Capitolo 23

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Raramente avevo visto Michele così nervoso come la mattina della gara.

«So di essere scontato...» mormorò, guardandoci attentamente una per una, alla fine di un discorso da cui trapelava chiaramente la sua agitazione. «Ma ricordate che siete qui per divertirvi.»

Annuimmo all'unisono, prima di aiutarlo a far scendere i cavalli dal trailer. Intorno a noi si era creato un capannello di genitori curiosi a cui, con mio grande disappunto, si erano uniti anche i miei. Mi facevano sentire una bambina di fronte alle altre. 

Di fronte a Michele.

La scusa a cui avevano addotto era quella che mio padre voleva vedere Tramontana, ma io li avevo guardati con aria scettica, replicando che avrebbero assistito alla nostra gara di lì a poco. Ma conoscevo il vero motivo per cui mi stavano tallonando. Scesa dalla macchina, avevo avuto una vertigine e mi ero dovuta appoggiare alla portiera per non cadere. A nulla erano valse le mie spiegazioni che si trattava di ansia. Una volta tanto, non c'erano altri motivi: era la mia prima gara, me la stavo facendo sotto dalla paura ed il mio istruttore sembrava più agitato di me. Ma loro non avevano voluto sentire ragioni: forse temevano che svenissi lungo la via.

Nel vedere scendere Tramontana, però, mi rincuorai un po'. La cavallina si era piazzata ai piedi della rampa e si guardava attorno con le orecchie dritte, come se quella folla fosse stata lì per lei e si stesse pavoneggiando. Sembrava nel suo mondo.

«È proprio una diva» commentò mia madre, di fianco a me, ridendo.

Mi feci avanti tra gli altri genitori per afferrare la longhina che Michele mi stava porgendo con una certa urgenza.

«Ci hanno messo negli ultimi sei box dell'ala sinistra» mi spiegò lui, senza neanche guardarmi. 

Il suo sguardo era rivolto all'interno del trailer, da cui Monica stava facendo scendere Pillow in quel momento. Dai nitriti strazianti e dalle imprecazioni che seguirono, intuii che stesse avendo qualche difficoltà. 

«Hai presente?» fece lui, con una gamba già sulla rampa, pronto a salire per aiutare la ragazza. 

Si voltò un momento e mi rivolse lo sguardo speranzoso di chi contava che da lì in poi me la cavassi da sola.

Fortunatamente potevo dire di sapere davvero dove si trovassero i nostri box, per cui afferrai la longhina e mi affrettai ad annuire.

«Ragazze, seguite Sarah! Lei conosce il posto» berciò Michele, scomparendo all'interno del van.

Tornai dai miei genitori con Tramontana al fianco.

«Che carina» fece mio padre, allungando una mano per accarezzarla.

Gli rivolsi un sorriso di sufficienza. «L'hai vista, sei contento? Adesso potete anche andare...»

Tramontana gli stava soffiando dolcemente sul dorso della mano, fissandolo con i suoi enormi occhi scuri. Osservai i miei, totalmente rapiti da quella visione, e poi tornai a fissare la cavallina morella. 

Traditrice.

«Perché non vi avviate sugli spalti?» li incalzai, dando un lieve strattone alla longhina di Tramontana perché si riscuotesse e smettesse di incantarli.

«Ma tesoro» obbiettò mia madre, «non comincerai prima delle dieci.»

«Ma sono sicura che ci saranno un sacco di altri concorrenti interessanti da vedere» ribattei, avviandomi a passo veloce verso l'uscita del parcheggio, in direzione dei box, senza dare loro possibilità di replicare.

«A dopo!» conclusi innocentemente, voltandomi per fare loro ciao ciao con la mano.


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