And neither one, one of us
wants to say we're sorry.~*~
"Susan, ehi" fece Harry arrivando di soppiatto, appoggiandosi distrattamente al bancone della scrivania della ragazza.
"Oh, ciao Harry" fece Susan Bones, alzando lo sguardo su di lui dalla sua postazione, circondata da ogni genere di scartoffie. Susan gli sorrideva sempre, e Harry trovava che la sua presenza costante fosse l'unica cosa certa e sicura del Ministero. Aveva imparato a non dare per scontato niente, in quell'anno e mezzo di lavoro. "Allora, qual è la tua emergenza?" gli chiese allegra.
Susan era gentile il novantanove per cento del tempo, in ogni caso. L'unica volta, a memoria di Harry, in cui l'avesse vista arrabbiata, era stato il suo primo giorno come centralinista al Dipartimento Auror: un momento inquietante in cui lei li aveva fatti sedere tutti davanti alla sua scrivania e li aveva minacciati brandendo la spillatrice, intimando loro di non contattarla in nessun caso - se non per una vera, vera emergenza. Aveva concluso il suo discorso con un sorriso, ma quella smorfia da pazza era rimasta per parecchio tempo incisa nella mente di tutti gli Auror.
"Non sono sicuro che sia un'emergenza" Harry esitò per un secondo, ricordando distintamente le parole del discorso. Suonavano come palline di block notes e morte per soffocamento, per poi terminare con un felice nessuno sospetterà della centralinista. Nessuno sospetta mai della centralinista. "Ma ci sono tipo, quattro snasi nel mio ufficio. Ho pensato che qualcuno dovesse saperlo"
Susan lo scrutò attentamente per una drammatica frazione di secondo - in cui Harry riuscí già a sentire il sapore secco della carta dei block notes in gola e il fiato mancargli - per poi scoppiare a ridere, con immenso sollievo del Grifondoro. "Disposizioni degli Indicibili, Harry. Stanno arrivando per una perquisizione"
"Indicibili?" chiese Harry, aggrottando le sopracciglia. "Perquisizione?"
"È quello che ho detto" annuí lei, prima di tornare al suo frenetico lavoro con i foglio sparsi attorno a lei.
Harry esitò per un attimo, poi si guardò intorno. La situazione, effettivamente, era diventata in fretta più caotica del solito. C'era gente che correva da tutte le parti, snasi che inseguivano Auror che si toccavano molto sospettosamente le tasche, uomini e donne vestiti di nero tra loro che facevano domande e agitavano le loro penne prendi-appunti con le bacchette in aria. Si chiese come facesse Susan a rimanere concentrata e fece quasi per chiederglielo, quando all'improvviso qualcuno gli si accostò e lui sobbalzò.
"Oh, Potter, alla buon'ora" disse quella che riconobbe subito come Pansy Parkinson, affiancandoglisi con un sorriso ironico. "Te la sei presa comoda, eh?"
"Io non - ero occupato a far uscire gli snasi dal mio ufficio e - che cosa sta succedendo?" chiese in fretta, aggrottando le sopracciglia.
Per un attimo lei smise di leggere il blocco di fogli che teneva fra le mani, e alzò lo sguardo su di lui. Sembrava divertita. "Gli snasi devono stare nel tuo ufficio, Potter. Siamo qui perché hanno rubato una Giratempo dall'Ufficio Misteri"
"E credete che io l'abbia rubata?" chiese Harry, indignandosi subito e incrociando le braccia.
Pansy alzò gli occhi verde foresta al cielo. "No, Potter. Il mondo non gira solo intorno a te, sai. Stiamo perquisendo tutti"
"Ah" borbottò Harry, un po' imbarazzato. Cercava di non guardarla - quasi inconsapevolmente - perché c'era qualcosa nel suo ghigno sarcastico e nel tuo tono, qualcosa che gli ricordava troppo Malfoy. E non voleva pensare a lui, soprattutto non quando avrebbe dovuto incontrarlo dopo il lavoro per permettergli di leggergli la mente a suo piacimento. "Pensavo che fossero state bandite, dopo la guerra" aggiunse, abbassando la voce.
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Golden. ||Drarry ff
FanfictionIn un futuro in cui Harry, a ventuno anni appena compiuti, trova il coraggio di trasferirsi a Grimmauld Place, la casa che gli ha lasciato Sirius in eredità. E dove, rovistando nella sua camera, trova il diario di suo padre. E tra i ricordi della vi...