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Chiedo scusa per il capitolo un po' più breve degli altri, finiti gli esami (quindi tra due settimane), prometto che cercherò di scriverli più lunghi.

Spero comunque la storia vi stia piacendo!

Buona lettura



Wandervogel - Capitolo 3


Ennesimi colpi raggiungono in ordine la mia bocca, i miei occhi e il petto, facendomi sputare non poco sangue che va ad aggiungersi a quello che già si trova per terra, ai miei piedi.

La mia vista è offuscata e sto perdendo, piano piano, il controllo del mio corpo, i sensi mi stanno abbandonando lentamente, uno dopo l'altro. Le mie braccia sono tese, tirate ai lati da due persone che conosco, ma preferisco non identificare, lasciando che siano le loro risate a farlo per me.

Un altro pugno mi colpisce in pieno petto e sento le due prese alleviarsi, fino a quando il mio corpo non cade sulle ginocchia e poi a terra con un suono sordo, che rimbomba come non ci fosse nessuno attorno a me.

I miei occhi offuscati e deboli, notano a malapena tre paia di scarpe allontanarsi dal mio corpo moribondo e distrutto, non solo psicologicamente, ma fisicamente.
Una costola si sarà sicuramente incrinata e non oso immaginare alla situazione del mio petto, ma infondo mi è andata anche bene.

Potevano fare peggio.

Molto peggio.

Mi guardo attorno, cercando di alzarmi con la sola forza delle braccia, riuscendo a mettermi in ginocchio dopo diversi minuti.

Il solo tentativo di appoggiarmi con la schiena al muro, mi fa urlare di dolore.

No, non è solo una costola.

È qualche costola.

Qualche inteso come grande numero.

Non mi sente più la schiena e ho paura di rimettermi in piedi, ma so che deve, non posso cedere proprio in quel momento.
Così, con enorme fatica e un po' di sangue sputato a fare compagnia a quello che già colora il pavimento, mi rimetto in piedi.

Le gambe mi tremano e temo non possano sorreggere il corpo, ma miracolosamente, in un tempo che sembra infinito, riesco a ritrovare e a giungere alla porta di casa, appoggiandomi a questa con fatica e facendo un lungo respiro.

Anche stavolta sono ancora vivo.

Purtroppo.

Non ricordandomi quasi neanche più della sua presenza, quasi sobbalzo a trovarmi Amelia di fronte, con un sorriso stampato in viso e gli occhi pieni di vita, chiusa in un ennesimo, sciocco vestito.

La fisso, lei mi fissa.

Amelia non mi ha mai
fatto reali domande

"Bentornato a casa."

Ad esempio: "Perché torni
sempre con queste ferite?"

"Gentile..."

Sussurro ironicamente, portandomi una mano tra i capelli e superandola, andando in cucina a prepararmi qualcosa da bere per farmi passare almeno un minimo il dolore.
Apro il frigo, sperando di tirarci fuori qualche dubbia bevanda o qualcosa di alcolico, almeno per non sentire momentaneamente quel dolore fulminante alla schiena:

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