Ira

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Quella notte Pierre rimase alla corte, probabilmente gli zingari si aspettavano che compiesse i suoi nuovi doveri da marito, ma a giudicare dall'allontanza di Esmeralda sia fisica che mentale capì che quella sera non si sarebbe concluso un bel niente . Era steso su un lettino accanto a lei ed osservava il soffitto con le molteplici crepe  che gli facevano immaginare mille situazioni nel caso in cui fosse crollato, sarebbe morto? Sarebbe rimasto paralizzato magari, tanto da non poter più scrivere, che orribile prospettiva.
Un movimento lascivo della donna affianco a lui lo risvegliò, era a pancia in sotto e si sosteneva con i gomiti guardando dall'alto il povero poeta, sorridendo a volte, altre facendosi più seria.

<<Perché mi avete seguita? Tutto questo imbarazzo poteva essere evitato >>

<<Perdonatemi Esmeralda, volevo solo scoprire più su di voi, ma solo a scopo di trascriverlo sui miei testi, non avrei mai rivelato a nessuno la vostra posizione, né il numero di zingari che vivono qui>>

<<E non erano nemmeno tutti, molte donne lavorano di notte se capite cosa intendo >>

Pierre lo sapeva eccome, più e più volte aveva preso il corpo di quel tipo di donne, senza impegno, come piaceva a lui, al solo scopo di rappresentare il più sublime del piacere carnale che Frollo sempre gli aveva criticato. Già.. Frollo, avrebbe dovuto dirgli di quella situazione? Non era chiara la relazione tra la donna accanto a lui e del suo maestro e qualunque cosa fosse non se la sentiva di giudicare, d'altronde un uomo rimane sempre un uomo e nemmeno le vesti imposte sanno nascondere certi tipi di sentimenti. Aveva la lingua troppo lunga Pierre, tanto da non riuscire mai a trattenersi, difetto che si era tenuto stretto sin da bambino e che innumerevoli volte gli aveva tolto opportunità di lavoro sublimi

<<Io non vi prenderò mai Esmeralda a meno che non siate voi a chiedermelo, ma ne dubito fortemente, il vostro cuore palpita per un altro uomo, un uomo che non potreste avere... >>

Esmeralda come scottata si alzò dal letto con uno scatto guardandolo con terrore

<<Voi cosa ne sapete?! >>

Chiese stizzita con voce troppo acuta che contrastava rispetto ai suoi occhi ora tenebrosi.

<<Mia cara vi prego, sono un poeta, queste tipo di cose le so riconoscere>>

<<Siete solo un cialtrone, non vi permettete più di parlarmi come se mi conosceste>>

Pierre si mise seduto al lato del letto in direzione della donna parlandole ora più piano e facendo nettamente più attenzione alle sue parole per non seccarla

<< Vi chiedo scusa Esmeralda, non mi intrometterò più, però per favore sedetevi qui accanto a me e facciamo pace>>

La donna ci pensò, era arrabbiata perché si era tradita, aveva rivelato tanto con quella sua reazione troppo  esagerata per chi vedeva la cosa da lontano, ma lei doveva proteggere Cloude perché sapeva che amarla non era una cosa che lui poteva e doveva fare.

Gli si mise accanto poggiando la testa sulla sua spalla, stanca di mentire e di nascondersi. Lo avrebbe gridato al mondo che amava quell'uomo se solo avesse potuto, lo immaginava più volte con lei su una nave di sola andata per l'Andalusia, quante cose gli avrebbe insegnato e gli avrebbe fatto vedere e se la rideva a questa visione perché di solito era lei quella che imparava dall'uomo, lo avrebbe stupito e forse lì avrebbero potuto condurre una vita normale, con dei figli, con una bella casa e legata sempre al suo uomo.

<<Esmeralda, l'uomo che voi amate è un prete, è un servitore di Dio e non dovrebbe provare amore se non per lui e per le sue parole, vi prego non vi spaventate, non rivelerò nulla a nessuno, ma per noi cristiani il matrimonio è importante e date le circostanze penso che dovresti dirlo a Claude>>

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