capitolo 13:ti va di scappare?

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jack's pov
quella mattina ricordavo tutto della sera prima.
avevamo fatto l'amore, io avevo girato per i corridoi per poi tornare dal mio Finn.
Finn russava profondamente quando alle 9 io ero già in piedi.
ne approfittai per farmi una doccia fresca, rigenerante.
Finn si alzò, evidentemente perché questa doccia fa un casino assurdo.
Un leggero sorriso era stampato sul suo volto quella mattina, a quattro giorni dalla nostra possibile fine.
Finn era raggiante, non lo avevo mai visto così.
mi venne vicino, nudo come stava, ancora con gli occhi impastati, e si mise davanti a me.
mi prese i fianchi, mi baciò le labbra.
''oggi usciamo"
"e dove vorresti andare Finn? sai che non possiamo"
"io posso fare tutto, se lo voglio"
"ma finn, magari non è il caso"
"jack stiamo qui da quasi sei mesi ormai...hanno sospeso la chemio, possiamo anche uscire una volta..."
"finn..."
"un appuntamento, solo io e te. ci stai?"
"però sai che a queste cose non posso dire di no..."
"appunto,quindi ci stai?"
"eh va bene"
la sera finn mi avrebbe portato al KFC.
adoravo le alette di pollo, ma non le avevo mai mangiate fritte perché mia madre era troppo fissata con la linea e il mangiare sano.
quando stavo a casa di mamma, mangiavo tre volte al giorno invece di cinque. i piatti erano davvero giganteschi, come i 200 grammi di pasta a pranzo o i 350 grammi di pesce a cena.
avevo una dieta che non era tale quando ero a casa.
l'aveva fatta mia mamma, che non fa la nutrizionista o il medico.
il lunedì a pranzo l'insalata e a cena la cotoletta, il martedi pasta e patate e a cena carne, il mercoledi pasta e ceci a pranzo e pesce al cartoccio a cena, il giovedì riso alla zucca a pranzo e a cena bastoncini di salmone, il venerdì pasta al sugo a pranzo e a cena tartar di manzo, il sabato gnocchi alla sorrentina a pranzo e a cena uovo, la domenica pasta al forno a pranzo e a cena involtini primavera.
la colazione era sempre la stessa:pane e nutella o pane e marmellata, se non c'era il pane, biscotti.
Mia mamma era fissata con la linea, ed in fondo le cose che mangiavo erano tutte di buona qualita e sane, ma quaneo uscivo con gli amici, era uno strazio.
dovevo mangiare ciò che c'era scritto sulla dieta, perché mia madre non mi permetteva di uscire da solo, nemmeno a 15 anni...per questo a quell'età ho perso tutti i miei amici.
per due anni non sono uscito di casa, ero un quarantena.
ora invece, in ospedale, il menu non è per niente vario.
spesso non mangiavo.
ma finalmente, dopo tanto che volevo farlo, esco da questo ospedale per un paio di ore per mangiare schifezze e robaccia fritta, nel posto più bello:un fast food da dio.

Finn's pov
avevo in mente solo una cosa quel giorno:l'appuntamento tra me e jack.
non avevamo mai avuto l'occasione di poter sgattaiolare fuori dall'insulsa vita che entrambi abbiamo, e quindi avevo pensato di realizzare uno dei tanti sogni del mio ragazzo:mangiare cibo spazzatura.
avendo una madre di merda e una vita penosa in generale, se lo merita una scorpacciata di felicità, no?
i ragazzi della nostra età vanno in discoteca e si divertono, come facevo io prima di entrare in questo ospedale, ma Jack non ne ha mai avuto la possibilità.
volevo assolutamente vederlo felice.
Lui dice che non si ricorda nemmeno cosa significa camminare in mezzo alla gente o sentire i tanti profumi che ci sono in giro, e lo capisco, sua madre non lo fa uscire da anni.
Non so come abbia fatto a non scappare di casa a gambe levate.
jack è sempre stato il più tenace tra i due, ma non il più coraggioso.
molte volte lo ritrovavo a piagnucolare su cose che si sarebbero risolte con un pizzico di coraggio, ma lui, anche se ci prova, non ci riesce.
Ha bisogno di una mano.
che cosa bella, volere una mano.
io non ne ho davvero mai avuto bisogno.
avevo tanti amici, ma sarei stato bene anche senza, perché avevo una famiglia, un lavoro e una casa.
ma dopo quello che è successo alla mia famiglia, ho scoperto del mio tumore...ed in quel momento ho avuto una mano da Jack, che era indispensabile.
io avrei realizzato il sogno di Jack e quella sera saremo usciti.
Dopo aver fatto la doccia, mi asciugai e mi vestii, per poi pomiciare un po con Jack, dandogli baci ovunque e lasciando succhiotti sul collo e sulle sue tenere clavicole.
Lui preferiva farmi i succhiotti sul petto, ma quella mattina, decise di marchiare il mio collo.
Dopo quella leggera pomiciata sul letto rivolto verso la finestra della stanza, andai dalla dottoressa e dal chirurgo che ci avrebbe operato a breve, per chiedere il permesso di uscire.
ultimamente, la dottoressa e il chirurgo passavano molto tempo assieme...chissà, magari è un buon segno.
ora come ora, con questo sorriso stampato sulla faccia, si spaventerebbe chiunque.
"salve dottoressa, chirurgo"
"buongiorno Finn, ti vedo raggiante stamattina"
"si, beh sa...le devo dire una cosa"
"certo, dimmi"
"potrei fare un permesso per me e jack per uscire da qui per un paio di ore per mangiare fuori?"
la dottoressa abbassò il capo, come se non potesse accettare nemmeno la richiesta.
Il chirurgo, al contrario, aveva una faccia raggiante, un'espressione che emanava felicità.
"per me va bene" rispose il chirurgo.
"ne è sicuro? insomma, ne avevamo parlato"
"si, ma ora come ora possono farlo, se sono solo un paio di ore"
"davvero possiamo uscire io e jack?"
"prendo i fogli per il permesso"
il chirurgo aveva detto in precendenza qualcosa alla dottoressa che l'aveva preoccupata.
Ma non mi importava, anzi, ero troppo concentrato sul dottore che mi stava portando due permessi.
"chiama Jack e firmate"
"va bene"
corsi da lui come una saetta, ma prima di andarmene sentì il chirurgo dire
"potrebbe essere l'unico appuntamento della loro vita"
fu per questo che corsi ancora più veloce per andare a chiamare Jack, che era steso sul letto della stanza, mentre guardava un film sulla televisione.

𝙇𝙚𝙜𝙖𝙩𝙞 𝙙𝙖 𝙪𝙣 𝙩𝙪𝙢𝙤𝙧𝙚//𝙛𝙖𝙘𝙠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora