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Quando si svegliò quella mattina al prima cosa che vide fu l'espressione di Izuku che, beatamente, dormiva accanto a lui.
Tutto sembrava immobile attorno a lui. Il canto degli uccellini arrivava ovattato e la luce dei primi raggi solari veniva filtrata dalla tenda che copriva la finestra, illuminando appena la stanza.

Katsuki osservava ogni minuscolo, irrilevante e spettacolare dettaglio del viso del verdino. Sembrava che, più ossevasse quel suo viso così puro e perfetto, più si rendesse davvero conto di quanto, solo lui, potesse farlo sentire così bene. La spruzzata di lentiggini che gli donava quel colorito adorabile, le lunghe ciglia che gli solleticavano le guance, i lineamenti rilassati, le labbra socchiuse, i ciuffi di capelli sulla fronte.

Tutto gli sembrava adorabile.
Quel momento di pura pace, però, fu ben presto interrotto. Quando quel bussare alla porta divenne quasi frenetico, Izuku aprì i suoi grandi occhioni verdi e gli puntò immediatamente sulla figura slanciata del biondino che, irritato, si stava alzando per aprire la porta.

"Katsuki sei sveglio?" Disse la donna fuori dalla porta continuando a picchiare il pugno sulla porta in legno. Il ragazzo afferrò la maniglia sbuffando e alzando gli occhi al cielo mentre la tirava giù per aprire quella porta.
"Che hai vecchia, non ti sembra un po' presto per iniziare a bussare alla mia porta? Non hai niente di meglio da fare?" Disse irritato Katsuki stropicciandosi un occhio con il palmo della mano.

La donna prese un respiro profondo così da calmarsi e parlò fermamente nonostante gli effetti della notte passata insonne per le liti con il marito.
"Io e tuo padre ti dobbiamo parlare, scendi in cucina." Disse guardando il figlio.

Le occhiaie della donna erano pronunciate  e Katsuki capì subito che qualcosa non andava. Cercò di non guardare Izuku nonostante la tentazione fosse tanta. Annuì alla madre e raccolse una felpa dalla sedia della sua scrivania prima di scendere dalle scale.

La donna restò ferma davanti alla porta aperta della camera per qualche secondo, i suoi occhi scrutavano la stanza ed erano così svegli e attenti che Izuku ebbe paura per qualche istante. Mitsuki chiuse la porta dopo qualche attimo e prese anche lei la via delle scale.

Katsuki era seduto a capotavola. I suoi movimenti erano nervosi, alzava velocemente il piede o si sistemava i capelli scompigliati. Non era a suo agio. Masaru era seduto accanto a lui, una tazza di the fumante, che prima aveva offerto al figlio, era a qualche centimetro dalle sue dita che faceva tamburellare, inquieto, sulla superficie levigata del tavolo.

I suoi occhi erano fissi sulla tazza con il the, i suoi pensieri erano fissi su Katsuki. Ormai non riusciva a pensare a nient'altro che non fosse suo figlio, le notti insonni, quando non le passava litigando a bassa voce con Mitsuki, le passava annegando nelle preoccupazioni che Katsuki gli faceva venire.

Mitsuki si sedette accanto a Katsuki, davanti a suo marito che, però,  non la degnò neanche di uno sguardo dispiaciuto, come era sovente fare dopo una lite. Mitsuki sapeva che aveva ragione, lei lo faceva solo per il bene di Katsuki, perché lui non voleva accettarlo?

"Allora? Mi avete fatto svegliare all'alba per farmi gelare il culo in cucina o qualcuno ha intenzione di aprire la bocca?" Disse Katsuki strofinandosi la manica della felpa.
Masaru ebbe i brividi.

"Io e tuo padre ne abbiamo discusso" iniziò Mitsuki quasi fulminando con lo sguardo Masaru.
"La dottoressa ha detto che con lei non parlavi molto e quindi abbiamo deciso di mandarti da qualcuno di più competente, con cui, magari, potrai sentirti più a tuo agio e se neanche con lei andrà bene, potremmo sempre tentare qualcun altro. Cosa ne pensi?" Proseguì lentamente Mitsuki mentre gli occhi le diventavano lucidi.

