Capitolo 3

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Noi donne parliamo troppo, ma anche allora non diciamo che la metà di quello che sappiamo.
(Nancy Astor)

I pochi momenti che passava lontano da Scorpius, gli sembravano surreali.

Quando Astoria era viva la situazione era un po' diversa. Era un padre presente, certo, voleva assolutamente essere il più possibile presente ma Astoria era il centro del mondo di Scorpius e, prima di Draco, veniva sicuramente lei.

Appena Astoria usciva dal campo visivo del bambino, il suo sguardo attento scattava in ogni possibile angolo per cercarla, ma da quando lei se n'era andata, Scorpius aveva capito - né era certo Draco - che la mamma non sarebbe più tornata.

Scorpius era bambino è intelligente e sveglio - non poteva che essere così da un erede dei Malfoy, ovviamente -.

Ma questo spirito d'adattamento immediato non aveva impedito al suo bambino di smettere di parlare e questa cosa lo annientava completamente.

L'impotenza lo consumava dall'interno, come un male invisibile che si faceva strada sempre più nei recessi della sua anima.

Non avrebbe mai pensato Draco di stare così in pena per un essere umano che non fosse sé stesso.

Era una persona egoista, lo riconosceva senza paura di dirlo, neanche ad alta voce ma, da quando era diventato padre, quella creatura dai capelli biondi aveva cambiato nettamente tutte le sue precedenti convinzioni.

E se prima stava bene da solo, anzi, ad essere sincero, il più delle volte si creava appositamente degli spazi solo per lui, ora separarsi da Scorpius gli sembrava una cosa decisamente inappropriata.

L'ora in cui l'aveva lasciato nello studio della Granger sembrava non voler passare mai, ma nonostante questo aveva preferito andarsene e lasciarli da soli. Non voleva sembrare un padre apprensivo, soprattutto non agli occhi della riccia e la sua sofferenza preferiva tenerla ben celata agli occhi degli altri.

Aveva comunque preferito rimanere nei dintorni dello studio per poter arrivare puntuale allo scadere della seduta - non voleva far attendere troppo il bambino e fargli pensare che suo padre l'avesse abbandonato.

Bussò alla porta su cui il nome Hermione Granger, Dott.ssa faceva capolino alle 17:00 esatte, non un minuto di meno da sembrare preoccupato, non un minuto di più da sembrare menefreghista.

«Avanti» la voce della Granger lo invitò ad entrare e Draco aprì la porta lentamente, cercando con lo sguardo suo figlio che trovò sullo stesso tappeto dove l'aveva lasciato, circondato da i giochi che ora giacevano in disordine intorno a lui.

La Granger si avvicinò a Malfoy con passo sicuro ma sguardo incerto. Le due cose stonavano insieme e l'ex Serpeverde non mancò di notarlo.

«Com'è andata?» chiese preoccupato tenendo sempre le mani ben ancorate nelle tasche dei pantaloni.

La riccia prese un bel respiro prima di rispondere e incrociò le braccia al petto «Non male, Malfoy. Scorpius è sveglio e abbiamo interagito molto. A gesti, ovviamente» precisò subito Hermione prima di continuare il suo discorso «ma, visto che tu sei l'unico genitore e quindi l'unica figura di riferimento nella sua vita in questo momento, vorrei che la prossima seduta la facessimo insieme, tutti e tre». Hermione puntò i suoi occhi scuri in quelli grigi di lui e le costò un'enorme fatica non distogliere lo sguardo, ma resistette perché era fondamentale che lui accettasse e non togliere mai lo sguardo dall'interlocutore era un ottimo modo per convincere le persone che quello che stavi dicendo, fosse la cosa giusta da fare.

Draco Malfoy si sentì in difficoltà.

Partecipare ad una seduta dalla psicologa che aiutava suo figlio non era una cosa negativa, anzi; ma partecipare ad una seduta da una psicologa che si chiamava Hermione Granger era decisamente una cosa negativa.

Tienimi per manoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora