13. Aiutami

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Si, va bene. Forse posso ritenermi una ragazza molto gelosa. Non solo nei miei confronti, nei confronti di mia sorella o della mia famiglia, ma anche dei miei amici. Come potevo stare tranquilla se Esme pensava ad un'altra sagoma maschile quando in realtà Clayton pensava a lei? Forse era vero, che lui sentiva qualcosa per lei. Cercavo di pensarci poco, di prendere spunto da altro e presi a scrivere. Scrissi un libro di cui titolo è Apri Il Libro Della Tua Vita. Mi piaceva molto scrivere - specialmente anche ora - e non facevo altro che sprofondare nei sentimenti mai provati. Ricavavo musa dall'esperienze altrui e molte volte le persone rimanevano di stucco quando leggevano un mio libro, pubblicato su Wattpad. Pochi si rendevano conto della mia passione, ma altri sapevano già che il mio futuro rivelasse la scrittura e il mondo intero di libri che avrei sicuramente letto senza fermarmi.

In comitiva stava andando alla grande. Eravamo piuttosto felici dell'estate, ma tristi che stesse lasciando vita. Mancava veramente poco all'inizio scolastico ed io non ero del tutto psicologicamente pronta.
«Mancano meno di due settimane all'inizio della scuola.» sbuffò Esme, con la pelle acida di calore. Si sventolava, ma non otteneva abbastanza umidità da renderla più freddolosa.
«Ma va, non lo sapevo.» ironizzai.
«Avete rotto il cazzo, pensiamo a divertirci. Al resto si pensa più tardi.» consigliò Jamie e non potevo che dargli ragione. Il presente è il tempo migliore da svolgere. Il passato è concluso, il futuro é cimentato nel presente. Non si sa mai cosa succederà più avanti.
«Io vorrei scopare un po'.» rise di gusto Clayton che ebbe certezza anche dallo sguardo malizioso di Walter. Gli ormoni chiamavano e non potei che sorridere come una bambina. Il sesso era gratis, l'amore forse valeva troppo per un mondo come il nostro.
«Ma cosa dovresti fare tu?» lo ammonii, sarcasticamente. Ma in qualche modo notai la sua espressione mutare, e rimase quasi del tutto in modalità silenzioso.
«Scherzavo.» dissi io. «Non prendertela per ogni minima cosa che ti dico.» e in sua risposta ebbi il silenzio. Mi piaceva, ma alle volte mi innervosiva tanto da aggredire.
«Andiamo, spiccia parola.» e sorrise.
«Più tardi devo parlarti.» prese vita, avvicinandosi. Pensai già ad Esme, ad un modo per aiutarli. Ma speravo per via della situazione che non andava molto al passo. Si meritavano entrambi per il carattere che portavano, ma un ragazzo romantico, troppo mieloso, per Esme era noioso.
«Si, certo.» mi portai le dita fra i capelli, e lasciai dietro l'orecchio la ciocca ribelle che ricadeva lungo il mio occhio destro. «Spero non sia una cosa grave.»
«No, tranquilla.»
«Bene.» conclusi il discorso quando il cellulare prese a squillare. Sapevo già chi fosse, e non mi sbagliai. Avevo conosciuto una nuova persona, un ragazzo di diciotto anni. Il suo nome era Pasquale e, da quel che avevo notato, possedeva un carattere fedele. Mi piaceva il suo modo di cogliere e cercai di metterlo in comitiva e non lasciarlo solo.
«Vi da fastidio se oggi esce Pasquale?» e, alla fine, finii per dargli la risposta. Infatti arrivò subito, come se sapesse già qualcosa.
«Piacere, sono Pasquale.» allungò la mano verso Clayton.
«Clayton.»
«Io sono Esme.»
«Io Jamie.»
«Io e te già ci conosciamo.» marcò Walter, salutandolo con un pugno contro pugno.
Prendemmo strada verso la villa e finimmo per accamparci all'Arena tinta del famoso rosso, composta da una piccola scalinata e ai lati dei piccoli mattoni su cui spesso scivolavo.
«Cly?» richiamai il ragazzo dalla chioma mora. E mi guardò interrogativo. Risposi subito alla sua confusione. «Hai detto che dovevi parlarmi.»
«Oh, sì. Menomale che mi hai ricordato.» si sollevò dal posto e scendemmo le scale minute per restare soli e appartati, senza nessuno che origliasse.
«Di che dovevi parlarmi?» partii io col mio coraggio, presa troppo dalla curiosità.
«Ecco...» balbettò, ma subito si fermò, come se avesse paura di qualcosa. O qualcuno.
«Cosa?» lo spronai, ma i suoi occhi mi premettero dentro, spolspandomi la carne. E le sue parole, la sua voce soave, mi arrivarono dritto al petto. E mi fece stare ferma, bloccata, col cuore e la mente in confusione totale, all'orlo di una crisi isterica. Mi si spezzò il fiato, basita. E mi guardò, in attesa che io gli ponessi una risposta concreta, quasi come se fosse una promessa. Persi coscienza e la gelosia mi spezzò il cuore del cervello. E pensai alle sue parole ardenti.
«Mi aiuteresti a conquistare Esme?»

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