"E così una mattina mi alzai dal letto e capii che tutto era maledettamente sbagliato, che le cose non andavano bene, e che nessuno sarebbe venuto a salvarmi, c'ero solo io, e io non mi bastavo."
Apro gli occhi e una forte luce mi acceca. Sbadiglio e allungo le braccia.
Prendo il cellulare ancora in carica sul comodino. Le 7.30. Ho bisogno di altri due minuti. Ieri sera sono andata a letto alle undici e stanotte non ho dormito molto.Sono agitata per il primo giorno nella nuova scuola. Spero che sia tutto diverso qui a Manchester.
Mi piaceva tanto vivere a Londra e amavo l'appartamento in centro in cui vivevo con i miei genitori. Poi circa sei mesi fa i miei hanno divorziato. L'ultimo anno è stato terribile: mio padre continuava a litigare con mia madre. Odiavo quella situazione e anche mia madre stava veramente male. Poi mio padre si è trasferito con un'altra donna nella periferia di Londra. Mia madre ha trovato lavoro a Manchester e quindi ci siamo trasferiti qui. Non vedo mio padre da quando se ne è andato; e non lo voglio vedere. Ha chiamato solo circa una settimana fa per sapere se ci eravamo già trasferiti nella nuova casa e per sapere l'indirizzo. O meglio: ha obbligato mia madre a dirgli l'indirizzo. ''Tanto non verrà mai a trovarci'' mi disse mia madre quando chiuse la telefonata. Spero che non venga mai qui. Io e mia madre vogliamo solo iniziare una nuova vita. Vuole cominciare da capo e dimenticare tutto. Anche io. Mi mancano già i miei compagni di scuola e le mie amiche. Beh, non tutte.
Un ricordo passa nella mia mente. Io che vado a casa di Mark. La porta di casa sua stranamente aperta. Nel corridoio e sulle scale vestiti sparsi. Io che salgo le scale preoccupata. Apro la porta della sua camera e lo trovo sul letto con Diana nuda sdraiata su di lui che lo bacia. Ricordo ancora le lacrime sul mio viso, la sua voce che grida il mio nome. Il mio ragazzo a letto con la mia migliore amica? Ancora mi chiedo come abbia potuto farmi questo.
Perchè non esiste un tasto per smettere di pensare? Perchè non esiste un tasto per cancellare i brutti ricordi? Perchè non è facile come cancellare un sms dal cellulare? Oh, il cellulare! Controllo se ho nuovi messaggi e noto l'ora.
Le 8.
Ora mi devo alzare per forza. Scendo dal letto. Il mio corpo appare davanti allo specchio della mia camera. Non mi piace per niente. Sono magra. Forse non ho neanche la seconda taglia di seno. I miei capelli scendono sul mio viso pallido e senza espressione. I miei occhi sono ancora assonati, le mie labbra sottili e screpolate. Decido finalmente di vestirmi. Indosso un paio di jeans, una cannottiera bianca e una camicia. Il fondotinta copre le imperfezioni del mio viso. Mi trucco con matita e mascara. Forse comincio ad essere accettabile.
Scendo di sotto. ''Buongiorno'' esclamo entrando in cucina. Mi sforzo di nascondere l'ansia e sembrare felice. Mia madre mi sorride e mi bacia sulla fronte.
Sorseggio la mia spremuta d'arancia e guardo la briosche sul tavolo. Ho fame ma non voglio mangiarla. Se la mangi ingrassi, dico a me stessa. Ma si, per una briosche.
''Emily, la briosche è per te. Io l'ho già mangiata'' la voce dolce di mia madre mi convince. Ripenso a quando mangio troppo, poi vado in bagno e vomito. Non è una cosa che voglio fare, la faccio e basta. E' iniziato tutto quando il mio ex ragazzo mi ha tradito. Probabilmente il periodo peggiore della mia vita, e poi sempre nello stesso periodo i miei avevano divorziato. Continuavo a piangere e a chiedermi perchè il mio ragazzo avesse fatto una cosa del genere. Mi sentivo uno schifo, non mi sentivo bella come quando stavo con lui. In poco tempo sono diventata bulimica. Mia madre si è accorta, mi ha portato dal dottore e poi dallo psicologo. Ora sto perdendo questa brutta abitudine.
Do' un morso alla briosche, poi velocemente la mangio tutta. Cerco di non pensarci: lo faccio tutte le volte. E' l'unico modo e funziona. Anche mia madre lo sa e non mi dice più nulla.
Prendo la borsa, saluto mamma ed esco di casa.L'autobus mi lascia proprio davanti a scuola. ''Wow'' esclamo.
E' enorme, formata da tre edifici: uno dove si trova l'entrata, gli altri due con le aule e i laboratori. Non assomiglia per niente alla mia vecchia scuola.
Quando suona la campanella, entro e mi guardo intorno. Vado verso la segreteria per chiedere in che classe sono.
''Nome?''
''Emily Brown''
''Vediamo, la classe 4F'' dice porgendomi una mappa delle classi e gli orari delle lezioni. ''Per la prima lezione al secondo piano''
Comincio ad aggirarmi tra i corridoi in cerca della mia aula. Ci sono studenti che chiacchierano ai lati vicino agli armadietti, altri che prendono i libri, altri che salutano affettuosamente i compagni che non hanno visto per tutta l'estate. Provo a immaginare come si sono divertiti quei ragazzi durante le vacanze a differenza mia che ho aiutato mia madre con il trasloco.Con tutta questa gente non riesco proprio ad orientarmi. Ad un certo punto, qualcuno, o qualcosa a terra, mi fa lo sgambetto e cado per terra. Sono troppo confusa per capire cosa sta succedendo. Tutti scoppiano a ridere. Vorrei diventare invisibile. Comincio a raccogliere i libri per terra; un ragazzo si piega a terra per aiutarmi.
''Tieni'' sussurra ''Tutto a posto? Ti sei fatta male?''
''No no, grazie mille'' rispondo. Alzo lo sguardo e mi trovo il suo viso a pochi centimetri.
Mi sembra di vedere un angelo: occhi azzurri, capelli biondi e carnagione chiara.
''Non ti ho mai vista in giro, sei nuova?''
''Si, stavo cercando la mia classe''
''Ah questo spiega tutto, se vuoi ti aiuto a cercarla''
''Grazie'' non riesco a parlare. Sono come bloccata. ''La 4F'' finalmente riesco a rispondergli.
''Oh, anche io sono in 4F. Ti accompagno vieni'' dice prendendomi la mano per aiutarmi. Divento tutta rossa.
''Comunque io sono Niall, Niall Horan''
''Piacere, io sono Emily Brown''
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(IN REVISIONE) people change, memories don't || Niall Horan
Fanfic"Emily si è appena trasferita con la madre a Manchester. È una ragazza normale ma la vita l'ha cambiata. La separazione dei suoi genitori, i problemi di peso e i ricordi del passato a Londra l'hanno resa insicura e sensibile. Il primo giorno di scuo...