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-I'm useless-

Appena aprì gli occhi, Katsuki non si stupì più di tanto nel vedere Izuku seduto a gambe incrociate sopra la sedia girevole della sua scrivania, intento a guardare fuori da una minuscola fessura fra le tende. Il biondo si sedette sbadigliando leggermente.

Fissò il telefono che aveva accanto e imprecò ad alta voce quando si accorse dell'ora e dei milioni di messaggi di sua madre, dei suoi amici e della dottoressa che gli apparivano sulla home del telefono. Fissò la sveglia sul comodino.
"Cazzo, ho davvero dormito fino alle 18?" Disse mettendosi le mani fra i capelli.

Izuku sussultò leggermente girandosi con un sorriso accennato.
"Hai preso troppi sonniferi ieri sera... è rischioso, non credi?" Disse guardando Katsuki alzarsi con velocità e arraffare fra una felpa e dei jeans dall'armadio. Il biondo sembrò non essersi neanche accorto delle parole del verdino e ciò fece sorridere quest'ultimo.

Riportò lo sguardo fuori perdendosi fra i suoi pensieri. Quando si girò Katsuki era in piedi davanti alla porta ancora chiusa, vestito di tutto punto e con una grande fretta che gli impediva di stare fermo. Si girò verso Izuku con uno scatto fulmineo.
"Tu non vieni?" Chiese cercando ancora di abituarsi a questa cosa.
Izuku gli sorrise.

"Ti raggiungo dopo, ora vai o salterà il tuo appuntamento" gli rispose alzandosi in piedi.
Katsuki lo guardò con uno sguardo indecifrabile ma poi, resosi conto di non aver più tempo per perdersi nei suoi pensieri, prese al volo il telefono e uscì dalla camera sbattendosi la porta dietro.

Izuku crollò a terra nello stesso momento in cui il biondo sbatteva la porta. Si portò le mani ai capelli cercando di trattenere le lacrime. Si portò le ginocchia al petto e le circondò con le braccia chinando sopra la testa.
Le lacrime gli pungevano gli occhi.

Il biondo correva all'impazzata per le strade affollate cercando di arrivare in tempo. Si chiedeva che scusa avrebbe potuto usare con lei e con tutti. Non gli venne niente in mente e, così, si rassegnò a dire la verità quando ormai stava sulla soglia dello studio.

Entrò, la dottoressa lo salutò, lui semplicemente la ignorò lanciando il cappotto su una sedia vicino alla porta.
"Allora Katsuki, cosa c'è che non va?" Chiese lei con un sorriso sulle labbra prendendo un taccuino e una penna dal cassetto della sua scrivania.

Il biondo sbuffò passandosi una mano fra i capelli rendendosi, ormai conto, di essere con le spalle al muro.
"Ho preso troppi sonniferi ieri sera..." disse in un sussurro mentre cercava di non incrociare il suo sguardo.
"Non riuscivi a dormire? Era da tanto che non ne prendevi, pensavo che avessimo risolto i problemi con gli attacchi di panico" disse scrivendo frettolosamente sul taccuino.

Si accorse in fretta che Katsuki non avrebbe risposto alla sua domanda, si sistemò gli occhiali e gli sorrise cordialmente.
"Con i tuoi amici come va?" Chiese infine aspettando una reazione del ragazzo. Katsuki spalancò gli occhi.
"Io... non ho bisogno di loro..." disse sentendosi strano come se le parole non gli uscissero dalla bocca.

La dottoressa assottigliò lo sguardo.
"A scuola invece?" Chiese pacatamente continuando a scrivere sul suo foglio.
"Non ho bisogno di loro... così come di nessun altro!" Sbottò Katsuki alzandosi dalla sedia. La dottoressa parve avere un sussulto ma non si scompose.
"Katsuki, io ti ho chiesto come va a scuola" gli disse sorridendo.
Il ragazzo apparì confuso, lui le aveva risposto che non succedeva niente di emozionante, perché reagiva così?

Si risiedette molto confuso e stordito da quell'affermazione. Era sicuro di aver risposto in quel modo.
"Katsuki, tutto bene?" Chiese la donna preoccupata dal vederlo così confuso, i suoi occhi erano fissi. Il biondo annuì.
"Sì... è solo che... devo aver preso troppi sonniferi, ecco tutto" i suoi pensieri sembravano intrecciarsi fra loro, le parole uscivano discontinue.

Guardò la donna negli occhi, lei gli sorrise nonostante la sua leggera preoccupazione.
"Va bene Katsuki, ci sentiamo per decidere la prossima seduta, okay? Vai a casa adesso, ti vedo un po' stanco"
Katsuki annuì e si alzò ancora confuso.

Sì era solo un po' stanco, niente di più.
Afferrò il cappotto e uscì dallo studio camminando lentamente.
La dottoressa afferrò la cornetta del telefono attendendo con impazienza che la sua segretaria rispondesse.

"Chiami i genitori di Katsuki Bakugou, ho bisogno di un colloquio con loro il prima possibile. Fatti dire, appena arrivano nello studio, se possono darci qualche recapito telefonico di un suo insegnante o amico. Sì, il prima possibile. Grazie." Disse appena la segretaria rispose.

Posò la cornetta iniziando ad aprire i cassetti della sua ordinata scrivania per cercare tutti gli appunti presi durante le sedute con Katsuki degli ultimi mesi, li raccolse in due pile e parve calmarsi. Sprofondò nella comodità della sua poltrona sospirando leggermente.

Katsuki procedeva lentamente verso casa. Gli sembrava che i pensieri fossero ingarbugliati fra loro, senza un filo logico. Pensava a Izuku che probabilmente era rimasto a casa, a cosa rispondere a quella miriade di messaggi, alla sua famiglia, agli occhi preoccupati della dottoressa mentre scriveva frettolosamente su quei maledetti taccuini, pensava a se stesso.

Che fosse solamente un po' di stanchezza? Katsuki si passò una mano fra i capelli, aveva l'impressione che quei pensieri caotici e confusi avrebbero preso il possesso completo della sua mente.  Lui non si sentiva male o forse si era solo abituato a vivere con quell'opprimente sentimento al centro del petto che più volte lo lasciavano sveglio la notte.

Si ricordava i primi giorni in cui aveva iniziato ad avere attacchi di panico. Quelle voci, la vista sfocata, gli occhi pieni di lacrime. Si sentiva così maledettamente stupido a prendere quella roba per dormire, non riusciva ad accettare gli incubi che lo svegliavano, che gli provocavano dolore.

Ma ora era diverso, ora lui riusciva a vederlo. Non lo sentiva più così lontano e irraggiungibile, non aveva più bisogno di scappare dal mondo reale e rifugiarsi in quello dei sogni sperando di vederlo lì. Ora lui era davvero lì, non aveva più bisogno.

Si fermò, solo adesso si era reso conto di cosa stava davvero pensando. Calciò un sassolino, frustrato. Sapeva bene di amarlo ma era davvero così difficile ammetterlo? Era più doloroso, si sentiva vuoto, inutile. Si era reso conto di provare sentimenti molto più forti per il verdino e ora? Ora cosa avrebbe mai potuto fare? Doveva rassegnarsi a quell'eterno vuoto al centro del petto? O forse, avrebbe dovuto rinunciare a vivere per tornare con lui?

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Yo
Scusate se vi faccio sempre aspettare così tanto però davvero la scuola online mi sta prendendo un sacco uff
Spero vi piaccia lo stesso! Fatemi sapere ;)
See ya

Numb || BakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora