Capitolo 14

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Alcuni Giorni dopo
13 Marzo•
Ero in biblioteca, negli ultimi giorni avevo passato la maggior parte del tempo in qui a cercare una cura che avrebbe salvato la vita ad Albert.
Come sempre la bibliotecaria mi salutò.
"Buongiorno Principessa Maya"
"Buongiorno Elena" le sorrisi.
"È qui di nuovo per le sue ricerche?"
"Esatto, mi stavo domandando... C'è qualche libro che non mi hai ancora dato?"
"Ce ne sono ancora due che non ha letto, un libro è molto grande e verde e l'altro anch'esso grande ma di colore viola.
Vada sempre nello stesso reparto e non potrà sbagliare" mi disse gentilmente.
"Grazie, a dopo Elena" sorrisi e mi incamminai verso il solito reparto.
"Allora, un grande libro verde ed un grande libro viola" dissi tra me e me.
Una volta trovati i libri, mi misi a leggerli ai tavoli della biblioteca.
Dopo un po'di tempo, sentii uno strano rumore mi alzai di scatto e guardai il punto da dove arrivava il rumore.
Dal buio degli scaffali pieni di libri uscì uno Skri, inutile dire che mi prese un infarto.
"Che ci fa questa bestia dentro l'inferno e soprattutto dentro una libreria?" Urlai.
Elena mi sentì urlare e venne verso di me non sapendo che c'era una bestia qui dentro.
"Ma che?" Rispose lei impaurita.
"No Elena, scappa" urlai.
Neanche il tempo di girarsi e scappare, lo Skri mi aveva superata con un salto e stava ringhiando a Elena.
La bestia si avvicinava sempre di più ad Elena, pensai di usare i miei poteri ma ogni cosa che avessi usato avrebbe distrutto ogni singola cosa qui dentro.
Cercai di usare il mio potere da ibrido ma non successe niente, i miei poteri non funzionavano, eravamo sole ed indifese.
"Principessa, faccia qualcosa" disse Elena spaventa.
"I miei poteri non funzionano, non capisco che mi succede" dissi disperata.
"È la fine" disse Elena, mi guardò e delle lacrime le solcarono il viso.
La bestia saltò addosso ad Elena ed in quel momento urlai.
"NOOO"
Mi svegliai che ancora stavo urlando ed ero tutta sudata.
"Era un incubo, era solo un incubo, molto realistico.
Respira..." Dissi tra me e me.
La mia porta si aprì rivelando le figure dei miei genitori.
"Maya tutto bene?" Chiese mia madre.
"Si sto bene"
"Ti abbiamo sentita urlare" disse mio padre.
"Si lo so era un incubo, tranquilli"
"Vuoi parlarne?"
"No non voglio pensarci, tranquilli e tutto apposto, tornate pure a dormire"
"Ormai sono le 7:20, fra 10 minuti suona la sveglia" disse mio padre.
"Ah, mi dispiace avervi svegliati prima del dovuto".
"Tranquilla tesoro, ci vediamo a colazione" mi sorrise mia madre.
"Ci vediamo dopo" sorrisi anche io e poi chiusero la mia porta.
Tutto quel passare in biblioteca era la causa dell'incubo, ci stavo passando troppo tempo.
"Oggi niente biblioteca" dissi per poi andarmi a fare la doccia.
Una volta fatta, uscii, mi pettinai e mi truccai.
Entrai nella cabina armadio e misi dei jeans elastici neri, un top nero e delle scarpe del medesimo colore.

