Esmeralda

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Gringoire la aspettava sull'uscio della cattedrale, faceva freddo quella sera, più del solito, si sfregava le mani in cerca di calore mentre con il gomito che spingeva sul fianco destro reggeva gli scritti corretti da Frollo, già Frollo, Pierre non se l'era mica bevuta la storiella felice della zingarella amica di Quasimodo, ma non intendeva indagare, aveva sempre rispettato il suo maestro, gli doveva tutto e si fidava dei suoi gesti, sicuramente c'era sotto qualcosa che andava oltre le apparenze.
Fischiettò qualche melodia prima di sentire i passi frettolosi della ragazza raggiungerlo.

<<Scusate il ritardo, siete stato così gentile ad offrirmi compagnia che me ne sono approfittata>>

Disse Esmeralda con aria dispiaciuta, e lo era davvero, le guance rosse e la fronte perlata di sudore, il petto le faceva su e giù in modo sfrenato, povera piccola

<<Non vi siete approfittata di nulla non mi ha pesato aspettarvi>>

Presero a camminare lentamente in modo da dare il tempo alla ragazza di recuperare il fiato. Le strade di Parigi erano ben illuminate, ma ogni tanto si incontravano dei punti morti dove la luce non arrivava, Pierre si guardava circospetto, non aveva paura, ma un poco d'ansia in queste situazioni deve esserci, osservava invece Esmeralda non curarsi minimamente di ciò che le stava attorno credendola veramente coraggiosa.
In realtà la ragazza pensava ad altro, a qualcun'altro, gli occhi di Claude erano davanti a lei che la guardavano terrorizzati da quello che aveva detto, credeva davvero che lo odiasse? Odiava il suo ruolo e le sue regole, ma non lui e Claude aveva avuto così paura che ad Esmeralda si era sciolto il cuore e lo aveva baciato. Non aveva mai baciato un uomo, in passato si era baciata con delle amiche gitane per allenarsi a quando avrebbe posato le labbra sul suo lui, era di uso comune in Andalusia, le ragazze si divertivano a fantasticare sul loro futuro marito e sui mille viaggi che avrebbero fatto al di là di quei monti.
La gitana al ricordo del bacio riportò alla mente le labbra del curato, ruvide ma morbide, fredde e roventi, una serie di contraddizioni infinita che in realtà erano parte dell'essere di Claude, dell'uomo di cui lei si era innamorata, gli era piaciuto quel bacio? E cosa avrebbe detto lui quando si sarebbero rivisti? Forse si era spinta troppo in là, aveva fatto il passo più lungo della gamba, d'altronde lui non l'aveva nemmeno toccata quando invece lei aveva così tanta voglia di stringerselo a sé da rimanergli attaccato per giorni interi, senza cibo né acqua, si sarebbe nutrita delle sensazioni che solo il curato le sapeva donare. Lo trovava più bello di qualsiasi uomo che avesse mai incontrato, perché era innamorata.

<<Cosa vi ha dato don Claude? >>

Esmeralda ritornò in sé, a quella fredda serata prossima alle settimane invernali, a quelle strade ormai prive di illuminazione e al suo gentile accompagnatore Pierre

<<Di cosa parlate? >>

<<Nulla>>

Le ultime parole del curato furono che doveva consegnare un oggetto alla gitana e questo Pierre lo ricordava bene, era diventato sospettoso da quando aveva visto la ragazza tornare a mani vuote, magari era un oggetto piccolo, pensò, ma poi vedendo la gitana così presa dai suoi pensieri si incuriosì.
Nessun oggetto dunque, che Frollo avesse minacciato la gitana? O magari c'era in ballo qualcos'altro, nonostante Pierre non volesse intromettersi la curiosità faceva parte del suo essere interiore sia come gentiluomo che come poeta, si nutriva di storie e voleva assolutamente conoscere quella della gitana e del prete.

<<È meglio se mi lasciate qui Pierre >>

<<siete sicura? Non è un disturbo >>

<<No è che ci stiamo avvicinando alla corte e non posso far introdurre persone che non siano la mia gente>>

Pierre sorrise di gusto

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