21. Notte senza stelle

96 15 44
                                    

21. NOTTE SENZA STELLE

















"Ci abituiamo al buio
quando la luce è spenta."
-Emily Dickinson


















28 settembre 2019


Quell'anno non ci sarebbe stata estate per lei. Dopo aver resistito al rigido inverno australiano era stata catapultata nel freddo, nelle nubi e nella pioggia dell'autunno inglese. Senza pietà o misericordia, senza mezzi termini o compromessi. Avrebbe dovuto aspettare ancora un po' per riabbracciare l'estate. Ciò la rattristava. Kendra era stanca della pioggia, delle nuvole e del freddo. Si era trasferita in Australia, lasciandosi alle spalle l'autunno ed era ritornata in Inghilterra, trovandolo di nuovo tra i piedi, pronto a prenderla a schiaffi.

Agognava l'estate e le libertà che dipingeva. Anelava la luce dei raggi del sole, anelava la sensazione dei granelli di sabbia che ruvidi, assieme alla salsedine, si appropriano della pelle, graffiando e trionfando famelici. Bramava ritornare a nuotare nell'oceano, in quello spazio sconfinato che permette di muoversi senza costrizioni, in piena autonomia.

L'unica cosa che non le mancava era il calore; ormai i ghiacciai posati sui fondali degli abissi del suo animo s'erano sciolti, il suo cuore era costantemente stretto in una morsa cocente, le sue guance sempre tinte di rosa e le labbra sempre umide e gonfie di baci. Era pervasa da un nuovo tipo di calore, che non recava dolore o sconforto, e aveva l'onore di sperimentarlo ogni giorno. Era Zale a farla sentire in quel modo.

In quel momento una nuova ondata di calore la pervase, prendendola alla sprovvista. I suoi occhi s'accesero d'estasi quando vide Zale sorriderle da lontano; era in fila per comprare dei biglietti per un giro sulla ruota panoramica. Il lungomare di Torquay era avvolto da una fitta nebbia, chissà se sarebbero riusciti a vedere qualcosa. Kendra distolse lo sguardo e prese un respiro profondo mentre si appoggiava all'indietro contro lo schienale della panchina.

Distese le gambe in avanti, le ginocchia nude erano ricoperte di lividi. La luce di un lampione le illuminava la pelle diafana, in contrasto con le assi scure del pontile di legno, facendola risplendere come se fosse coperta da un sottile strato di argento. Si maledisse mentalmente per non aver ascoltato sua madre, che le aveva consigliato di indossare un paio di calze pesanti sotto il vestitino a fiori. Dato che il metallo della panchina si era raffreddato il suo sedere la supplicò di alzarsi, e così fece, mettendosi lentamente in piedi.

Si chiuse il giubbotto di jeans e infilò le mani nelle maniche, come una chiocciola che si nasconde nel suo guscio. La luce del lampione le colpì il volto. Batté le palpebre e voltò il capo, fu allora che notò la sua enorme ombra proiettata sulle assi di legno. "Non posso sfuggirti..." mormorò a bassa voce, studiandola attentamente. In lontananza giungevano gli schiamazzi ovattati dei bambini intenti a giocare vicino alla ringhiera del pontile, si divertivano ad arrampicarsi e a sporgersi per specchiarsi nell'acqua, sotto l'occhio attento dei genitori che restavano vicini per evitare che cadessero.

D'un tratto una brezza leggera, carica di salsedine, le scompigliò i capelli. I ricci le solleticarono le labbra e le guance, prima che li rimettesse in ordine. Avanzò a passi lenti verso la ringhiera, si appoggiò con i gomiti e si sporse in avanti, scrutando l'orizzonte; nel fitto mare di nebbia spiccavano maestosi gli alberi delle navi ormeggiate in porto. Fuoriuscivano dalla bruma, si ergevano verso l'alto quasi fossero braccia smaniose di toccare l'empireo.

Il cielo era coperto di nuvole minacciose. Le previsioni del tempo erano state chiare, chiarissime, nel tardo pomeriggio avrebbe trionfato un tremendo acquazzone. Eppure, si trovavano sul lungomare perché Zale non era riuscito a tenere a bada l'entusiasmo. Aveva avvistato la ruota panoramica durante il viaggio in taxi, appena eravamo arrivati, e da quel momento non aveva più smesso di parlarne.

Dove vanno le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora