dare l'onore che merita questa storia

𝙋𝙧𝙚𝙜𝙖 𝙘𝙤𝙣 𝙢𝙚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora