capitolo sedici: Riconciliazione

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<< State scherzando!>>  per poco Francia gridò.
<< Quindi? cosa facciamo? abbiamo un sacco di problemi! Quei due, poi il padre di Germania, e dobbiamo anche trovare impero! >> 
San Marino si sedette, con la testa tra le mani. Non ce la faceva più a stare in piedi. Veticano squadrò Urss, successivamente sussurrò a Turchia: << Siamo sicuri che ci possiamo fidare di lui? >>
Lei sorrise annuendo. << Conosce meglio di chiunque altro tre dei quattro che stiamo cercando, è perfetto. >> il piccolo stato fece un cenno di assenso. << Ok, dividiamoci: Francia, Turchia, andate a prendere il padre di Giappone. Vaticano, San Marino, restate qui con mio padre. Io e URSS andiamo a prendere Reich. >> nessuno protestò a causa del tono freddo, determinato e deciso di Italia.

Impero giapponese non riusciva a dormire. Nonostante fosse felice di essersi riunito alla figlia, di aver conosciuto il suoi coinquilini, uno dei due era anche il suo fidanzato tral'altro. E forse il suo futuro sposo. pensò lui sorridendo.
Stava per chiudere gli occhi, ma tornò all'allerta sentendo dei colpi così frenetici alla porta che la casa parve vibrare.
Ma è arrivato l'esercito a demolirci casa?  Si alzò e andò ad aprire. Trovò già in piedi la figlia con i due fratelli, davanti alla porta spalancata.
<< ECCOLO. >> gridò Turchia, poi lei e Francia sorpassarono i tre ragazzi di getto.
Si lanciarono contro Impero giapponese, senza dargli il tempo di aprir bocca. Gli saltarono addosso facendolo cadere e tenendolo, lo immbolizzarono con le braccia dietro la schiena.
<< Grazie! Adesso lo portiamo via che ci serve. >> Disse Francia in tono tranquillo.
<< Almeno possiamo venire con voi, perché se centra quel posto di nome loop ci interessa! >>  Giappone prese per mano Sud e Nord, che annuirono eccitati. Turchia, perplessa, chiese: << Ah, ve la per caso detto lui? >> indicò il poveretto a cui stringeva il braccio.
La neko annuì soddisfatta.
La turca allora concluse con un sorriso.
<< Va bene. >>.

<< Sei sicuro che sarà qui? >> Italia notò che URSS non lo stava ascoltando. L'aveva portato nel bosco vicino a casa di Vaticano senza dargli spiegazioni.
<< Pensi che senza nessun mezzo di trasporto si sarebbe allontanato? >> il sovietico indicò il garage, facendo notare al ragazzo che le luci erano accese.

Ma dove sono le chiavi? pensò Reich passando una mano sul cofano.
Dovrebbero... si sentì la porta d'ingresso della casa spalancarsi e poi dei passi veloci, e lui ebbe solo il tempo di voltarsi per vedere URSS con un sorriso un po' crudele sul volto e qualche metro da lui, e Italia sulla soglia della porta.
<< Ora le prendi. >>
Italia instintivamente chiuse la porta in tempo per udire qualche grido di Reich. Quando la riaprì, URSS si era caricato il tedesco su una spalla.
<< wow, ci hai messo un attimo...>> l'italiano si congratulò, e il russo di tutta risposta gli disse che potevano andare.

<< Cioè  tocca sempre a noi! ci mettono sempre in disparte! >> Vaticano si era messo a pregare che Marino la smettesse di fare l'oca.
<< Italia si fida di noi, e per la cronaca a Fasci ci sto badando solo io! >> si alzò dalla sedia abbastanza scocciato, prese Marino per un braccio fermando le sue lamentele. poi tutto è esploso, non si sa che di due per motivi futili si sia messo a urlare per primo rifacciando sciocchezze all'altro. << ...Italia...>> sussurrò una voce alle loro spalle. Si voltarono lentamente e videro che Italia fascista si era svegliato ( non a causa delle loro urla.) Lanciò le coperte e scattò come una molla. L'ultima cosa che aveva sentito prima di perdere conoscenza era stato....cos'era  stato? Non riusciva a ricordarlo. Una voce? Forse?
<< Dove sono gli al altri? >> chiese in panico, quasi urlando.
Vaticano gli prese al mano, ma lui con un gesto brusco la liberò. << Non posso andarmene in giro così...dov'è la mia divisa? >> chiese ai due nella stanza.
Marino gli indicò una sedia, non era la sua solita bege, o marroncina per alcuni, questa era bianca con guanti neri come la maglia che bisognava mettere sotto, e una cravatta ugualmente nera. << L'ha messa lì Italia. >> non era una domanda. In pochi secondi si era già rivestito, e tolto da solo tutti gli aflebo. Ne Vaticano, neppure Marino, avevano provato a dire qualcosa.
<< Fasci, dovresti restare a letto, hai perso molto sangue...e...sei così pallido...forse non è una buona idea andarcene. >> Italia fascista si volto verso Marino, e scrollò il capo.
<< No. io vado a cercare gli altri, sento di doverlo fare, e voi verrete con me, non vi lascio qui. >> aveva lo stesso tono del figlio di poche ore prima, assieme a un tocco di rinnovato coraggio.
Sava per uscire ma la porta si aprì prima che potesse sfiorare la maniglia: entrarono URSS e Italia.
Quando lo vide, non esitò e si gettò tra del braccia del padre. << Ti sei svegliato! >> esclamò il figlio.
Il fascista tenendolo stretto a se annui.
URSS sorrise, poi tornò serio.
<< Bello che vi siete riconciliati, ma abbiamo un problema più grosso a cui pensare. >> Italia si staccò, era cupo, <<" papà.... Germania e Afghanistan sono finiti nel loop...ci devi aiutare. ">> Italia fascista rimase sciocato.

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