Capitolo 14

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MIA


Ci avevo visto lungo dall'inizio.

Era proprio uno stronzo.

Non riuscivo a crederci.



Sapevo che lui era uno di quei tipi dal quale più stai lontano e meglio è.

Anche con Luke ci sono passata e credevo di aver capito la lezione.

Avrei dovuto sapere che le vecchie abitudini erano dure a morire e che la vita era piena di fregature e dolori.

Invece no, eccomi qua, di nuovo a soffrire per un coglione.

Questa volta però sarebbe stata diversa.

Non potevo cadere ancora in questa trappola.


I giorni passarono e io feci di tutto per non incontrare Noah.

Smisi di allenarmi all'alba e iniziai a farlo prima di cena, quando avevamo lezione insieme facevo in modo di trovarmi già in aula prima dell'inizio e uscivo non appena suonava la campanella.

Passavo molto tempo con Aria, però ero stanca di rimanere sola quando lei usciva con Mark.

Quindi accettai l'invito di Logan a uscire con lui e il suo gruppo. Alcuni ne conoscevo già e non erano male.

Avevo scoperto, in un suo momento di debolezza, che Logan era gay ma non lo sapeva nessuno, soprattutto il padre non lo doveva sapere, credeva che non l'avrebbe accettato.

Qualche volta era capitato anche di fare delle uscite solo io e Logan, del resto sembrava che solo noi due fossimo rimasti i single nel campus.

Non che fossi mai stata la ragazza carina della scuola, ma prima di mettermi con Luke, qualche ragazzo aveva provato a uscire con me, in questa nuova vita però, sembravo invisibile.

Da una parte ne ero felice, perché gli accordi presi con me stessa all'inizio di questa avventura continuavo a mantenerli.

Sentivo però dentro di me, la mancanza di qualcosa.

E di qualcuno.


Iniziavo a pensare di meno anche a Noah, dopo i primi giorni in cui l'unico pensiero era quanto fossi stata bene quella mattina in sua compagnia, successivamente ogni volta che mi capitava di pensare a lui, mi facevo tornare in mente come aveva buttato via qualsiasi cosa si stesse creando, con così tanta leggerezza.

Mi stavo concentrando molto sugli studi e sulla mia carriera.

Volevo diventare un'insegnante.

Ho sempre amato i bambini. Credo che siano la cosa più bella al mondo.

Sono dolci, innocenti e senza malizia, ma soprattutto l'occhio del bambino riesce a vedere cose di cui i grandi ormai non ne conoscono più nemmeno l'esistenza.



Ultimamente avevo visto poco anche la mia compagna di stanza, dato che erano più le volte in cui dormiva a casa del suo ragazzo che al dormitorio.

Non avendo lezioni in comune erano ben tre giorni che nemmeno la sentivo.

Ero giorno e notte sui libri dato che da li a poco avrei avuto gli esami e per mangiare scendevo sempre in mensa oppure ordinavo qualcosa in camera.


«Mia corri accendi la TV» mi disse Aria con il fiato corto mentre aprì di colpo la porta della stanza.

Aveva una faccia per niente rassicurante.

«Oddio Aria, mi hai spaventata. Ma cosa è successo?» risposi mentre prendevo il telecomando e accendevo la tv ancora un po' intimorita dallo spavento di poco prima.

«Noah... il giudice... è un casino».

Non capivo ciò che cercava di dirmi, ma appena sentii il suo nome pronunciato dalla mia amica così allarmata e agitata, il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e le mani iniziarono a tremarmi sempre di più.


Pigiai il pulsante di accensione e, come se anche la tv non volesse farci perdere tempo, si accese direttamente sul telegiornale.

Era il classico telegiornale con il tizio che parlava e in alto a destra la foto di un uomo con la descrizione "Ucciso ieri sera il giudice Scoot. Nessuna notizia ancora sull'assassino".

Non sapevo perché lo stessi guardando, non conoscevo quell'uomo.

Poi sentii il giornalista dire «Le forze dell'ordine stanno lavorando per cercare il colpevole. Sembra che il giudice non avesse nemici e in questo periodo lavorava ad un solo caso. Un incidente di un anno fa, in cui morirono due persone: una ragazza di sedici anni e un altro uomo. La terza persona invece ne uscì illesa. Sarà proprio questa terza persona ad essersi vendicata di lui? Magari proprio perché il giudice Scoot ha fatto riaprire il caso credendolo colpevole? Ancora non sappiamo nulla. Vi terremo aggiornati.»

Rimasi incredula a quelle parole.

Noah aveva molti difetti, e anche se lo conoscevo da poco mai avrei pensato fosse in grado di uccidere un'uomo.

Era pur sempre la stessa persona che mesi prima mi aveva salvata.

Sentivo Aria che camminava avanti e indietro mentre parlava al telefono con quello che pensai fosse Mark dato che le uniche parole che riuscii a metabolizzare furono "Ma come fai a non sapere dov'è? È tuo amico!"

Mi ci volle un po' per realizzare la cosa.

E poi la mia irrazionalità, che fino a quel giorno non sapevo nemmeno di avere dato il mio programmare sempre tutto, prese il sopravvento.

«Non è stato lui, era con me ieri sera»

"Ma sei scema? Non puoi dire le cazzate Mia, rischi grosso. Non sai nemmeno tu quel è la verità. E se fosse davvero lui l'assassino?"

Fermai i pensieri prima che potessi pentirmi di ciò che avevo detto.

Aria mi guardò per un attimo incredula e poi vidi il suo viso rassicurarsi.

Comunicò quanto avevo appena detto a Mark che ancora era al telefono e prima che potesse riempirmi di domande presi la borsa e scappai dalla camera.

Avevo bisogno di prendere aria.

Avevo bisogno di pensare a ciò che avevo detto.

Avevo bisogno di pensare al casino in cui mi ero messa.

Avevo bisogno di pensare alle conseguenze delle mie azioni.

Ma soprattutto avevo bisogno di parlare con Noah.


Il prima possibile.


TO BE CONTINUED.....

Eccociiii.. spero vi sia piaciuto anche questo capitolo e che continuerete a leggere la mia storia. Voglio ringraziare ancora chi è arrivato fino a qua, perché per me è una grandissima soddisfazione!

Cosa ne pensate?

Ve l'aspettavate da Mia?

Secondo voi è stato Noah?

Fatemi sapere, ci tengo! Lasciate una 🌟 o un commento, ne sarei felice! ♥️

P.S. Scusate come al solito per gli errori ☺️

Come d'incanto (INCOMPLETA e IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora