𝟓. 𝐌𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐚

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"Perché non riesco a farlo bene?" Jimin mormorò ed emise un sospiro frustato mentre spegneva la musica per ricominciare tutto da capo.

Jimin si stava esercitando da ore ormai, cercando di elaborare una nuova coreografia e perfezionarla non era per niente facile. Sudava parecchio, delle gocce visibili gli scendevano sul viso, capelli umidi.

Jimin era un ballerino. Beh, gli piaceva ballare e ne era appassionato. Si era persino diplomato in una scuola d'arte, concentrandosi sulla danza - la danza contemporanea per essere precisi. Poi Jimin si è trovato ad amare tutti i generi diversi di danza, ogni genere possedeva qualcosa di bello. Tuttavia, voleva che fosse più di un semplice hobby, voleva e sognava che fosse la sua professione e qualcosa di cui poteva vivere.

In quel periodo il ragazzo biondo lavorava in una biblioteca e pagava le bollette con i soldi che guadagnava lì e con l'eredità lasciatagli da sua nonna. Era stata l'unica brava persona nell'infanzia di Jimin - un angelo, davvero. Francamente, era stata l'unica persona che aveva illuminato una luce nella sua oscura infanzia, rendendola sopportabile da vivere ogni giorno. Era stata così di supporto nel suo sogno, anche allora, e si poteva dire che Jimin lo stava facendo anche per lei, avendola sempre in mente quando ballava. Potete immaginare quanto Jimin avesse il cuore spezzato quando morì, lasciandolo tutto solo, dovendo combattere le sue battaglie senza di lei.

La donna aveva lasciato tutto ciò che possedeva a Jimin: soldi, mobili, persino la casa. Tuttavia, Jimin non rimase lì a lungo, lasciando Busan e trasferendosi a Seoul perché lui-

"Jimin, non affaticarti troppo." Una voce interruppe i suoi pensieri facendolo sussultare mentre si girava.

"Tae" sorrise, prese la sua bottiglia d'acqua e si spostò i capelli dal viso, salutando il suo migliore amico.

"Ti ho portato da mangiare" sogghignò il più alto mostrandogli il sacchetto di plastica che teneva in mano.

"Sei un angelo" commentò Jimin dirigendosi verso di lui e sedendosi sul pavimento. Taehyung lo raggiunse e si sedette a gambe incrociate.

"Come sapevi che ero qui?"

"Tu sei sempre qui" ridacchio il castano e tirò fuori dal sacchetto due portapranzi, porgendone uno a Jimin che aveva già l'acquolina in bocca, sentendo il suo stomaco brontolare. Non aveva mangiato nulla tutto il giorno, dimenticandosene quella mattina e per essere stato impegnato fino a quel momento.

"Grazie, sei il migliore" disse al suo migliore amico e aprì la scatola. Taehyung era davvero un angelo, si prendeva sempre cura di lui e sapeva di cosa avesse bisogno senza dire neanche una parola- una vera anima gemella.

"Lo so" ridacchiò Taehyung e afferrò le bacchette prendendo un pezzo di carne con esse. "Ma puoi ricambiare il favore"

Jimin, che aveva la bocca piena di riso e che stava masticando felicemente il suo delizioso cibo, a quelle parole cessò i movimenti della sua bocca e guardò Taehyung con fare sospetto.

"Okay... dimmi prima di cosa si tratta"

"Esci con noi domani sera. Yoongi hyung ci vuole incontrare alla tavola calda di Jaebum. Non ci vediamo dal giorno della sua festa. Dice che gli manchiamo e che dovrei trascinarti ad uscire con noi. Andiamo, sono sicuro che manca anche a te. Probabilmente ha un sacco di storie fighe a da raccontarci dei suoi primi giorni di lavoro!"

Il più piccolo sospirò mordendosi il labbro inferiore. Certo che Yoongi gl'era mancato. Tuttavia, la tavola calda di Jaebum non era certo il suo posto preferito al mondo. Sì, avevano frullati e patatine davvero gustosi che Jimin amava, ma il figlio del proprietario - che era un cameriere lì - non era una persona molto gentile, ogni volta che andavano lì fissava sempre il ragazzo biondo con un'espressione strana. A Jimin sembrava che il figlio del proprietario, Chen, non gli andasse particolarmente a genio.

𝘐𝘭𝘭𝘶𝘮𝘪𝘯𝘢𝘵𝘦 |  𝘫𝘪𝘬𝘰𝘰𝘬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora