capitolo diciassette: Divisi

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<< Andiamo papà. >>  disse Italia.
Fecero per uscire, ma come da copione Svizzera comparve sulla porta e li bloccò all'istante.
<< Hei, fermi!, Non può andarsene ridotto co....dove sono gli aflebi? >>
<< Me li sono tolti. >> Italia fascista sorrise. e il medico rimase sbigottito.
<< Andiamo, dai. Svizzera grazie per i tuoi servizi ma noi dobbiamo davvero andare. >> detto ciò URSS prese Svizzera per le spalle. Lo scansò e passarono. 
Vaticano e Marino rivolsero uno sguardo di scuse al medico, poi si affrettarono a seguire il resto della corricola.


Germania si svegliò in preda ai conati di vomito. Tossì cercando di riprendersi. 
Si accorse di essere in mezzo a una strada, grigia, circondata da una foresta innevata. A qualche metro da lui, c'era, sveglia, Afghanistan.
<< Dove siamo? >> chiese, ma non ebbe risposta. La ragazza guardava un frammento. << Era danneggiato da quando si era creato...era destinato e frantumarsi...ma perché...? >> sia strinse il pezzo di vetro al petto. << Non possiamo fare niente. È irreparabile ormai. Guarda come il vetro ha i bordi scheggiati...>> inizialmente Germania non capi, ma fece due più due e comprese: Lo specchio.
<< Non ti abbattere. >> disse alzandosi, un po' barcollante.
Afghanistan annuì, poi rimise il frammento a lato della strada, dove lo aveva trovato.
<< Hai ragione... cerchiamo di uscire da qui, subito. >> fece un profondo respiro.
Si voltò sorridendo, il suo classico sorriso gioioso, anche quando aveva gli occhi tristi.  I due si misero in cammino, non c'erano  edifici, niente, solo alberi, neve, freddo e solitudine...o forse no.
<< Cos'è quello? >> Germania indicò una sottospecie di struttura nera, un bozzolo, con un piccolo tronco che lo sosteneva.
<< Non lo so. >> Afghanistan era perplessa, spaventata e incuriosita allo stesso tempo.
Andò verso la creatura, ignorando i richiami del compagno. quando fú a un metro dal essere lo tocco con una mano...e poi orrore: i suoi petali si spalancarono, sembravano lunghe lingue, attacati al loro interno cerano degli spuntoni.
L'abominio cercò di catturarla, lei gridò  e giró i tacchi correndo via. Finì tra le braccia di Germania, che era sbiancato come la neve.
La ragazza si riprese più velocemente che poteva.
<< Quell coso....c'è ne saranno altri! Si saranno creati a causa...effetto collaterale....>> a causa del terrore non riusciva a parlare correttamente, le parole le uscivano a cascata. 
<< Cerchiamo un posto per ripararci, va bene? >> Germania la prese per mano, e iniziarono a correre, lontano, da quel essere.



La macchia parcheggiò.
Scesero veloci e si avviarono verso la casa di Vaticano.
<< Ah, ti avverto: abbiamo legato a una sedia Reich. >> URSS stranamente nel dillo sorrise.
E Italia fascista annuì, soddisfatto.
Arrivarono in cantina, dov'era già presente il resto della squadra: Francia, Turchia, Giappone, Impero giapponese, Sud e Nord corea.
<< Allora, stanotte, andremmo in un posto...>> Italia si interruppe non sapendo che parole usare, e URSS concluse per lui: << Carino e potenzialmente letale. > Era ironico.
L'italiano risprese, << Se ho fatto bene i calcoli, il prossimo squarcio apparirà nel bosco, è l'area più vicina a dove abbiamo tirato fuori mio padre. Si, so già cosa state pensando, a Reich ci pensera URSS. >>
Reich, imbavagliato e legato, a quelle parole trasalì.
Il sovietico lo prese da dietro la sedia e lo trascinò su per al scale.
<< Ammazzolo! >> gli gridò Italia.
<< Contaci. >> rispose l'atro prima di uscire. << Adiamo senza di lui? >> domandò Francia, Marino scrollò il capo.
<< Aspettiamo che tornì, intanto escogitiamo un piano. >>

<< Ok, qui dovremmo essere al sicuro. >> Germania si sistemò sul sasso vicino all'entrata della caverna, unico riparo trovato. Alzò lo sguardo e si bloccò. Afghanistan aveva gli occhi pieni di lacrime. lui si alzò e si acovacciò davanti a lei.
<< Non devi sentirti in colpa. >>
Ma lei scrollò furiosamente il capo.
<< È solo colpa mia! La mia famiglia ha tenuto nascosto questo segreto per anni, e io l'ho tirato fuori senza pensarci,  e ora guarda dove siamo! >> fece svolazzare la mano per indicare il loro rifugio.
<< Beh, meglio qui dentro che dentro quella sottospecie di fiore. >> Germania cercò di fare una battuta ironica, al quanto scadente in realtà, e infatti non migliorò il morale della ragazza. Allora gli prese la mano.
<< L'unico da incolpare qui sono io, non so per quale motivo ho visto quel squarcio e ho sentito il bisogno di entrarci...volevo sistemare le cose da solo...è colpa mia. >> la guardò negli occhi, e lei per qualche motivo si calmò, e sul suo volto apparve di nuovo quel sorriso.


URSS annuì, gli bastò che gli venisse spiegato una volta il piano per capirlo, semplicissimo: trovavano uno squarcio, ci entravano, trovavano Germania e Afghanistan e con un altro portale uscivano.
<< Perfetto, ora andiamo a riprendere i nostri amici. >> Italia fece cenno alla squadra di seguirlo.
<< Posso farti una domanda? >> chiese Francia al sovietico, mentre si avviavano su per le scale.
<< Dove hai portato Reich? >>
Lui sorrise. << Non preoccuparti. >> e per un attimo, un breve secondo, ebbe di nuovo la sensazione del nazista che improvvisamente si sgretolava tra le sue mani. Avrebbe dovuto dirlo agli altri, ma poteva essere stata una causa naturale. Era già ferito prima, no? E lui e Impero giapponese non avevano crepe, nemmeno Fascista. Ciononostante, quel pensiero gli diede un brivido.
<< Tutto bene? >> chiese preoccupata la francese.
Lui annuì ancora, mentendo.

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