Capitolo 23
-Non mi interessa.-
Io e Nathan ci sedemmo su una panchina, stavamo sempre al parco; ma lontani dall'altalena. Intanto lui continuava a disinfettarsi la ferita con un'altra salvietta, il sangue si era fermato del tutto ma comunque gli sarebbe rimasta una piccola cicatrice.
Era un miracolo che non si fosse rotto l'osso: aveva preso una bella botta.
Si lamentava per il dolore, imprecava e ogni tanto lanciava qualche piccolo e timido gemito di dolore. Lo guardai così male che lui abbassò lo sguardo colpevole perché sapeva perfettamente che la colpa fosse sua e soltanto sua.
Ora era inutile che si lamentava, la prossima volta imparava a darmi retta.
«Non guardarmi così.» Mi disse Nathan.
«Ti guardo come mi pare.» Gli risposi a tono.
«Mi fai sentire a disagio.» Mi fece sapere lui.
«Non mi interessa.» Dissi, non curante.
«Hai ragione, va bene?!» Esclamò, gettando la salvietta.
«Ho sempre ragione, anche quando ho torto.» Lo informai.
Lui rise e si abbassò il pantalone lungo al ginocchio con molta lentezza, manco stesse li per lì per morire. Decisi saggiamente di non farglielo presente e mi accesi una sigaretta, cercando di non mandare il fumo nella sua direzione.
Lui non fumava, non lo aveva mai fatto e quindi gli dava sicuramente fastidio.
Quando fumavo mi distraevo, mi mettevo a pensare... come in quel momento. Pensai a come fosse stato bello se io e Nathan ci fossimo messi insieme: come fidanzati. A come fosse stato bello avere un suo bacio passionale.
A come fosse stato bello essere amata da lui, a come fosse stato bello se ci fossimo sposati, a come fosse stato bello se lo avessi reso padre. Io, madre dei figli di Nathan... figli che assomigliassero a lui e avessero le sue stesse orecchie.
Ovviamente, quelli erano solo pensieri, desideri e fantasie, ciò che volevo... non la realtà. Nulla di ciò che più bramavo si sarebbe mai avverato; non potevo e non volevo pretendere nulla da lui. Dove essere destinato a nascere.
Distrattamente lo guardai, lui era intendo a fissare il vuoto... come se stesse pensando anche lui a qualcosa... a qualcuno.
«A cosa pensi?» Gli chiesi.
«A niente.» Rispose.
«Bugiardo.» Lo accusai.
«Ahaha, davvero Shiver, non sto pensando a nulla.» Mi disse Nathan, sorridendo.
«Sicuro?» Chiesi, gettando la sigaretta.
«Sì, tranquilla.» Mi rispose.
«Ci conviene avviarci, domani mi devo svegliare presto: devo lavorare.» Lo informai.
Ci sollevammo entrambi dalla panchina e ci avviammo fuori dal parco Comunale per ritornare a casa sua. Si stava facendo tanto, e come avevo detto anche a Nathan, nell'indomani mi sarei dovuta alzare presto perché dovevo lavorare.
Lui come molto tempo prima, mi prese per mano con disinvoltura, come se fosse un gesto naturale: e forse lo era davvero. La sua mano era calda e grande, quel gesto tanto innocuo mi trasmise molto affetto da parte sua.
Arrivammo nel suo quartiere, precisamente dove avevo parcheggiato la mia auto. Lo guardai negli occhi e lasciai la sua mano dolcemente. Non volevo farlo, da dovetti per forza... ma quel poco mi era bastato.
Lui mi sorrise e unì le sue labbra sulle mie. Spalancai gli occhi, il mio cuore iniziò a battere molto forte, mi stava davvero baciando, ancora non ci potevo credere! Oh mio Dio, oh mio Dio! Il mio sogno si stava avverando.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, le sue braccia era morbidi e la sua lingua calda. Era un emozione incredibile, perché lo volevo da molto tempo e lo amavo da morire. Misi le mie mani sul suo viso mentre lui attorno ai miei fianchi.
Continuammo a baciarci, lui mi stinse forte forte a se, come avesse paura che fossi scappata via. Non lo avrei mai fatto, al contrario: sarei rimasta con lui per sempre se lui me lo avesse permesso.
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Let It Be (Sequel of The Missing Part)
Romance«Pronto?» Risposi al cellulare. «...» Silenzio dall'altro lato. «Pronto?» Dissi di nuovo. «...» Nulla ancora.