Una volta pronta uscii dalla mia camera e arrivata davanti alla sala da pranzo, entrai e mi andai a mettere seduta al mio posto

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Una volta pronta uscii dalla mia camera e arrivata davanti alla sala da pranzo, entrai e mi andai a mettere seduta al mio posto.
"Sei in orario?" Chiese mio nonno.
"Miracolo" disse mia nonna ridendo.
"Simpatici" dissi sarcastica.
"Dopodomani è il tuo compleanno" disse mia madre contenta.
"Ah è vero, mi ero dimenticata"
"Come si fa a scordare il proprio compleanno?" Mi chiese mia nonna ridendo.
"Non mi è passato di mente" dissi semplicemente.
Capirono che non ne volevo parlare e li finì il discorso.
Una volta finita la colazione mi alzai ed andai direttamente in giardino a fare una passeggiata.
Mi misi seduta sotto il mio albero preferito, lo avevo creato proprio io tempo fa, l'albero cresce inseme a me è regale e maestoso proprio come dovrebbe essere una principessa.
Il mio però era ben diverso da tutti quanti, era un hanami, un albero giapponese stupendo.
"Ti vista uscire qui in giardino e di tutti questi alberi avrei scommesso che tu stessi sotto questo" disse ridendo Riven.
"E perché proprio questo?" Chiesi con un sopracciglio alzato.
"Perché è diverso da tutti" mi sorrise dolcemente.
Sorrisi leggermente e rimasi in silenzio per qualche secondo.
"Perché sei venuto qui?"
"Vorrei chiederti la stessa cosa"
"Vengo qui per pensare stare in pace con me stessa" dissi.
"Sono venuto per vedere come stavi, sembravi strana a colazione"
"Sto bene, sono solo troppi pensieri"
"Liberane qualcuno allora"
"Perché dovrei?"
"Perché sono tuo amico e gli amici fanno così"
"Hai qualche domanda per caso?" Risi leggermente.
"Tipo, cosa ti ha detto Albert l'altro giorno quando mi ha mandato via?"
"Quando siamo andati a salvarlo, siamo arrivati tardi, una creatura lo aveva già morso alla gamba.
Il morso di Skri è velenoso e non hai tanto tempo prima che entri in circolo nel corpo.
Questi giorni li ho passati in biblioteca a cercare una cura che non hanno ancora trovato" dissi a pugni serrati e con gli occhi rossi.
"Questa cosa è grossa da digerire"
"Sei tu che hai voluto sapere"
"Lo so, sto bene sono solo un po' sconvolto, da come vedo Albert sembra che non senta niente"
"Ha detto che ha vissuto abbastanza, ho provato a fargli cambiare idea"
"Hai fatto del tuo meglio, lui deve essere molto orgoglioso di te" mi disse accarezzandomi il braccio.
"Non riesco a pensare a nient'altro, tutti sono su di giri per il mio compleanno ma io con questa storia non riesco a pensare ad altro" dissi coprendomi il viso con le mani.
"Avresti potuto parlarmene, ti avrei aiutata in biblioteca"
"Beh ormai è tardi, gli rimangono 1 o 2 giorni"
"È una disgrazia" disse triste, non resistetti e le lacrime cominciarono a scivolare sul mio viso.
"Ti giuro ho fatto del mio meglio, vorrei tanto poterlo salvare ma non posso fare niente" mi abbracciò all'istante.
"Non piangere, ti prego non posso vederti così" disse accarezzandomi i capelli.
Dopo un po' smisi e mi appoggiai con la schiena all'albero.
"Vuoi che ti aiuti a pensare ad altro?"
"Si, magari"
"Non tiro fuori le ali dalla ferita alla schiena"
"Perché?"
"Non lo so"
"Hai paura che faccia male"
"No.."
"Fammi vedere la schiena" mi guardò storto ma poi si girò e si sollevò la maglietta fino al collo.
"La ferita si è rimarginata"
"Lo so ma se aprendo le ali si riaprisse?" Disse rimettendosi la maglietta.
"Non succederà, dai apri le ali.
Ci sono io con te"
A quell'affermazione mi sorrise dolcemente e si rigiró.
Le sue ali simili alle mie si aprirono davanti ai miei occhi.
"Vedi?.. stai bene"
"Si in effetti mi sento bene"
"Come ho detto io" risi leggermente.
"Voliamo?" Mi chiese in un sorriso.
"Voliamo" sorrisi, spalancai le ali e spiccato il volo insieme a lui.

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DANGEL: L'equilibrio del male e del beneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora