Capitolo 7 parte 1

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Jackson

Sento le lacrime che minacciano di uscire ma non posso piangere, non davanti a lei. Non posso

Jackson: "Tu non sai la storia di Layla!"

Rachel: "Se tu me l'avessi raccontata!"

Jackson: "Rachel cazzo! Tu non capisci! Tu non sai nulla di me!

La mia fidanzata si è suicidata, mia madre è morta per un cancro al lobo temporale del cervello, un cancro a farfalla che nessuno può curare, mio padre è uno stronzo egoista, un alcolizzato e un drogato. E poi ci sei tu, una ragazzina innocente che di primo impatto sembra un angelo, ma i tuoi demoni sono più grandi di quanto tu possa pensare!

E sai una cosa? Vaffanculo!"

Rachel sta piangendo e ha paura, ha paura di me.

Me ne vado e sbatto la porta poi corro in camera di Dave per non tornare sulla vecchia strada. Non ci ricascherò per una puttanella.

Ho promesso a me stesso che non l'avrei fatto.

Rachel

Jackson era incazzato a morte con me. Percepisco ancora i suoi occhi che ardevano come del fuoco alimentato da legno, e quel legno ero io.

È tutta colpa mia, come sempre.

Sono propensa a ricominciare a tagliarmi, ma no.

Non di nuovo. Me lo sono promessa.

Prendo un borsone con dei vestiti per l'università, un pigiama e esco da questa maledetta casa.

Inizio a correre senza meta e corro, corro, più veloce che posso per tranquillizzarmi.

Fortunatamente c'è ancora luce e quando mi fermo riconosco il luogo: sono vicino all'università, ma dall'altra parte rispetto a casa.

Prendo la camera nell'albergo vicino all'università e poi inizio a pensare a come avere una camera nel campus. Non credo di poter rimanere ancora da Dave e Camilla.

Purtroppo siamo a metà dell'anno e la vedo difficile trovare un posto, ma ci penserò domani.

Mi siedo sul letto e inizio a contemplare il vuoto. Lo faccio fin da quando sono bambina: quando litigavo con i miei mi nascondevo in un'altra camera e rimanevo per ore a fissare il vuoto, immobile.

Arrivano le sette del mattino e io sono ancora lì ferma. Ho più di 53 chiamate perse da Dave e più di 80 da Camilla. 

Mi hanno tartassato di messaggi ma quello che attira la mia attenzione è uno da Jackson. Uno solo.

Non lo voglio guardare, lo odio, riversa i suoi problemi su di me, ma che cazzo vuoi e chi cazzo ti credi!

La mia dannata curiosità ha però la meglio e mi spinge a visualizzare quel messaggio.

Jackson: 'scusami, ora torna a casa'

Ma cosa si scusa, io non lo voglio più vedere, anzi, lo ignorerò e gli farò capire chi ha perso.

Mi vesto per andare all'università, non ho preso cose molto consone per il luogo in cui sto andando: una canottiera a costine azzurra con le spalline molto sottili, una scollatura molto ampia e molto corta che è in pratica un fazzoletto. Come pantaloni ho preso dei jeans a vita alta che mi fanno risaltare il lato B.

Mi trucco in modo molto pesante rispetto al mio standard: solitamente metterei solo mascara e burrocacao ma oggi ci aggiungo una linea spessa di eyeliner, parecchio illuminante e un rossetto rosso molto appariscente.

Il mio unico pensieroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora