🗓️Lunedì 28 ottobre 2019
📍Phillip Island, Australiarebediggia
Liked by anacarrasco_22 and others
"Here is the face of my guardian angel every single second of my life🤡🤡"
The comments below this post have been disabled
×××
08.20
Apro gli occhi a causa del forte mal di testa e della sensazione di ansia che sento, e subito noto la mascherina che ho probabilmente per l'ossigeno, o comunque per qualcosa del genere. Sinceramente non capisco dove sono, forse perché sono troppo occupata ad impanicarmi sul motivo per cui ho ansia. Guardo per un po' la flebo che ho attaccato alla mano, e poi inizio a fissare il soffitto, e gradualmente inizio a guardare il vuoto. Lentamente mi inizio a calmare, ed a ricordare tutto, anche il motivo per cui mi trovo in un cazzo di ospedale.
"Ehi, finalmente ti sei svegliata! Come va?" Chiede Enea entrando nella stanza e sedendosi sulla sedia di fianco al mio lettino.
"Come credi vada?" Chiedo retorica.
"Non so, sinceramente non so cosa si prova dopo un'overdose di cocaina... Ma poi perché lo hai fatto Rebe, voglio dire, intorno a te hai delle persone che ti vogliono bene" dice.
"Sei venuto qui per farmi un discorso su cos'è giusto o cosa sbagliato? Perché se hai intenzione di farlo avrei anche io qualcosa da dirti" dico secca.
"E cosa?"
"Dare della puttana ad una persona ed andare il giorno dopo da lei e fare il carino non funziona" replico con un sorrisetto, e quello che lui aveva stampato sul viso se ne va.
"Stanotte sono solo stato sincero" replica.
"Anche io ora sono sincera, quindi ti invito ad andartene" dico, ma lui sta zitto e resta immobile a fissarmi.
"Vattene cazzo!" dico alzando la voce ed indicando la porta con la mano. Enea a questo punto si alza, va fino alla porta, mi guarda un'ultima volta e poi esce, lasciandomi sola. Ho rovinato tutto, ogni singolo elemento della mia vita. Sono stata una stupida, quando inizio a fare qualcosa non so mai fermarmi al momento giusto, e vado sempre a mettermi nei casini. Pensandoci bene sarebbe stato meglio se tutta quella coca che ho preso ieri sera fosse stata la dose letale, almeno avrei risolto tutti i miei problemi.
Prendo in mano il telefono e controllo le notifiche, notando un bel po' di chiamate e messaggi da parte dei miei genitori. Bene, a quanto pare lo sanno anche loro."Rebe, che bello vederti sveglia!" dice Beatrice entrando nella stanza con un sorriso a 32 denti. Mi giro verso di lei e le accenno un sorrisetto, che da sotto alla mascherina si nota ben poco. Mi abbraccia stringendomi forte a sé, mi molla e si appoggia al lettino.
"Hai chiamato i tuoi? Erano molto preoccupati" replica.
"Non voglio chiamarli"
"Ma dai, sii ragionevole, sono in ansia perché stanotte hai avuto veramente di tutto... Enea dov'è?" Chiede la ragazza guardandosi intorno.
"L'ho mandato via, non so dove sia e non mi interessa" dico, per poi sbuffare e riprendere in mano il telefono. Apro la rubrica, cerco il numero di mia mamma e faccio partire la chiamata. Neanche io so perché lo stia facendo.
"Rebeka, stai bene?" Chiede la voce dall'altro capo del cellulare.
"Boh, direi di si" replico.
"Ora che sappiamo come stai, facciamo la chiamata su FaceTime, che vogliamo vederti in faccia" dice mio padre (Ahh, questi boomer con il viva voce), per poi chiudere la telefonata.
"Che palle" mormoro prima di rispondere alla seconda chiamata.
"Cocaina Rebeka? Seriamente? Da quando ti abbiamo insegnato che questa è la soluzione? Mi sembrava ti avessimo fatto capire fin da piccola cos'era da fare e cosa no, ma a quanto pare non lo hai capito in tutti questi anni" dice mio padre iniziando il discorso. Il tutto dura più o meno 10 minuti, durante i quali non ho ascoltato neanche una parola di ciò che è stato detto.
"Dato che qui è tardi ti salutiamo, ma il discorso non è finito, aspettiamo il tuo ritorno per parlarne meglio" dice mia madre, mi salutano ed io chiudo la chiamata.
"Dov'è mio fratello? Senza giri di parole" dico vedendo Bea non rispondere.
"Ce l'ha con te, ed ora credo sia in hotel" dice, ed io appoggio le mani sulla fronte. Ho rovinato anche il rapporto con Fabio, stonks insomma.
13.45
Dopo aver pranzato (il cibo ha fatto un po' pena, ma io stavo letteralmente morendo di fame, quindi non mi sono potuta tirare indietro), Beatrice va al bar per prendere i nostri caffè, ed intanto io colgo l'occasione per sentire Daniel. Questa mattina è venuto anche Lorenzo a salutarmi prima di partire, quindi sarei felice di vedere anche Cecchini.
"Ehi, mi chiami perché hai già bisogno di roba?" Chiede.
"No, credo smetterò, stanotte ho esagerato, ho avuto un overdose ed ora sono in ospedale. Ti ho chiamato per sentire come stai e se sei già in aeroporto" replico calma, e lui, appena finisco di parlare, va in panico.
"Come un overdose!? Cazzo, mi dispiace... Comunque parto domani mattina, dimmi in che ospedale sei, il piano e la stanza e ti vengo a trovare" dice, gli dico tutto, mi saluta e poi chiudiamo la chiamata. Una ventina di minuti più tardi, mentre Bea mi racconta qualche gossip scoperto nel paddock, bussano alla porta, alzo la testa e vedo Daniel.
"Come sei veloce" dico sorridendo, e lui replica la mossa, avvicinandosi a noi.
"Spero mi perdonerai per il fatto che non ti ho portato dei fiori o qualcosa del genere" dice, gli rispondo con un 'stai tranquillo' e poi faccio presentare lui e la mia amica, che ancora non si conoscevano.
"Io provo a chiamare tuo fratello" dice Beatrice mentre chiacchieriamo, si alza ed esce dalla stanza, lasciandoci soli. Daniel controlla che nessuno possa sentirci, poi si avvicina a me e prende fuori dalla tasca dei jeans delle banconote.
"Questi sono i cento euro con cui avevi pagato la coca, se sei qui è solo per colpa mia, e ti giuro che mi fa stare malissimo questo" replica.
"La cazzata di prendere più droga del dovuto l'ho fatta io, tu me l'hai solo venduta, e non c'entri niente, quindi non metterti certe pare" dico con un sorriso. Lui mi appoggia una mano sul viso, io metto la mia sopra alla sua, tolgo la mascherina, lui si avvicina e fa unire le nostre labbra. Penso di non avere più il controllo della situazione. Non appena sentiamo la voce di Bea avvicinarsi, ci stacchiamo, per poi restare a guardarci per un po'.