capitolo undici: di nuovo nella realtà

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Vaticano e San Marino parcheggiarono l'auto fuori dalla casa di Afghanistan.
Italia non gli aveva mai parlato con tono così preoccupato.
Entrati, videro la ragazza aspettarli davanti alla porta della cantina. << C'è l'avete fatta ad arrivare!>>
San Marino sospirò.
<< Qual'è questa emergenza?>> chiese Vaticano. Afghanistan gli fece cenno di seguirla, scesero le scale e arrivati in fondo non credettero ai loro occhi.

Italia fascista camminava nel nulla assoluto, e più camminava più gli sembrava che qualcosa sparisse lentamente dalla sua amente.
In quel posto così buio non si sentiva il minimo suono, e lui iniziò pian piano a correre chiamando aiuto e cercando una uscita, a un certo punto udì quello che sembrava un lamento.
Si voltò, e vide in lontananza le sagome dei suoi stessi soldati, tutti coloro che erano deceduti durante la seconda Guerra mondiale.
Lo guardavano con sguardi pieni d'odio, iniziarono a chiamarlo in tutti i modi: Traditore, codardo, vigliacco....e insulti simili.
Iniziò a indietreggiare, terrorizzato, non accorgendosi che dietro di lui si era generata una voragine. Cadde e precipitò urlando. Solo allora sentì come se qualcuno gli spacasse la testa in due, l'emicrania duro un paio di secondi agonizzanti...

Si svegliò. Era in un letto, il suo cuore manco un battito quando vide che davanti a lui c'era suo figlio, c'era Italia.
<< PAPÀ! >> esclamò abbracciandolo, Italia fascista si guardò attorno: vide Vaticano e San Marino con gli occhi pieni di lacrime gioiose, c'era anche un'altra ragazza che lui non conosceva che lo guardava sorridente.

Una volta arrivato Germania, Turchia confessò tutto quello che aveva fatto. Francia sapendo la storia della foto rimase allibita, il tedesco no, lui si era fatto il suo momento di stupore e di rabbia in ospedale quando gliel'aveva detto Italia.
<< Andiamo da Ita, subito. >> disse Germania con tono freddo.
Francia lanciò uno sguardo di rimprovero a Turchia, che si era stretta nelle spalle.

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