"Se c'è una cosa che bisogna sempre prevedere, è l'imprevisto" (Victor Hugo)
Neanche nei migliori racconti di fantascienza si poteva creare una situazione più surreale di quella che Hermione Granger stava vivendo.
Il giorno che accompagnava la prima seduta della missione che aveva intrapreso con un bambino di quattro anni, a Londra si scatenò un caldo inaspettato. L'estate era cominciata, ma il clima londinese risultava comunque mite durante quella stagione. Quel giorno però era diverso, segno che anche il tempo sentiva nell'aria qualcosa di strano, qualcosa che Hermione non aveva ancora del tutto metabolizzato ma che ormai andava fatto.
L'avrebbe affrontato di petto. Sarebbe stato come strappare un cerotto, doloroso ma veloce.
«Oggi, ci travestiremo!» annunciò Hermione entusiasta non appena Draco e Scorpius varcarono la soglia del suo studio.
E se lo sguardo del bambino si illuminò di gioia correndo all'istante verso il baule che, aperto al centro della stanza, era colmo di vecchi costumi e accessori, la faccia di Draco indicava tutto tranne che entusiasmo, anzi, un non poco velato fastidio.
«E questo dovrebbe servirebbe a qualcosa, Granger?»
Si, a tirarti su di morale, Malfoy. – pensò la riccia.
«Certo che si! I bambini attraverso l'interpretazione di un ruolo, affrontano le loro paure inespresse e sviluppano la creatività e le proprietà di linguaggio»
La visione di Malfoy combattuto tra l'aiutare suo figlio e il perdere la dignità travestendosi con vecchi costumi tenuti da anni in un baule polveroso, rendeva il compito di Hermione quasi piacevole. Con un sorrisetto la giovane accompagnò Malfoy da Scorpius che entusiasta aveva già estratto una parrucca stile anni 70' per suo papà.
Al cospetto degli occhi speranzosi di suo figlio, Malfoy non poté che accettare a malincuore di indossarla.
Appena se la sistemò in testa, inforcando anche un paio di grandi occhiali da sole di un viola melanzana decisamente improponibile, Scorpius esplose in una fragorosa risata che fece irrigidire Malfoy.
Hermione se ne accorse subito. Era sicura di riuscire a sentire anche senza toccarlo il brivido che aveva percorso il biondo non appena le sue orecchie udirono suo figlio ridere con naturalezza.
E se non fosse stato per gli occhiali ridicoli che lui aveva indosso, avrebbe visto anche gli occhi farsi lucidi.
La ritrosità dell'ex Serpeverde poco a poco svanì e passarono così un'ora a cambiare travestimenti in un susseguirsi di risate inaspettate e Hermione poté giurare di vedere uno sguardo di ringraziamento accompagnare il saluto di Malfoy quando si chiuse la porta alle spalle prima di andarsene.
Buona la prima si dice.
Non sempre, però, una buona partenza porta a un percorso facile da affrontare.
Dopo alcune sedute decisamente positive, dove rendere Malfoy spensierato era stato fin troppo semplice del previsto, un pomeriggio di metà luglio iniziarono con il piede decisamente sbagliato.
«Sono stanco, Granger. Le sedute che facciamo non servono a niente. Scorpius ancora non parla e io sono stanco della tua incompetenza, stanco di sopportare gli assurdi giochetti che ci fai fare» gli occhi grigi e taglienti di lui la fissarono con sfida.
Sfidare una Grifondoro non è mai una buona idea.
«Non spetta a te decidere se il lavoro che sto facendo con voi non serva a niente. Non sei tu qui lo psicologo, Malfoy» Hermione lo fissò con durezza tenendo le braccia incrociate al petto.

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Tienimi per mano
Hayran Kurgu(...) Esaminò per l'ennesima volta ogni singolo dettaglio di quella conversazione che l'aveva in fine portata ad accettare l'assurda richiesta. E ora come ne sarebbe uscita? Gli aveva fatto una promessa, e le promesse andavano mantenute. (...) Vi ho...