Capitolo Due - Fuori dall'hype

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' E se dopo questa notte mi trovi morto in un prato... sarò io che l'ho deciso, sarò io che l'ho cercato.
Stretti i pugni e duro il muso'

Vorrei gridargli di lasciarlo in pace ma non riesco, sento di non avere la forza per emettere suoni, mi catapulto mettendomi quasi a cavalcioni sulla schiena del pazzo e tiro indietro la sua felpa all'altezza del collo, con tutta la forza che ho.
Non ho la minima idea di quello che sto facendo, a parte rischiare il pestaggio ma qualsiasi cosa sia sta funzionando, fa fatica a respirare e finalmente stacca le mani dal poveretto ormai esanime.
Alzandosi mi fa perdere l'equilibrio, si gira verso di me a pugno serrato, le mani sporche di sangue; da terra mi copro la faccia con le braccia in, attesa di incassare il colpo... niente.
Levando le braccia dal mio viso, mi scontro con i suoi occhi castani colmi di rabbia.
"Chi diavolo saresti tu? Sentiamo!"
Esclama furente.
Sto per rispondere ma lui mi fa un gesto con la mano:
"Anzi, non me ne frega un cazzo di chi sei... vedi di farti i cazzi tuoi, rimettiti le cuffiette e vattene ora, prima che cambi idea"
"NO!"
Quasi lo urlo... 'Luna vuoi per caso farti ammazzare oggi?' penso, ma le parole escono senza che io le possa bloccare.
"Si beh ecco hai sentito bene, non me ne andrò fino a che non mi assicurerò che quel ragazzo venga controllato da un medico e stia bene, conviene invece che vada via tu, se non vuoi che ti denunci."

Mi guarda perplesso e per la prima volta si gira verso il ragazzo svenuto dietro di lui, anche se mi da le spalle posso sentire il suo respiro farsi più affannato... ha paura.
"Lo stavi per ammazzare! Ti rendi conto?"
Ho detto troppo. In un secondo mi trovo in una morsa, le sue mani grandi stringono le mie braccia avvolgendole completamente; sento l'adrenalina scorrermi lungo il corpo, non provo paura ma eccitazione e non a livello sessuale, sono eccitata come quando ti lanci da un ponte con una corda e non sai se la corda si spezzerà.
Non esattamente la reazione che mi aspettavo da una situazione simile, sono pazza credo.
"Se lo meritava, chiaro? Ora ascoltami bene, levati dai piedi ragazzina."
Era a pochi centimetri dal mio viso e mi guardava dritta negli occhi, il suo respiro affannato tradiva il suo sguardo duro e fermo.
Sento il suo battito accelerato... sento scorrere il sangue nelle mie guance, che pulsano.
"Ascoltami bene tu invece...dopo che mi avrai lasciata andare, lo aiuteremo. Solo allora me ne andrò. Sono stata chiara?"

Ringhio, lo sto sfidando? Penso di poter avere un minimo di potere decisionale?

'Non mi pari nella posizione di avanzare pretese Luna, hai desideri di morte che io non conoscevo? No spiegami un po' perché sto iniziando a preoccuparmi.'
Il mio monologo interiore viene interrotto da una voce fioca

"Dario"
E' la persona stesa a terra a parlare, continua a sanguinare.
Finalmente mi lascia andare, abbassando lo sguardo per la prima volta.
"Dimmi papà"
rimango impietrita udendo quella parola... ha detto davvero papà o sono completamente rincitrullita? Ha pestato suo padre a sangue? [se lo merita] ed era serio mentre lo diceva.
"Andiamo a casa" continua la persona a terra.
Lo guardo mentre lo prende da sotto il braccio e si toglie la felpa per pulirgli il sangue dalla faccia.
È la prima volta che vedo chiaramente quello che pensavo fosse solo un ragazzo... sono molto simili, hanno gli stessi occhi castani profondi e incredibilmente espressivi, gli stessi lineamenti... a vederlo così direi che ha dai 40 ai 45 anni, queste sono prove del fatto che non ho ancora bisogno di una visita dall'otorino, è davvero suo padre.
Io sono sempre nella stessa posizione, zitta, immobile, senza quasi respirare... mentre mi passano davanti 'Dario' così lo ha chiamato, non fa altro che rivolgermi uno sguardo gelido e allo stesso tempo mortificato, li guardo sparire in un altro vicolo interno del centro... e solo quando non li vedo più sento di potermi finalmente muovere, mi rendo conto che l'acqua che mi sta rigando le guance non è pioggia, sto piangendo.

Questo tempo mi porta solo guai.

La più grande libertà è quella che ci tiene in cateneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora