-I trusted you...-
Katsuki sapeva di essere obbligato.
I suoi genitori avevano cercato di farlo sentire come se quella fosse anche una sua decisione, avevano solo fallito.Il biondino tornò a piccoli passi nella sua camera, Izuku era seduto sul letto quando lui entrò. Katsuki entrò lentamente chiudendo poi la porta a chiave, sentiva le lacrime pungergli gli occhi. Si girò verso il verdino, ormai le lacrime scorrevano sulle sue guance. Izuku si alzò in piedi, sapeva che Katsuki non poteva parlare se suo padre era in casa ma non poteva restare semplicemente immobile guardando il biondino piangere.
Gli corse incontro cingendo le sue braccia attorno al suo busto, Katsuki affondò la sua testa fra i riccioli verdi del più piccolo, piangendo silenziosamente. Quando le lacrime finirono e quel maledetto senso di vuoto prese il posto della tristezza, Izuku fece stendere il suo ragazzo sul letto e si stese accanto a lui facendogli poggiare la testa sul suo petto e passando continuamente una mano fra i capelli biondi di Katsuki.
Era incredibile come non ci fosse bisogno di parlare fra i due, entrambi capivano le esigenze dell'altro e ora, la priorità assoluta di Izuku, era far sentire meglio il biondino. Rimasero in quella posizione per ore ed ore, Katsuki talvolta si addormentava fra le braccia del suo ragazzo venendo poi svegliato, dopo qualche minuto, dai suoi pensieri rumorosi.
Quando chiudeva gli occhi gli sembrava quasi di poter sentire delle voci, come se la sua coscienza gli stesse parlando, prendendosi gioco di lui, Katsuki si svegliava di soprassalto e allora Izuku aumentava la presa attirandolo ancora di più a sé e cercando di fargli capire che lui era lì e che non l'avrebbe lasciato.
Katsuki gli sorrideva appena e appoggiava nuovamente la testa sul suo petto mentre la mano di Izuku tornava fra i capelli irresistibili del biondino.
Verso l'ora di pranzo, Masaru bussò con riluttanza alla porta del figlio. Katsuki alzò la testa, un velo di lacrime rendeva lucidi i suoi occhi."Katsuki? Ti ho portato qualcosa da mangiare nel caso tu avessi fame..." disse Masaru con un fil di voce.
Il ragazzo fissava la porta, non aveva fame. L'uomo abbassò la testa prendendo la via delle scale.
"Perché..." disse il biondino alzandosi dal letto. Izuku lo guardò con uno sguardo pieno di preoccupazione ma Katsuki gli sorrise, si accasciò davanti alla porta, si sentiva stanco.Masaru tornò indietro, fissava la porta, si domandava se suo figlio si sentisse davvero bene rinchiuso in quelle quattro mura.
"Perché ogni volta che provo a stare meglio... perché ogni volta voi volete impedirmelo?" Disse Katsuki fra un singhiozzo e l'altro. Il verdino si sedette accanto a lui, sentirlo così vicino fece bene al biondino e, ancora una volta, non era stato necessario dire niente.
Ci fu un lungo silenzio, solo i singhiozzi di Katsuki riecheggiavano fra le quattro mura della sua camera."Katsuki, io ti amo più di ogni altra cosa al mondo ed è proprio per questo che lo sto facendo, così come tua madre. Noi vogliamo solo che tu stia bene, lo abbiamo sempre voluto. Io... non posso più sopportare di vederti stare male così. Non so perché sei convinto di stare bene ma il tuo corpo esprime il tuo vero stato d'animo... Capisci la paura che provo ogni giorno? Pensare che ogni singolo momento che vivo accanto a te, parlandoti o semplicemente guardandoti, potrebbe essere l'ultimo mi distrugge..." la sua voce si incrinò ma lui fu svelto ad asciugarsi le lacrime.
"Quando... quando quella volta sei svenuto a scuola durante un'esercitazione, pensavo che sarei morto d'infarto... per non parlare di quando arrivai a scuola e vidi tutti quei tagli sulle tue braccia... pensavo di averti già perso e il pensiero mi dà ancora i brividi. Solo per quello ti abbiamo mandato da una psicologa, capisci? Tu non puoi perderti così e noi nemmeno, io e tua madre... non so come potremmo fare senza di te..." Masaru si avvicinò alla porta della stanza, posò la sua mano sulla superficie liscia. Era un gesto sciocco ma lo faceva sentire vicino a suo figlio.
Katsuki sospirò, era così stufo di piangere. Guardò Izuku accanto a lui, era adorabile, la sua mano non si muoveva da sopra la sua, lo faceva stare bene.
