Smise di piangere, ma i suoi occhi castani si velarono aggressivamente di rabbia. Mi doleva non poterla aiutare, ma non era colpa di nessuno alla fine. Io potevo solo che reggerla e impedirle di cadere, o sarei caduta con lei al mio fianco. Eravamo una cosa unica, e lei mi aveva sopportata tante volte. L'unica cosa che mi bastava fare, e forse abbastanza per lei, era quella di restarci insieme, senza mai lasciarla andare.
«Ma gli altri?»
«Dovrebbero stare alla Vecchia Napoli.» dissi io, con convinzione. Anche perché si mettevano sempre lì, senza che nessuno si facesse gli affari altrui. Anche se accosto c'era un'abitazione, e spesso uscivano fuori per sbirciare.
«Basta che non si va al Boulevard.» io risi, perché effettivamente spesso ci andavamo e rimanevamo lí fumando o ascoltando musica. Non che alla vecchia Napoli fosse una cosa diversa.
«No, tranquilla. Basta che andiamo dagli altri. O passiamo da Jamie?» le chiesi, ricordando che l'altra nostra migliore amica ci aspettava sotto casa sua. Sperando avesse completato il suo look tardivo. Impiegava ore intere per vestirsi o farsi i capelli, perfino per mettersi le scarpe.
«Hai ragione, passiamo anche da lei.» tagliò corto, quasi giunte all'angolo che deviava la via in cui ci trovavamo noi.
«Sperando sia già pronta.» ammise Esme, porgendo il telefono in tasca.
«Infatti.» continuai io. «Altrimenti non l'aspetto più. Non mi va di aspettare sempre i comodi suoi.» aggiunse, facendo spallucce.
«Non posso negarlo.» ammiccò lei, con un sorriso ma ancora lasciato in grembo alla gabbia in cui si trovava rinchiusa.
«Sai com'è fatta. Siamo le uniche che in cinque minuti hanno fatto pure la permanente.» ridemmo ambedue. «Oltre al fatto di papà, qualcosa da dire?» Voltammo alla nostra sinistra e poco dopo alla nostra destra, per passare quasi più avanti e dritto.
«Si, ho parlato con Dave. Ci vedremo domenica.» confessò. A me non dava tanto a genio quel ragazzo. Non mi fidavo. Eppure a lei piaceva, ed io non potevo che mantenerla in equilibrio e curarla. Suonai il citofono e subito dopo la madre di Jamie spronò il suo corpo verso il balcone.
«Marlene, Jamie ha finito?» chiesi alla donna.
«Si, Star, ora scende.» avvisò, ed io annuii salutandola, cosa che fece anche Esme. Esme rimase un po' più distante da me, io ero appoggiata alla porta in attesa che si rivelasse il suono di essa che si apriva. Subito dopo, accadde. Stavo quasi per cadere, ma Jamie mi prese in tempo. Io le rivolsi una risata contagiosa e Esme rimase scioccata.
«Ma sei creatina?» disse Esme, quasi sorridendo.
«Non sono morta, Esme, in caso a terra mi sarei trovata.» affermai, con Jamie col viso poco fiero. Me ne resi conto quando il suo sorriso, accompagnato dalla risata, si spensecompletamente, cosa molto strana dato che lei era solita sorridere di continuo specialmente per una mia fattaggine.
«Infatti. Ed io mi sarei messa a ridere di brutto, sappilo.» giudicò Esme, alla quale non diedi un minimo di attenzione in quanto ero presa in considerazione dall'umorismo scarso di Jamie.
«Jamie?» la richiamai.
«Si?» rispose subito lei.
«Che è successo?» richiamai la sua mente con la mia voce. Era assorta in qualcosa, e pensai ancora ad una conclusione. I suoi genitori.
«Sempre il solito.» Esme lasciò un sorriso. Pensava a quanto quella giornata avrebbe rappresentato una situazione anomala. Ormai per loro ero una mammina, una psicologa con la quale confidare i propri problemi che siano anche al di fuori di casa, e viceversa.
«Marlene?» pensai.
«Non vuole che mi trucco.» ammise, lisciando i suoi capelli lisci come la seta con due dita. Sbuffò un soffio con irritazione e chiuse gli occhi con dolore. Un dolore che non lasciava intendere crampi o battiti cardiaci accelerati, ma un dolore che si mangiava la speranza di crescere, una cosa che alimenta la rabbia e lascia abbattere la povertà di parola. Una parola uscita da bocche malate, da menti scarse.
«E che ti frega, scusami?»
«Mi frega, Star. Non sai che significa quando tua madre ti odia per ogni minima cosa che fai.» aggiunse, rompendo la sua corazza con la disgrazia di sentirsi fuori posto.
«Beh lo so, però non puoi sempre farti prendere da quello che vogliono loro. Prenditi e fai quello che vuoi quello che ti senti di avere.» feci spallucce. Ma sapevo che avevo ragione. Di colpo tutti rimasero in silenzio, e continuammo ad avanzare verso la destinazione. Ci fu il momento in cui entrambe si bloccarono.
«Come sempre ci ascolti.» disse Jamie. E le due miei migliori amiche mi avvolsero in un dolce e malinconico abbraccio.
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Don't Cry
RomanceEra la mia mente che mi guidava ovunque. Sul cuore non ci contavo più. Perché il cuore molte volte prende decisioni errate, la mente ti lascia il tempo opportuno per prevenire o curare. E non potete che darmi ragione. Spesso il cuore non fa buon gio...