Capitolo 4

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La luce entra dalla grande finestra passando attraverso la leggera tenda di lino bianca e colpendomi sulle palpebre ancora chiuse.
Apro lentamente gli occhi abituandomi alla luce nella stanza e la prima cosa che metto a fuoco è il ciuffo spettinato che cade sul viso di mio fratello, ancora profondamente addormentato.
Mi alzo cercando di non svegliarlo, esco dalla sua stanza entrando nella mia.
Mi rinfresco il viso e indosso un paio di jeans e una camicetta bianca.
Raccolgo i capelli in una coda alta e scendo al piano di sotto dove mio padre, Karen e quell'idiota di Bryan stanno facendo colazione.
"Buongiorno" saluto entrando in cucina.
Bryan sta mangiando un cornetto mentre non stacca gli occhi dallo schermo del cellulare. Karen sta sfogliando una rivista di ricette appuntandone una su un vecchio quaderno e mio padre sorseggia una tazza di caffè mentre fa scorrere gli occhi sulle pagine di un giornale.

"Buongiorno tesoro, dormito bene?" mi chiede dandomi una rapida occhiata. Annuisco prendendo un cornetto al cioccolato dal vassoio posto al centro del tavolo.
"Quando finisci vai a chiamare tuo fratello e digli di tornarsene a casa sua che tra poco dobbiamo partire per andare a vedere gli appartamenti al campus" dice finendo il suo caffè.
"Papà, io vorrei che Alex venisse con noi" sussurro quasi temendo la sua risposta. Lui mi guarda con occhi severi e scuote la testa in segno di negazione. "Papà lui è mio fratello e voglio che ci sia anche lui alla scelta del mio appartamento" ribadisco con tono fermo prima di alzarmi ed andare al piano di sopra sorridendo soddisfatta.
Chi tacce acconsente.

"Alex" lo chiamo scuotendolo per una spalla. Lui apre piano gli occhi e si mette a sedere sul letto stiracchiandosi e sussurrando un lieve "Buongiorno".
"Odio papà, odio Karen, odio questa casa ma devo dire che non dormivo così bene da un sacco di tempo" dice facendomi ridere. "Preparati, dobbiamo andare al campus" enuncio tirandolo da un braccio.
"Papà ha detto di si?" chiede incredulo. "Non proprio, ma alla fine l'ho convinto" rispondo sorridendo.

Venti minuti dopo Alex esce dal bagno con il ciuffo perfettamente sistemato, indossa il suo giubbotto di pelle e poi scendiamo in salotto dove mio padre ci aspetta nel suo formalissimo completo blu.
"Papà noi siamo pronti possiamo andare" dico per richiamare la sua attenzione prendendo il telefono e la borsa. "Grazie per l'ospitalità Karen, ci si vede" dice mio fratello alla donna che gli rivolge un sorriso in cambio.

Saliamo nella grande auto scura di mio padre e ci avviamo verso il centro di Los Angeles. Il tragitto è silenzioso, solo la musica a basso volume della radio e il rumore del motore che fa sfrecciare l'auto su quella grande strada che costeggia l'oceano. Il paesaggio corre veloce fuori dal finestrino e penso che in questo momento non ci sia cosa più bella.
È tutto così diverso da Milano.
I colori, il clima, la gente.

Il cielo è di un blu intenso senza alcuna traccia di nuvole, il sole si riflette nell'acqua dell'oceano.
Le spiagge sono puntellate di ombrelloni colorati e piene di gente.
Famiglie, bambini che costruiscono i loro castelli di sabbia, ragazzi che giocano a beach-volley o a racchettoni sul bagnasciuga e surfisti che inseguono le onde.
La pace e la serenità di questo mosto mi ha sempre incantata fin da piccola quando io e la mia famiglia venivamo qui per le vacanze estive.
Io e Alex passavamo i pomeriggi a fare lunghi giri in bicicletta, o a sfrecciare sui nostri roller-skates sulla stradina asfaltata che costeggiava il mare, per poi fermarci all'ombra di una delle tante palme in fila sul sentiero a gustarci un fresco gelato.
Mi mancano quei momenti.
Quando eravamo felici e spensierati e tutto nella nostra vita andava bene.

L'auto si ferma nel parcheggio di fronte ad un enorme edificio.
"Sam, ti do il benvenuto alla Harvard-Westlake School" dice mio fratello allargando le braccia e indicando la grande struttura davanti a noi.
"Come scusa? Tu studi qui?" chiede incredulo mio padre chiudendo l'auto. Mio fratello annuisce facendomi un rapido occhiolino. "Ma com'è possibile?".
"Non ho bisogno dei tuoi soldi, posso cavarmela benissimo anche da solo. E la mia borsa di studio ne è la prova" risponde il ragazzo soddisfatto e compiaciuto nel vedere l'espressione scioccata che si è dipinta sul volto di nostro padre, che fa per ribattere ma viene interrotto dalla voce di una donna che si avvicina a noi con passo svelto.
"Buongiorno, sono la signorina Stephens, responsabile dello smistamento degli studenti e degli alloggi" si presenta la donna.
"Siete qui per gli appartamenti giusto?" chiede sfogliando un fascio di moduli nella sua cartellina e porgendocene alcuni.
"Perfetto, possiamo iniziare" esclama iniziando a camminare. Attraversiamo il parcheggio ed entriamo nel campus attraverso un cancello laterale, dove oltre le varie strutture scolastiche ci sono vari palazzi residenziali per gli studenti.

Amore & Odio || Arón PiperDove le storie prendono vita. Scoprilo ora