"Se ti serve qualcosa, vieni di sotto" disse semplicemente Masaru dopo aver passato troppi minuti a sperare in una risposta. Un timido "grazie" rotolò dalle labbra di Katsuki ma, ormai, suo padre era già in fondo alle scale.
Il biondino si rimise a letto, si sentiva incredibilmente stanco, le palpebre pesanti.Izuku lo abbracciò quando ormai era addormentato, si chiese cosa stesse sognando, gli accarezzò i capelli setosi, gli baciò la fronte. Lo invidiava e si pentiva di ciò ma poter parlare con i propri cari era un lusso che a lui non era più concesso. Si ricordò di quel giorno, quello in cui era apparso a Katsuki per la prima volta. Quando aveva lasciato lui sul pontile sulla collina, era arrivato davanti a casa sua. Il nome sulla targhetta era cancellato, la casa buia e vuota.
Si ricordò di come era entrato correndo in camera sua trovandola spoglia e polverosa. Doveva aspettarselo, sua madre non avrebbe mai potuto sopportare l'idea di rimanere là con i sensi di colpa rinchiusi nella camera del suo bambino, pronti ad uscire. Eppure lui ci aveva sperato, aveva sperato di entrare in casa e di vederla seduta davanti alla televisione, o affaccendata in cucina ma la realtà era diversa, lei era andata via, lontana da quella città così piena di dolore e, la cosa peggiore, lui non sapeva dove.
Katsuki si agitò nel sonno.
"Shh shh va tutto bene..." gli sussurrò piano Izuku riprendendo a passare le sue dita fra quei capelli scompigliati.
L'espressione del biondino tornò calma e Izuku tirò un sospiro di sollievo.Masaru, in cucina, fissava nervosamente l'orologio. Quando ormai erano le 23 inoltrate, la porta di casa finalmente si aprì e Mitsuki entrò, richiudendola.
L'uomo fissò la donna togliersi le scarpe e camminare verso il tavolo dove era seduto, gli unici rumori che riempivano la stanza erano lo scricchiolare del parquet sotto i piedi di Mitsuki e il ticchettio dell'orologio appeso alla parete."Dove sei stata?" Chiese Masaru, rompendo il silenzio per primo.
Mitsuki sospirò e si sedette, distrutta.
"Sono andata allo studio di quella dottoressa, le dovevo ancora dare la cartella di Katsuki. L'ha letta e analizzata e anche lei la pensa come la psicologa, ha fissato un appuntamento per lui domani mattina." Disse Mitsuki disegnando con il dito sulla superficie del tavolo.Masaru sospirò rassegnato.
"Che c'è? Vuoi forse che io ignori la cosa come stai facendo tu per paura? Io guardo in faccia la realtà, dovresti provarci anche te." Sbottò la donna.
"Tu... tu da quant'è che non parli con lui di preciso? E no, la tua ridicola sfuriata di stamattina non vale. La dottoressa era stata chiara, lui non doveva sapere nulla di tutto ciò, né del suo aspetto né di altro! Ora lo metterai ancora più sotto pressione non credi?" Disse Masaru alzando la voce e iniziando a camminare per la cucina
"Quando sei andata via, gli ho parlato. Lui è convinto di stare bene, e così doveva continuare a pensare cazzo! Pensi forse che quando lei avrà fatto la diagnosi noi potremmo continuare a mentirgli così?" Continuò l'uomo.Mitsuki sospirò rumorosamente passando una mani fra i suoi capelli.
"Hai ragione, non avrei dovuto dirgli niente sul suo aspetto, avrei dovuto continuare a fregarmene come fai te, giusto? Avrei dovuto svegliarlo domani, tramortirlo, metterlo in macchina e portarlo dalla dottoressa..."
"E chiamala psichiatra! Ormai penso che tutti abbiamo capito che vuoi per forza che tuo figlio sia un pazzo no? Perché non chiamarla così allora?" Urlò Masaru interrompendo la moglie."Sai cosa? Non mi interessa un cazzo di quello che pensi. Domani io porterò Katsuki in quel maledetto studio, tu continua a pensare al tuo mondo perfetto dove tuo figlio non è come gli altri comuni mortali, continua a pensare che puoi proteggerlo da qualunque cosa e lasciaci in pace." Disse Mitsuki prima di correre su per le scale e chiudersi la porta dietro.
Le lacrime le rigavano il viso, strisciò fino ai piedi della porta e là si addormentò con ancora le lacrime che le solcavano le guance.----
Manca poco ormai
Come finirà?
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Numb || Bakudeku
Fiksi Penggemar"No, no, no... ti prego, non voglio morire. Non così, non ora, non qui, non senza di lui, con il sole alto nel cielo. Mi perdonerai, lo farai no? Mi perdonerai per essere morto così?"