Capitolo 11:il monologo interiore

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Finn's pov
quella mattina era diversa.
Era la prima mattina in cui pensai alla mia possibile morte.
Ora ci mancavano solo quattro giorni all'operazione e avevo preso in considerazione la mia morte.
Com'era morta la ragazza pochi giorni fa, potrei morire anche io tra quattro giorni, sotto i ferri.
la vita mi sarebbe davvero difficile dopo.
perché non sarei più in vita.
e jack? anche lui rischia.
ha avuto già un operazione, e adesso ancora un altra.
magari stavolta però non sarebbe uscito vivo dalla sala operatoria.
e nel caso, io spero che faccia la stessa sua fine.
Non avrei una vita senza Jack.
Sarebbe difficile accettare qualsiasi tipo di cosa dopo.
A partire da me stesso, dal mio orientamento sessuale.
il mondo è fatto da persone davvero orribili.
Non riuscirei a continuare a lavorare nel bar in cui lavoro o a frequentare l'università.
Jack mi permette di aprire gli occhi verso cose a cui non faccio caso.
Lui ha tante qualità che i suoi genitori e anche lui stesso sottovaluta.
Crede spesso di essere inutile, o che sarebbe meglio se questo tumore lo uccidesse.
non ha più una famiglia, i suoi genitori non lo vogliono, ma sarò io la sua famiglia.
non gli ho mai promesso che andremo a vivere assieme o che avremo mai un futuro, perche in questo momento, stiamo camminando su una lama affilata.
e i medici hanno il manico.
Io credo nei medici e nelle loro cure.
fino ad ora non ci hanno mai abbandonato, e dopo aver saputo di me e Jack, ci hanno fatti stare in camera assieme, quando entrambi avevamo perso le speranze anche nello stare assieme in una stanza.
mi ricordo ancora il primo momento in cui ho visto Jack.
Era appena tornato dalla chemio, ma aveva lo stesso il suo bel faccino, anche se non sorrideva.
E la cosa più bella è pensare che sono stato io a farlo sorridere.
Ci siamo messi assieme il giorno in cui ci siamo dati la mano in terapia, ma senza chiedere o fare domande, semplicemente guardandoci.
ci siamo guardati e abbiamo detto entrambi "lo voglio" senza alcuna domanda.
forse siamo pazzi, ma chi lo sa.
Mi ricordo quando l'ho beccato a rasarsi quei pochi capelli che gli erano ricresciuti in quei pochi mesi qui.
Aveva le lacrime.
Gli ho rasato io i capelli quel giorno, come aveva fatto lui a me per la prima volta.
Non so cosa successe di preciso, ma non stavamo ancora assieme in quel periodo.
gli afferai la mano e con l'altra passavo il rasoio tra i suoi capelli, mentre il suo viso veniva trafitto dalle lacrime e il cuore dal grande dolore.
Non so perché io mi ricordi questo momento davvero con molta chiarezza, ma so per certo che in quel momento le farfalle nel mio stomaco aumentarono, per poi farmi salire in senso di responsabilità nei confronti di quel povero ragazzo indifeso.
io credo che jack sia sempre stato più forte di me.
anche se più piccolo, Jack è sempre stato l'animo dell'ospedale.
lo conoscono tutti e grazie a lui, anche io sono abbastanza conosciuto.
In questo ospedale c'è davvero gente buona che non si meritava qualsiasi tipo di tortura.
in questo ospedale ci sono circa 3.500 persone.
c'è così tanta gente che si dimenticano spesso i corridoi all'inizio.
3.500 persone e ogni tanto qualcuna non ce la fa.
c'è un personale di circa 2.000 medici.
si, sono meno dei pazienti, ma questi sono tutti classificati.
Jack era gay già prima del mio arrivo.
questo l'ho scoperto quando me lo ha detto.
Ed io ero rimasto abbastanza sconvolto.
In quel esatto frangente però, ho assaporato una cosa che non era mai salita nel mio cervello:l'amore.
Respinsi quel sentimento appena ho potuto, ma non ce la facevo a stare senza Jack, quindi più lo respingevo e più lui tornava.
Non ho mai detto a Jack che è stato lui a farmi diventare gay.
non l'ho mai detto a Jack come a nessuno a parte che a me stesso.
prima non ero per niente gay, anzi, avevo anche un bel successo con le ragazze. A volte mi ritrovavo la sera in discoteca con due o tre ragazze che ci provavano con me, si strusciavano, e se devo dirla tutta, non mi dispiaceva, ma quando provavano a baciarmi, io mi spostavo e me ne andavo infastidito, e non perché puzzassero di alcool.
molti miei amici mi dicevano che forse volevo solo farmi una scopata, ma in realtà il solo pensiero di farlo mi metteva a disagio e mi dava un senso di voltastomaco.
Con Jack questo non è mai successo.
Mi fa eccitare semplicemente guardandomi, ma non posso farci niente se non è una ragazza.
una ragazza ci ha provato con Jack mentre stava con me.
Jack non è bravo a prendere i segnali, ma in compenso, ha un radar per le troie davvero sofisticato.
Questa ragazza aveva un debole per Jack da chissà quanto, erano compagni di scuola dalle medie, ma non si era mai fatta avanti.
È arrivata in ospedale perché si era lussata la spalla per una brutta caduta dal motorino, e quando ha visto Jack non so che le è preso.
le si sono illuminati gli occhi, ed la sera l'ho beccata in camera con Jack che flirtava con lui.
io ho ascoltato ogni singola sua parola e ogni singola parola di Jack.
Mi ricordo solo questo.
"senti,io credo che tu mi piaccia davvero, nel senso che ti amo"
"scusami?! Tu davvero hai il coraggio di dirmi una cosa simile su due piedi, schifosa. E poi abbi rispetto, sono gay!"
lei se ne andò in lacrime ed io entrai in stanza.
Quando chiesi a Jack cosa avesse fatto per farla piangere, lui rispose:"mi stavo salvando le palle"
davvero astuta come risposta, bravo Jack.
In questo ospedale ho capito davvero tante cose: che gli amici ci sono, devi solo imparare a farteli, che essere gay non è una malattia, ma è solo un tipo di amore diverso, che essere curati da medici non significa essere malati terminali, ma soprattutto ho capito che non sempre si può stare bene con se stessi...tanto che, a volte, c'è bisogno di fare un monologo interiore per ristabilizzarsi.

𝙇𝙚𝙜𝙖𝙩𝙞 𝙙𝙖 𝙪𝙣 𝙩𝙪𝙢𝙤𝙧𝙚//𝙛𝙖𝙘𝙠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora