7. Revolt

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You’ve got the strength, you’ve got the soul,
You’ve felt pain, you’ve felt love
You can grow, you can grow
You can make this world what you want
You can revolt

***

Non poterono permettersi di godersi quel momento per più di dieci minuti; se avessero aspettato anche solo un’ora, non avrebbero più potuto cogliere di sorpresa Voldemort e sperare di sconfiggerlo con facilità.

Il piano da attuare era così ovvio che nemmeno lo dissero ad alta voce. Grindelwald si limitò a prendere in braccio Silente - come molte volte già aveva fatto, per altri motivi - e a sussurrare: «Spero tu sia un bravo attore».

«Sai che lo sono. Soprattutto ad immedesimarmi, quando siamo soli».

Il mago si ritrovò a sorridere al ricordo, poi si costrinse a diventare serio come lo era prima, mentre Silente si abbandonava tra le sue braccia.

Deglutì e si smaterializzò, riapparendo nel salotto dove era stato poco tempo prima. La vista della stanza lo agitò, ma neanche lontanamente quanto la vista di Voldemort. Riuscì a mantenersi composto e glaciale, anche quando disse: «Eccolo qui».

«Ha opposto resistenza?», chiese il mago, fissandolo con i suoi occhi rossi.

«Sì, ma non ne ha opposta abbastanza». Si morse la lingua per quella risposta sarcastica che lo poteva tradire senza problemi, ma Voldemort parve non notarlo. Rise della battuta, anzi.

«Come immaginavo, l’unica persona che poteva davvero competere contro di lui, eri tu. Non capirò mai il potere dell’amore». Grindelwald sapeva che era stato torturato, obliviato e indotto a uccidere proprio perché amava Silente, ma sentirlo dire faceva comunque un certo effetto.

«Mollalo a terra, poi puoi andare».

Grindelwald lo adagiò con delicatezza, sotto lo sguardo indagatore del serpente. Non disse nulla per giustificare quel gesto premuroso, rischiava solo di svelare che Silente era ancora vivo.

«E questo mi conferma che i sentimenti sono solo un impedimento. Lo sono sempre stati. Ma anche se sembra che ti influenzino ancora, so di aver fatto bene il mio lavoro».

Grindelwald non commentò, esattamente come il lui di prima avrebbe dovuto fare. Si limitò ad uscire dalla stanza senza guardarsi indietro.

Si ritrovò davanti almeno una una ventina di mangiamorte, tutti con le bacchette puntate contro di lui. Il mago li osservò senza dire nulla, i sensi all’erta: fu così che parò uno schiantesimo.

Assottigliò lo sguardo e, appena sentì del movimento dall’altra parte della porta che aveva alle spalle, anche lui iniziò a combattere. Venti contro uno era una situazione di svantaggio, ma Grindelwald sapeva bene di non essere lui quello che avrebbe perso.

Parò ogni colpo, schivò ogni maledizione senza perdono, rispedì gli incantesimi indietro: fece tutto questo a una velocità incredibile, così che nessuno potesse rispondere. Venti, diciotto, tredici, nove, cinque mangiamorte in piedi: non potevano nulla contro un mago potente come lui. Era stato solo per l'effetto sorpresa che erano riusciti a prenderlo, ma stavolta era lì con Silente e li fronteggiava tutti, senza nessuno alle spalle.

Anche gli ultimi cinque, i più forti, non poterono nulla contro di lui. Poi arrivarono i dissennatori, e Grindelwald sentì un brivido percorrergli la schiena, ma non arretrò di un passo. Puntò la bacchetta contro di loro e ripensò a Silente che gli baciava la mano, che lo abbracciava, ripensò ai baci rubati e alla gioia che provava quando decidevano di amarsi davvero nella loro camera.

«Expecto patronum!», urlò, e la luce lo avvolse, respingendo i suoi nemici con una potenza che mai avrebbe pensato di poter evocare.

Infine tornò nella sala, dove la battaglia stava ancora impazzando. Molti dei mobili che decoravano il salotto erano contro i muri, interi o a pezzi, e ora in mezzo alla stanza c’erano solo i due duellanti, le bacchette che si stavano scontrando con violenza.

Voldemort non lo vide entrare, essendo di spalle, ma Silente sì, e Grindelwald poteva vedere lui.

Era ferito. Stava perdendo, sebbene la luce verde procedesse verso di lui con lentezza.

La bacchetta di Grindelwald fu in mano sua prima ancora che potesse pensarlo razionalmente, ma fu con tutto sé stesso che pronunciò le due parole.

«Avada kedavra».

E stavolta un lampo verde uscì dalla punta, colpendo Voldemort in pieno; il duello s’interruppe e anche incantesimo di Silente andò a segno; infine, Voldemort cadde, gli occhi rossi vitrei.

Grindelwald guardò il corpo senza dire nulla. Lo aveva ucciso lui, ma si accorse di non sentirsi pentito del suo atto.

E quando Silente lo strinse a sé, capì che finalmente era finita.

***

Canzone originale:

Drones || GrindeldoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora