QUARANTENA GIORNO 8

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"...Odio queste cicatrici perché mi fanno sentire diverso

Posso nasconderle da tutti, ma non da me stesso

È un armatura cresciuta col tempo

Ogni ferita è un passaggio che porta al lato migliore di noi..."


(Harry)

Ore 3.17

Harry si svegliò a causa del mal di testa.

Penetrante e martellante, il dolore si riverberava fino al collo.

Aprì gli occhi e sentì come degli spilli conficcati nei bulbi.

Meno male che era al buio.

Sentì qualcosa di caldo sulla sua fronte e si accorse di essersi addormentato abbracciato al braccio di Liam.

Dopo lo spettacolo di wrestling in giardino, Harry si era sentito completamente svuotato, stanco, come se avesse corso la maratona con un piede solo, e si era lasciato trascinare in casa da Liam.

L'aveva portato nella sua stanza.

Harry si era rannicchiato sotto le coperte, come un gatto, e Liam gli si era messo accanto, in silenzio.

Aveva apprezzato il fatto che l'amico non l'avesse forzato a parlare o non si fosse sprecato in parole vuote, per cercare di confortarlo.

In realtà, dal suo sguardo, sembrava che Liam avesse perso tutte le parole.

Così erano rimasti l'uno accanto all'altro, cercando conforto nel silenzio.

Alla fine Harry si era aggrappato al braccio dell'amico, cercando un calore che Liam non avrebbe mai potuto dargli, e si era addormentato.

Si districò e si alzò nel buio, avvicinandosi alla finestra.

Poggiò la fronte sul vetro freddo per cercare sollievo.

Lo zigomo era sicuramente diventato nero.

Zayn non l'aveva colpito forte ma la sua pelle era sempre stata particolarmente delicata.

Un po' di crema, un antidolorifico e sarebbe tornato come nuovo, almeno fisicamente.

Le parole di Zayn gli erano penetrate nella pelle, perforandogli il cuore.

Non sapeva se avesse fatto più male il riferimento a Briana o quello che aveva detto dopo.

Poteva convivere con il fatto che certe persone, là fuori, potessero pensare che la rottura della band fosse stata causata da lui e dalla sua ambizione ma che, anche uno solo dei suoi ragazzi, l'avesse potuto credere, quello no.

Un peso.

Davvero si erano sentiti un peso?

La situazione era diventata pesante, insostenibile.

Non riusciva a guardare in faccia Louis, a malapena riusciva ad alzarsi dal letto la mattina.

Erano tutti a pezzi, burattini nelle mani di chi dall'età di sedici anni si era approfittato di loro.

Di chi li aveva presi e li aveva fatti diventare ciò che volevano loro.

Ciò che credevano avesse potuto rendere felici le fan.

Ma la verità era che Simon Cowell e quella mandria di capre che si trascinava dietro, avevano sempre sottovalutato le loro fan.

Da quando aveva iniziato la carriera da solista aveva capito che loro non volevano che fossero un dannato e perfetto cliché, ma solo che fossero felici.

Trenta giorni in quarantena (1D/Larry/Ziam/Ot5)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora