Capitolo 3

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Entriamo in casa e non posso fare a meno di rimanere letteralmente a bocca aperta.
La casa è davvero molto grande.
Il salotto ha uno stile lineare e moderno, con divani in pelle neri in contrasto con i muri e l'arredamento bianco.
Alle pareti sono appesi quadri e fotografie di Karen con quello che molto probabilmente è suo figlio.
La cucina, anche essa bianca, ha uno stile semplice ma è dotata di ogni tecnologia, con un'ampia base d'appoggio e un bancone di lavoro.
Sul lato sinistro della cucina una grande porta-finestra dà sull'enorme giardino perfettamente curato e ornato da ombrelloni e file di sdraio che contornano la bella piscina.

Dopo un rapido tour al piano di sopra, Karen ci indica le nostre stanze, una di fronte all'altra.
"Potete farvi una doccia e sistemarvi, tra un'ora sarà pronta la cena. Ci raggiungerà anche Bryan" dice la donna sorridendo per poi scendere di nuovo al piano di sotto.

Entro nella mia stanza e sistemo le valigie accanto alla parete.
Non ho intenzione di disfarle dato che non rimarrò in questa casa a lungo.
Per il momento mi limito solamente a tirare fuori lo stretto necessario.
Mi dirigo in bagno, apro l'acqua della doccia e mi spoglio guardandomi nel riflesso del grande specchio rotondo appeso al muro. Sciolgo i capelli, accendo la musica ed entro nel box doccia, che potrebbe tranquillamente contenere sei persone per quanto è ampio. In questa casa non si fanno mancare proprio niente.

L'acqua calda scorre lungo tutto il mio corpo mentre la mia mente viene invasa da mille pensieri.
Chissà se quella di venire in America è stata davvero una buona idea.
Chissà se mamma riuscirà a cavarsela da sola a Milano.
Chissà se i miei vecchi amici sentiranno la mia mancanza.
Ovviamente, visti i fatti credo proprio di no.
Chissà come sarà la nuova scuola.
Chissà se incontrerò dei veri amici.
A tutte queste domande non so dare una risposta, perciò decido di allontanare tutti questi pensieri dalla mia mente prima che il cervello mi frigga.

Chiudo l'acqua ed esco dalla doccia avvolgendomi nel mio morbido accappatoio. Ritorno nella stanza e indosso un cambio pulito per poi legare i capelli ancora umidi in una treccia.
Questa doccia calda mi ha davvero rigenerato e i miei nervi ora sono meno tesi. Ne avevo proprio bisogno.
Finisco di sistemarmi e poi esco dalla mia stanza andando a bussare alla porta della camera di Alex di fronte alla mia.

Io e Alex raggiungiamo la cucina dove Karen sta finendo di apparecchiare e nostro padre cammina avanti e indietro per il salotto parlando al telefono.
"Ragazzi prendete pure posto. Tra poco sarà pronto" dice la donna indicandoci i posti e noi facciamo come dice. Dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante e occhiate scambiate tra me e mio fratello, mio padre ci raggiunge e si siede a capotavola e Karen inizia a servire la cena.

Dei passi pesanti che scendono le scale rimbombano alle mie spalle catturando la mia attenzione.
"Scusate il ritardo" una voce profonda si avvicina.
"Ciao Bryan, loro sono i miei figli, Samantha e...Alex" dice mio padre facendo una breve pausa prima di pronunciare il nome di mio fratello.
"Ciao" ci saluta il ragazzo guardandoci dall'alto al basso e prendendo posto di fronte a me ed Alex.
Davanti a me si presenta un ragazzo alto, slanciato con i capelli castani leggermente schiariti sul ciuffo che gli ricade scombinato su un lato del viso. Porta un paio di grossi occhiali da vista e devo ammettere che ha un bel sorriso, il tutto però completato da un'espressione da egocentrico e arrogante che stampata sulla sua faccia.

La cena prosegue abbastanza tranquilla se non fosse per le continue e provocanti domande di Bryan rivolte a mio fratello.
"E dimmi, per quale strano motivo hai deciso di non entrare nell'attività di tuo padre? Forse non ne sei all'altezza?" chiede sapendo benissimo di aver toccato un tasto dolente per Alex. Quest'ultimo si sta trattenendo.
Lo vedo da come stringe il pugno sotto il tavolo. Questa domanda lo ha davvero portato al limite.

Amore & Odio || Arón PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora