Nec Sine Te, Nec Tecum Vivere Possum

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Lo colpì un forte mal di testa che lo costrinse a svegliarsi . Il sole penetrava dalla finestra dietro di lui  dandogli fastidio agli occhi che coprì con le mani quasi rifugiandosi. Si sentiva accaldato e confuso, non ricordava bene cosa fosse accaduto il giorno precedente, rammentava Fleur de Lys, la rabbia di vedere il capitano delle guardie con Esmeralda... Già Esmeralda, chissà che fine aveva fatto, ricordava solo di passeggiare con lei ed un campo di fiori molto sfocato, poi più nulla. Si erano salutati? Com'era finita la loro conversione?
Più si sforzava più il mal di testa picchiava. Sospirò fortemente, il fatto di non ricordare del tempo passato con lei lo imbestialì.
Si mise seduto su un lato del letto, i piedi che toccavano il pavimento sembravano ristorarlo un poco da quel caldo che partiva dalla testa fino a scendere giù per tutto il corpo. Probabilmente aveva la febbre e si chiese se il giorno prima avesse manifestastato gli stessi sintomi.
Decise che scendere alla mensa e prepararsi un infuso di erbe sarebbe stata la soluzione migliore.
Si alzò sentendosi debole, le gambe gli tremavano, si aggrappò ad una sedia posta poco più avanti. Intravide sulla scrivania la tesi aperta del poeta a cui tanto teneva, si decise di correggerlo quello stesso giorno anche se sarebbe stato lancinante per il dolore al capo avrebbe resistito, non era da lui rimandare il lavoro e non avrebbe più perso tempo dietro ad inutili distrazioni.
Guardò in alto in cerca del crocifisso trovandolo sempre li con Cristo che sembrava guardarlo con occhi pieni di giudizio, ma allo stesso tempo con amore.

<<Non parliamo più molto spesso io e te non è vero Signore? >>

Si abbandonò ai pensieri sulla zingara, alla pazzia che stava commettendo, a quel sentimento insano che cresceva in lui. È vero che non era stato Claude a scegliere quella strada, ma ciò non lo giustificava, non lo avrebbe mai fatto.
Scelse che prima di farsi il suo infuso avrebbe sofferto ancora un pò abbandonandosi ad una lenta preghiera.
Sentì la porta della stanza che lentamente si apriva. Tenne gli occhi chiusi, probabilmente era Quasimodo o qualche curato che si era affacciato per accertarsi della salute dell'arcidiacono che vedendolo impegnato nella preghiera se ne sarebbe andato. Passò qualche secondo, ma la porta restò aperta, cosa che infastidì moltissimo Frollo.

<<Ebbene? >>

<<Buongiorno signore>>

In quel momento si sentì morire. Il diavolo era appena entrato nella sua stanza con voce femminile che lui conosceva fin troppo bene. Era una maledizione che gli lanciava Cristo direttamente dalla croce del suo crocifisso, sicuramente avrà trovato la preghiera falsa o priva di rimorso per tutti i suoi atti peccaminosi.

Claude aprì gli occhi increduli incatenandoli a quelli della gitana. Era davvero lei? Lei qui a notre dame? Ce l'aveva portata lui? Perché?

<<Non dovreste alzarvi, per favore lasciate che vi aiuti>>

Si avvicinò sotto la rigidità del povero curato, gli toccò le spalle facendo una leggera pressione accompagnandolo a letto. Lui si lasciò trasportare, se davvero quello era il diavolo che compiesse il suo volere, ci aveva provato a chiedere aiuto e perdono al suo Dio, ma a quanto pare la sua passione era più forte.
Dietro le gambe sentì il morbido materasso e si mise a sedere tornando a guardare il crocifisso. Esmeralda si era seduta accanto a lui ed ora lo toccava sul viso asciugandogli il  sudore con una pezza che trovò già sul letto. Partì dalla fronte alle tempie fino a scendere sul collo dell'uomo che chiuse gli occhi beandosi di quelle dolci carezze.

<<Vorrei potervi aiutare di più, ma non so come>>

Lui rimase in silenzio, si beò del suo profumo e del suo tocco delicato che lentamente se ne andò. Grugnì in mancanza di quelle attenzioni sentendo la ragazza ridere. La guardò negli occhi per poi spostarsi sul suo corpo, una ragazzina con delle curve dolci che era venuta a mangiarselo vivo e lui aveva ceduto così facilmente, era davvero così debole la sua fede? Era davvero vacillato solo dopo aver scambiato con la zingara qualche parola?
Osò avvicinare una mano sul viso della ragazza, un gesto che era partito con l'intenzione di accarezzarle la guancia, ma che goffamente si era bloccato a metà. Lei prese la mano dell'uomo e ci appoggiò il viso come a completare quel gesto.

Inter sidera versorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora