L'appuntamento

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La mattina dopo Spencer si svegliò molto presto. Era tutta la notte che pensava a quei due messaggi. Era così preoccupata: come aveva fatto “A” a leggere il messaggio di Toby?
“A” sapeva troppo. Non voleva avere segreti con le sue amiche, ma Toby le aveva chiesto di non rivelare nulla… Perché? Forse si vergognava di lei?
Mille domande le si accumulavano in testa, mille dubbi e nessuna risposta. Così accantonò per un secondo le sue curiosità. Scese giù in cucina, dove incontrò Melissa e Ian. Ian non le piaceva per niente, era strano e pieno di misteri, non si fidava di lui.
Nessuno disse una parola. Il silenzio imbarazzante fu finalmente interrotto da Melissa.
- Hey, Spen… Ieri sera sei corsa subito in camera… è successo qualcosa?-
Spencer prontamente rispose: - No, no, ero solo un po’ stanca e volevo dormire-,
- Se lo dici tu…-
Ian interruppe la conversazione delle due. - Allora Spencer, ci sei alla partita di oggi?. L’altra volta ci sei mancata-
Spencer fece una smorfia di disgusto. - No anche questa volta vi do buca, mi dispiace.-, rispose.
-Che peccato, spero tu possa tornare presto a giocare con noi-
- Si, Ian, sono certa di esserti mancata molto- disse, con tono sarcastico - Mi dispiace dover interrompere questa piacevolissima conversazione, ma devo andarmi a preparare per la scuola-.
Spencer voltò le spalle alla coppia e corse in camera.
Quella mattina ci mise più tempo del solito a prepararsi, voleva essere carina per Toby, ma non trovava nulla che andasse bene. Per un momento avrebbe voluto annullare tutti i suoi piani, dare buca al ragazzo e rimanere semplicemente a casa davanti ad una cioccolata. Era la prima volta che si sentiva cosi, la prima volta che non era sicura delle sue decisioni. Non avrebbe potuto neanche chiedere alle sue amiche: troppe spiegazioni da dare e non era ancora il momento.
Così si rassegnò e prese una camicetta blu, un paio di jeans neri e degli stivali neri di Valentino regalategli di Hanna per il suo compleanno.
Quando finì di prepararsi, si accorse di essere in ritardo per la scuola. Corse giù per le scale, dimenticando anche di dire che sarebbe tornata tardi.
Arrivata a scuola, vide le sue amiche sulla soglia della porta.
- Spencer, ti sembra questa l’ora di arrivare?- la rimproverò Aria - Se non ci sbrighiamo arriveremo tardi alla lezione di Ezra… cioè del Signor Fitz-.
Tutte scoppiarono in una risatina imbarazzata.
- E dai.. mi sono sbagliata. Ma ora corriamo in classe e Spencer ci spiegherà dopo- disse Aria sentendosi sotto accusa.
Le ore per Spencer non passavano mai, non vedeva l’ora di uscire per poter andare a Brookhaven.
Intanto anche Toby era nella sua stessa situazione. Cercava di distrarsi con lavoretti manuali, ma era inutile, non faceva che pensare all’appuntamento. Cosa avrebbe detto? Come avrebbe giustificato quel comportamento ostile? Le avrebbe detto subito di essere innamorato? Meglio di no, o sarebbe passato per un maniaco.
Quando le preoccupazione sembrò essere arrivata al limite del ridicolo, gli venne in mente che Spencer avrebbe anche potuto non presentarsi. Gli venne l’ansia, così tanta che si dovette coricare sul divano per calmarsi e riposare.
Si svegliò alle 15.00,  non aveva neanche pranzato, ma non c’era tempo. Doveva farsi una doccia e partire per Brookhaven. Preparatosi, si mise in macchina e partì per raggiungere il “Seven Stones Cafè”.
Era cosi nervoso, sperava davvero che Spencer si presentasse.
Nel frattempo Spencer uscì da scuola senza salutare le amiche, alle quali non aveva rivolto la parola tutto il giorno. Si infilò in macchina e sfrecciò verso casa. Non si sentiva più sicura del suo aspetto, quindi cercò nell’ armadio qualcos’altro da indossare. Tuttavia, si rese conto che, in realtà, i vestiti non erano cambiati in poche ore, erano sempre gli stessi e nessuno le sembrava adatto. Per questo andò in un negozio del Rosewood Mall e acquistò un vestitino simile a quelli di Hanna: corto, scollato, nero, ma elegante. Acquistò anche un paio di décolleté rosse. Finalmente si sentì bella, sensuale, non a suo agio, certo, ma sperava almeno di piacere a Toby.