Katsuki spalancò gli occhi. Per un attimo il suo corpo si fermò, sentiva la rabbia montargli in petto. Non ci poteva credere, come facevano a non capire che mandarlo da uno psicologo avrebbe solo rovinato tutto? Lui non era malato.
"Katsuki, dicci qualcosa" disse Masaru avvicinando la sua mano a quella del figlio che la ritirò subito arrabbiato.

"Cosa potrei mai dirvi? Immagino che la decisione sia già stata presa no? Perché non mi obbligate ad andarci e basta, mi avreste evitato di assistere a questa scena del cazzo! Non mi pare che il mio pensiero sia stato chiesto prima di decidere questa cosa e, neanche se riguarda me, devo essere escluso come un coglione?" Disse ad alta Katsuki alzandosi di scatto dalla sedia.

Masaru guardò Mitsuki come se fosse d'accordo con il figlio ma la donna non lo guardò neanche. Invece sospirò lentamente e, massaggiandosi appena le tempie, riprese a parlare.
"Katsuki, mi pare ovvio che io e tuo padre possiamo decidere per te in questo momento, non è forse quello che fanno i genitori? O pensi che sia strano preoccuparsi per i propri figli?! Io e tuo padre vogliamo solo che tu stia bene, nient'altro." Disse guardando il figlio che, tremante, si appoggiava alla parete.

"Preoccuparsi? Si può sapere di cosa? Io sto bene..." riprese Katsuki
"Smettiamola adesso di dirci cazzate! Non parli più, ti isoli costantemente per non parlare della perdita di peso, ormai si vedono le costole e tu non te ne rendi neanche conto, ti rifiuti di guardarti allo specchio ma se lo facessi vedresti bene come sei cambiato, le tue gambe quasi non ti reggono più! Pensi che non sappia dei tuoi voti a scuola? O che non abbia visto quelle pillole nel tuo cassetto? Pensi forse che sia stupida?!" Urlò Mitsuki con le lacrime agli occhi alzandosi in piedi.

Masaru si portò una mano sugli occhi, scostando leggermente gli occhiali, per poi tornare a guardare il figlio che si sorreggeva alla parete. Il suo viso scarno e pallido era coperto da un velo di terrore, i suoi occhi erano spalancati e la sua bocca semiaperta.

Mitsuki si avvicinò al figlio e Masaru le andò vicina proprio quando lei lo aveva preso per le spalle.
"Quindi io ti chiedo solamente di lasciarti aiutare. I-io non posso sopportare di vederti appassire così... per non parlare di ciò che potrebbe succederti se continui così..." disse Mitsuki mentre le lacrime le rigavano il viso.

Masaru le prese le mani, togliendole dalle spalle di Katsuki, nel vano tentativo di calmarla. Ma Mitsuki lo scostò bruscamente e, asciugandosi appena le lacrime, uscì dalla porta d'ingresso lasciando dietro di sé solo il silenzio.
L'uomo sospirò guardando la porta.
Katsuki si sentiva male, come se stesse per svenire da un momento all'altro e, probabilmente, se non ci fosse stato suo padre a prenderlo e a farlo sedere, lo avrebbe fatto.

Con un unico, terribile pensiero, prese tra le mani la tazza di the e se la portò alle labbra bevendo a piccoli sorsi mentre cercava di ordinare i pensieri nella sua mente. Sua madre aveva scoperto tutto? Sapeva di Izuku? Avrebbe dovuto rinunciare al parlare con lui ancora una volta, mandarlo via forse?
Si fermò.
La testa gli faceva male, aveva finito il the.

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ECCOMI
alloraa, è da tanto che non ci sentiamo! Diciamo che sono stati mesi difficili, sono stata ricoverata, poi dimessa e poi di nuovo ricoverata ma adesso sto bene (si spera)
Parliamo di voiii, mi siete mancati un sacco🥺❤ e i vostri commenti sono sempre così carini e divertenti, vi amo💕
LA STORIA È NELL'ARCO FINALE e stavolta non ci metterò molto ad aggiornare, promesso!
Cosa ne pensate? Come andrà a finire secondo voi?
Ci sentiamo💕

Numb || BakudekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora