Odero, Si Potero;Si Non, Invitus Amabo

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Contro ogni previsione la ragazza rimase lì per le due ore successive dalla loro ultima conversazione, ogni tanto la sentiva alzarsi dal letto tramite il cigolio della rete sotto il materasso e girovagare per la stanza. Osservava gli enormi volumi sugli scaffali, a volte si allungava per leggere i titoli dei libri più in alto, notò che nonostante la curiosità non toccò mai nulla. Il prete ogni tanto si perdeva ad osservarla discretamente con la coda dell'occhio, chissà se la gitana sapeva leggere, forse guardava solo le copertine dei volumi immaginandone il contenuto.
Chiuse il pesante libro che conteneva i fogli della tesi finalmente corretti e con un grosso sospiro si lasciò andare sulla sedia. Sentì la ragazza ridacchiare. Guardò l'orologio, erano le 14 passate.

<<Dovete avere fame, scusatemi avrei dovuto pensarci prima, ma con tutto questo lavoro... >>

<<Ma no figuratevi e poi mica sono rimasta per farmi offrire il pranzo>>

Lui non l'ascoltò, si avvicinò alla finestrella aprendola facendo entrare un poco d'aria fresca per poi riavvicinandosi nuovamente a lei.

<<Andate di sopra al campanile, Quasimodo ci starà aspettando>>

Non le diede tempo di replicare, uscì dalla stanza e scese le scale diretto alla mensa dove trovò altri due curati intenti a sparecchiare la tavola.

<<Arcidiacono, buon pomeriggio, scusateci se non l'abbiamo aspettata per il pranzo>>

<<Sono stato poco bene ieri, prendo qualcosa da mangiare e lo porto su da Quasimodo>>

Dopo il consenso dei due curati che a Frollo non interessava minimamente, poiché l'avrebbe fatto comunque, prese del formaggio, del pane e della frutta e tornò su con l'ordine di non far salire nessuno.
Sulle scale che portavano al campanile sentì sghignazzare energicamente sia la ragazza che il campanaro, erano buffi si disse, una strana coppia, la bellezza più profana come un angelo caduto in terra e il gobbo sordo e brutto dimenticato persino da Dio.

I due si accorsero di lui e gli fecero cenno entrambi di sedersi sulla tavola che Quasimodo aveva già apparecchiato con posate di legno intagliate da lui. La falegnameria, se così si poteva chiamare, era una sua passione, in realtà Frollo aveva provato ad insegnargli l'alchimia, ma con la sordità e le dita troppo grosse e storte per lavorare gli ingredienti avevano entrambi deciso di lasciar perdere al primo tentativo.

Incominciarono a mangiare, Esmeralda e Claude erano vicini di posto ed ogni tanto si beavano entrambi del contatto delle loro ginocchia quando casualmente si andavano ad incontrare.

<<Maestro, stamattina è passato Pierre, gli ho detto che stavate dormendo e lui mi ha risposto che sarebbe tornato nel pomeriggio>>

<<Bene, fortunatamente ho finito di correggere la sua tesi, altrimenti chi lo sentiva>>

Passarono diversi minuti di silenzio, i tre non sapevano bene cosa dire, di solito quando erano soli Claude e Quasimodo non trovavano necessario parlare, anzi il curato trovava sollievo nello stare in silenzio senza sentirsi a disagio nel dover per forza riempire quegli spazi vuoti dicendo qualcosa, cosa che invece stava capitando in quel momento.

<<Maestro dove dormirà la Esmeralda d'ora in poi? Io le cederei volentieri il mio letto, ma non è adatto ad una donna>>

Il curato li guardò entrambi, in che senso d'ora in poi? Non sarebbe rimasta lì così tanto a lungo, giusto?

<<Anche se è qui per concesso di asilo merita di meglio>>

<<Quale concesso di asilo?>>

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