Mentre stava per pagare si accorse che erano già le 17.00. Era in ritardo. Certo, le aveva detto che l’avrebbe aspettata, non voleva dargli l’impressione che non le importasse. Scese  per le scale mobili, aprì la portiera della macchina e si mise al volante.
 Arrivò alle 17.30 e, per paura che Toby se ne fosse già andato, cercò senza successo di correre verso il Café. Si guardò intorno, ma non riusciva a vederlo. Così, presa dallo sconforto, si diresse verso l’uscita. Mentre stava per andarsene, una cameriera la bloccò.
 –Mi scusi… E’ lei la signorina Hastings?-
- Certo, perché me lo chiede?- Mugugnò Spencer.
- Quel ragazzo la sta aspettando al suo tavolo.-
Si sedette, cercando di trattenere l’emozione. Anche Toby era molto nervoso; era entusiasta e spaventato allo stesso tempo.
Ci fu un iniziale imbarazzo, che durò all’incirca cinque minuti. Poi, però, Toby prese coraggio e ruppe il ghiaccio: - Come va? Ti vedo diversa, sei molto bella-.
Spencer arrossì. - Sto bene grazie-, rispose.
Toby si sentì morire d’imbarazzo. “Stupido, stupido, stupido!” si ripeté in testa, per un quarto d’ora. “Le ho praticamente detto che non mi piace com’è di solito.”
 Spencer era però stanca di quel silenzio e prese in mano la situazione.
- Allora Toby… perché mi hai mandato quel messaggio e, soprattutto, perché mi hai trattato così ieri?-
Toby aprì la bocca per parlare, quasi con timore. - Sai, tu mi piaci molto…-.
-Anche tu mi piaci molto.- lo interruppe Spencer.
 - Ti prego Spencer, non mi interrompere- riprese lui -non sai quanto sia difficile per me, aprirti il mio cuore. Allora, stavo dicendo… Tu mi piaci molto, ma… tu sei cosi perfetta, la ragazza perfetta, la figlia perfetta, la studentessa perfetta. Io invece sono e rimarrò il “mostro” di Rosewood. La gente parlerebbe e non voglio che tu stia male per me-.
Spencer non sapeva cosa rispondere. Perché Toby credeva che lei fosse cosi superficiale da ascoltare i pettegolezzi?
- Perché credi che mi importi di cosa pensa la gente? Pensi che io sia cosi superficiale?- gli chiese. –Cioè… io non sono così, sono molto più profonda. Non sono perfetta, anzi, sono tutto tranne che perfetta! Sbaglio molte cose, mi preoccupo per tutto, sono invadente. E poi un disastro di sorella, di figlia… a scuola vado bene solo perché altrimenti sarei davvero una pessima persona…-.
Toby fermò quello sproloquio con un bacio. Era tutto proprio come se lo ricordava: PERFETTO.
Il bacio fu però interrotto dalla cameriera.
- Perdonatemi se interrompo questo momento... Ecco a voi, le vostre bevande: Per la signorina un frullato di frutti di bosco e per lei un caffè. Scusatemi ancora.-
- Come facevi a sapere che il frullato di frutti di bosco è il mio preferito? Hai indagato su di me? – chiese a Toby, sorpresa, per poi scoppiare a ridere.
- In realtà, io ti avevo ordinato un caffè. Che strano!-, la corresse lui.
Spencer era stranita, quasi delusa… aveva creduto, per un istante, che Toby conoscesse tutto di lei. Però non le importava, l’importante era che stesse passando un bellissimo pomeriggio, in compagnia di un ragazzo fantastico. Si accinse a bere il frullato quando lesse, sul frullato stesso,  “A”. Nello stesso momento le arrivò un messaggio. Era di “A”.
 

“Sorpresina stronzetta,
Se vuoi posso stare zitta con mammina e papino… Ma come sai io do solo se tu dai”


 
 
Spencer era terrorizzata. I suoi genitori non avrebbero mai accettato la relazione con Toby, non potevano venirlo a sapere.
Gli occhi erano colmi di terrore, il viso pallido e le mani tremolanti allarmarono il ragazzo.
– Spencer, tutto bene? Di chi è il messaggio?-
- No, non è niente. E’ Emily, ha bisogno di me.- cercò di tranquillizzarlo. -Vorrei stare qui, ma devo andare-.
Toby non credette alle parole di Spencer, non poteva aver così paura solo per un messaggio di Emily.
- Ok… Allora vai da Emily. Ti chiamo io domani- disse, decidendo di far finta di esserci cascato.
-Allora aspetto una tua chiamata! Però ora dammi un bacio.-
  Toby e Spencer partirono infine per Rosewood, anche se in due macchine diverse.
Appena possibile, Spencer scrisse un messaggio alle sue amiche.


"SOS. Venite a casa mia, io arrivo tra un po'" 

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