XIII

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Do me a favor, and break my nose
or do me a favor
and tell me to go away
or do me a favor
and stop asking questions

~*~

Quando Harry quella sera entrò a Grimmauld Place, aveva ripreso a piovere.

Le piogge primaverili erano normali in quel periodo dell'anno, ma quella era così violenta che sembrava far presagire i temporali estivi che sarebbero arrivati in pochi mesi. Harry richiuse la porta dietro di sé con un sospiro, e si costrinse a raggiungere il divano prima di collassare sul pavimento.

Pensò di chiamare Ron, di cercare qualcosa che gli impedisse di riflettere. Guardò distrattamente l'orologio. Era ora di cena, e anche se sapeva che Ron sarebbe partito all'istante se avesse sentito la sua voce in quel momento - sarebbe partito se solo glielo avesse chiesto - lo immaginò con Hermione, a chiacchierare della loro giornata davanti ad un bicchiere di vino. E per qualche ragione, non ebbe voglia di disturbare quella calma che gli sembrava così distante.

Kreacher si aggirò intorno a lui con aria sospetta, ma non disse nulla. Tra di loro c'era il patto implicito di non darsi fastidio a vicenda, e aveva sempre funzionato benissimo. C'erano momenti in cui Harry avrebbe voluto sentire i racconti dell'elfo domestico, che aveva conosciuto un Sirius che lui non aveva mai potuto incontrare - giovane, arrabbiato, e anche incredibilmente solo in quella casa. Ma sapeva quanto Sirius l'avesse odiato e quanto l'odio fosse stato reciproco, e non aveva voglia di sentirsi dire cose che non avrebbe voluto ascoltare.

Pensò che avrebbe potuto leggere qualcosa dal libro di suo padre. Sapeva che aggrapparsi così tanto a quelle parole non gli avrebbe fatto bene, ma conosceva così poco dei suoi genitori - i ricordi di chi li aveva conosciuti e qualche foto, nient'altro - che non poteva farne a meno. Era come dare da bere ad una persona che è stata assetata per anni.

Era salito nella sua camera e aveva appena aperto il libro, quando sentí la porta suonare. La sorpresa causata dall'interruzione improvvisa lo mise subito all'erta, e si materializzò al piano di sotto con il cuore in gola.

La maniglia della vecchia porta era congelata, e la sensazione gli fece venire i brividi lungo al spina dorsale. Ma questo non lo preparò per nulla alla visione che gli apparve.

Malfoy stava in piedi a pochi passi dalla porta, ma aveva l'aria talmente pallida da sembrare sul punto di cadere. Aveva una camicia fradicia, grondante di pioggia e attaccata al corpo magro, e i capelli gocciolanti che gli cadevano sulla fronte. Non lo guardava negli occhi, ma il suo sguardo era distante. Stava tremando, e sembrava spaventato. "Non sapevo dove altro andare" mormorò, alzando il viso per guardarlo e crollando tra le braccia di Harry.

~*~

Harry aveva condotto Malfoy dentro casa senza sforzo. L'aveva fatto sedere sul divano e l'aveva obbligato a indossare la sua felpa, nonostante le sue insistenti proteste. E quando Harry gli aveva porto una tazza di tè caldo, Malfoy gli aveva chiesto qualcosa di più forte.

Erano rimasti in silenzio mentre bevevano il loro Whiskey Incendiario. Harry non mangiava niente da quella mattina, e lo sentí bruciare giù per la gola e raggiungere il suo stomaco vuoto. Lanciò un'occhiata cauta a Malfoy, che si stava versando dell'altro Whiskey, e pensò che neanche lui dovesse aver mangiato granchè quel giorno.

"Sto bene" si affrettò a borbottare Malfoy, appoggiando il suo bicchiere sul tavolo davanti al divano su cui era seduto. "Smettila di guardarmi così"

Harry lo guardò negli occhi, ma lui distolse lo sguardo. "Mi dispiace per quello che ti ho detto oggi" buttò fuori Malfoy, a fatica. Sembrava aver ripreso colore, ma la felpa scura del Grifondoro gli stava larga e sembrava mettere ancora più in luce quanto fosse pallido e magro. "Non è colpa tua. Non avrei dovuto - "

Golden. ||Drarry ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora