10. Rosalia

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Pensai un po' a come sarebbero andate le cose. Con Clayton avevo cimentato un rapporto molto saldo, ed era quasi improbabile che un litigio ci avrebbe messo in imbarazzo. La sera si completò con la famosa immagine della sigaretta. Lanciai via il mozzicone e cominciai a parlare.
«Fa troppo caldo.» lamentai con un susseguirsi di sbuffi irritanti.
«Mamma mia, m send manghè l'erij» consultò Esme, portandosi le mani all'altezza della fronte e provocarsi delle ondate di vento con movimenti delle mani.
«Dovrebbe fare meno caldo di sera.» aggiunse Walter.
«Vero, ma a quanto ho compreso stasera sarà complicato addormentarsi.» gemetti dal caldo focoso che mi sterminava pietosamente.
«Tra nu pic ngumenz a scol, nan m send angor n'van. Voghj scí angor au mar.» brontolò Marylin, con ancora la sigaretta pronta per essere spazzata via.
«Guarda, vorrei tanto avere l'abbonamento per andare ogni giorno al mare.» aggiunse Jamie, rimasta in piedi. Io decisi di scivolare sul dondolo e godermi la scarsa pietanza gelida, mescolata al calore.
«Ma Ros, non si è fatta più sentire?» ricordai io. I ragazzi mi guardarono confusi, ma si sapeva che era solita ad uscire col proprio ragazzo, con cui stava vivendo una relazione di un anno ed un paio di mesi. Certe volte desideravo che la loro relazione declinasse. L'amore per lui le faceva dimenticare del senso gentile di provare piacere stando con la propria compagnia. Ma evidentemente il suo amore per noi, non poteva supera quello di un uomo. L'amore prendeva sempre vita, col passare del tempo. Ti offusca di gran lunga la vista, e ti priva di relazionare con la mente.
«Esattamente. Mi chiama solo quando Nicolas non esce.» e risi, perché avevo anche quella volta ragione. Con Marylin ne avevo parlato un sacco di volte, e molte delle quali anche Ros era presente. Le ponevo spiegazioni, il perché disprezzassi il fatto che lei passasse del tempo con Nico. Ma la mia non era invidia, era malinconia nei confronti di Rosalia.
«Come presumevo.» aggiunsi io, portandomi le mani ai fianchi e dilagando il dolore che partiva dalla pancia con uno stracciare paurosamente le ossa.
«Prova a chiamarla.» consigliò Jamie. Erano quasi le nove ed Esme sarebbe dovuta tornare a casa. In quel preciso istante, il cellulare di Mary prese a cantilenare.
«Parlando del diavolo...» dialogò, per poi aprire la chiamata e portarsi il cellulare all'orecchio.
«Pronto?» fece come sempre.
«Siamo alla vecchia Napoli.»
«Uhm, e non so...sei da sola?» chiese confusa.
«Ti aspettiamo qui.»
«Ok ciao.» disse infine, liquidando la chiamata.
«Chi era?» chiese Walter, come se per tutto il tempo del dialogamento fosse rimasto in sé stesso, senza comprendere la situazione che azione avesse.
«Rosalia. Sta arrivando, ed è con Nicolas.» avvisò. Clayton per tutto il tempo rimase ad ascoltare, godendosi la sua tabaccata di Marlboro rosse.
«Come al solito si ricorda di te quando le conviene.» Walter lasciò un'occhiata a Mary, ma lei la deviò con facilità.
«Insomma, che facciamo?» propose Jamie.
«Io dovrei tornare a casa.» intervenne Esme. Il suo tono di voce esprimeva facilmente il suo mondo d'afflizzione. Era così piccola, ingenua e bambina che mi rendeva succube dei suoi grandi occhioni, e le sue borse evidenti sotto gli occhi. Aveva i contorni di un panda neonato, tenero e coccoloso. Quando l'abbracciavo, sentivo il suo cuore collegarsi col mio, ed era sempre stata una delle sensazioni più grandi che avessi mai percepito. Era la mia migliore amica e sentivo che io ormai dipendessi solo da quella sensazione. Mi lasciò uno sguardo perplesso e, controvoglia, mi salutò con uno dei suoi baci sfiorati alle guance e prese il cammino verso la mia destra, oltrepassando la chiesa Madre, poco dopo aver lasciato un sorriso come saluto a tutti noi.
«Mi manca già.» sbuffai un lamento. Era strano vederla andare sempre via, ogni sera. Ma era giusto che tornasse a casa. Se fosse stato per me, l'avrei lasciata dormire a casa mia. Ormai eravamo una cosa sola e nessuno avrebbe spezzato il nostro legame ferreo.
«Anche a me.» contraccambiò Jamie, imbronciandosi con tenerezza. Eravamo il trio perfetto, con persone adeguate e di buon cuore. E tre cuori, in uno solo, erano stati in grado di essere frantumati da una caratteristica ripetuta dell'amore. Dopo attimi di attesa, fra sguardi e discorsi lasciati a Clayton, giusto per conoscerlo, riuscimmo a vedere due sagome molto conosciute da poca distanza. Sorrisi, perché Ros mi mancava molto. Se non per quello, appena mi vide, mi saltò fra le braccia ed io la presi con scarsa facilità, essendo stata leggermente più in carne di me. Adesso è cambiata. É dimagrita parecchio ed ha perso una ventina di kili. Finalmente la vedo sempre fiera di sé stessa e anche del suo corpo.
«Finalmente sei qui.» la salutai, mentre lei ricambiò coi due baci famosi umidi sulla mia pelle. Finii per sorridermi e mi persi nella serata calda di quell'estate.

TRADUZIONE DIALETTO
m send manghè l'erij: mi sento mancare l'aria.
Tra nu pic ngumenz a scol, nan m send angor n'van. Voghj scí angor au mar: Tra un po' incomincia la scuola, non mi sento ancora in vena. Voglio andare ancora al mare.

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