Wandervogel - Prologo

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"Caro Wandervogel, per favore, ascolta la mia storia.
Potrebbe non riguardarti, ma dev'essere stato il destino a farti atterrare sulla mia spalla.
Se ti annoierai e sceglierai di volare via, non mi dispiacerà. Ma se puoi, per favore, ascolta fino alla fine.
E poi riderai di quanto mi sia aggrappato a questa stupida storia?"


Angeli, demoni, alieni, folletti, fate, sirene, alieni.

Sono innumerevoli le creature nate da storie fantastiche, libri famosi, film diventati ormai cult di un periodo che sembra non aver mai visto la conclusione.
Film e libri che hanno dato via alle più strane e illusorie credenze dell'essere umano.
Senza le quali, forse, ora saremmo in grado di dire se i fantasmi esistano davvero o meno, se la gente può trasformarsi in sirena o questa si limita ad essere una malattia; se gli alieni hanno mai provato a comunicare con noi o siamo realmente soli in un universo tanto sconfinato ed infinito. Chissà poi se ci sono realmente delle creature nel sottosuolo o nei fondali oceanici inesplorati.

Mario Molinari non lo sa.

Sa solo che non è mai stato fan della lettura, della scrittura, della cinematografia.

Così come non è mai stato un portento a scuola dalla quale si porta dietro solo anni bui a causa della sua persona non apprezzata dai coetanei.

Non sa più cosa sia reale o meno, semplicemente perché non gli interessa.

Tagliati i ponti con i parenti, vive solo in una piccola città che di bello non ha nulla.

Il suo è un appartamento mal tenuto, da una persona a cui poco importa, passando più tempo fuori che dentro.

Discorso che vale anche per la sua persona.

Mario cerca di non guardarsi mai dentro, sa che non ne uscirebbe più. Non ne uscirebbe sicuramente vivo.

Così preferisce prestate attenzione agli altri. Semplicemente questo, nient'altro. E si limita ad osservare persone che non riconosce, realtà che non gli appartengono, vita che non vuole vivere.

La vista di Mario si ferma lì.

A semplici e sconosciute silhouette, osservate dal tavolo di un vecchio bar con una birra davanti.

Anonime silhouette.

Persona inutili, veloci e anonime.

Mario non ha mai creduto di vivere con qualcuno.

Mario non ha mai creduto di aver bisogno di qualcuno.

Fino a quando, un'ennesima notte passata per metà fuori a guardare le stelle, non rincasa e un allegro:"Bentornato a casa!" Gli fa spalancare gli occhi.

Una ragazza si trova di fronte a lui, non è molto alta, ma ha un sorriso tanto dolce e accogliente che Mario, è sicuro, è riuscito a scorgere unicamente sui visi dei bambini.

Mario stringe il collo della bottiglia di birra che ha tra le mani e il primo istinto è lanciargliela contro per allontanarla da quella casa, convinto si tratti di un ladro.

Ma la bottiglia non mira il bersaglio.

Lo attraversa, rompendosi in mille pezzi alle spalle della ragazza che non smette di sorridergli:

"Non sprecare così quella birra, era di ottima qualità!"

Quasi lo sgrida, rimproverandolo:

"Chi diavolo sei?"

Domanda lui, infastidito e abbassandosi il cappuccio:

"Sono qua per evitare che tu finisca per sprecare anche la tua, di vita."

E tutti i pianeti, di colpo, sembrano essersi allineati.


Fu l'unica che mi portò l'inverno durante l'autunno.
L'unica che rimase sempre così fredda.




Veloci e utili premesse per leggere questa storia:

- La storia che andrete a leggere è liberamente ispirata ad una Dōjinshi ossia - generalmente e in questo caso - un manga breve ed auto conclusivo. La storia in questione ha il medesimo titolo (Wandervogel) ed ha come personaggi Trafalgar Law e Eustass Kidd (Del manga One Piece).
L'autrice la trovate su Pixiv e si chiama Las.
Ringrazio indirettamente anche il sito di Amai Tsumi, che traduce dal giapponese all'inglese varie Dōjinshi. 
Come foto di questo capitolo trovate la copertina tradotta.

Detto questo, fine.

Buona lettura!


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