Capitolo 6 - Rose blu

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Arrivò finalmente Domenica e l'attesissima gita in barca...

La sveglia suonò all'alba riecheggiando nella mia camera.

Mi alzai dal letto infreddolita e assonnata.

Ma oggi avrei dovuto aiutare mio padre a sistemare tutto per il pranzo, affinché tutto fosse perfetto.

Scesi in cucina in pantaloncini e top, strofinandomi gli occhi e sbadigliando.

Sentendo ancora il cuscino disegnato sui capelli e sulle guance ancora calde.

Trascinavo le gambe con pesantezza.

La palpebre facevano fatica a stare aperte.

Nella mia testa ritornava l'immagine di me e Viktor, in corridoio...

Da venerdì notte facevo fatica a dormire, stare in cucina e in ogni parte di questa casa senza ricordare quel giorno...

I miei piedi scalzi procedevano lentamente sul pavimento di marmo chiaro congelato.

Dalla finestra penetravano i raggi del sole appena sorto, abbagliandomi e costringendomi a socchiudere le palpebre.

Il mare era mosso da un leggero vento mattutino, che da li a poco come sempre sarebbe sparito. Molti surfisti cercavano di cavalcare l'onda prima che il Sole fosse alto nel cielo.

La spiaggia era poco affollata, alcune persone preparavano dei picnic altre si prendevano il primo sole leggero.

Trovai mio padre già vestito che sistemava gli ultimi stuzzichini.

"Buongiornoo Honey!" Esclamò contento sprizzando energia da tutti i pori.

Aveva un sorriso stampato sul volto.

Ancora assonnata gli sorrisi e gli feci un cenno con la mano ondeggiando le dita.

Indossava una camicia bianca di lino che gli ricadeva sulle spalle larghe esaltando la sua figura ordinata e in forma, entrando dentro un pantaloncino a righe blu e bianche.

- La divisa di un vero marinaio che deve fare colpo - Pensai ridendo.

Mi preparai un caffè per riprendermi.

Mio padre mi venne incontro sorridendo.
Mi baciò sulla guancia scompigliandomi i capelli affettuosamente con la mano e mi disse.

"Come stoo??" Spalancò gli occhi e si mise a passeggiare per la cucina come fosse su una passerella.
Scoppiammo a ridere.

"Beh non male... Sembri un cinquantenne di quelli eleganti." Risposi ridendo.

Mio padre mi diede un leggero pugno sulla spalla.
Il nostro era un modo di scherzare quasi fraterno.

"Eii...Ho quarantacinque anni quindi vacci piano con le parole o ti faccio il solleticoo"
Scoppiò a ridere iniziando ad agitare le dita in aria. Venne verso di me con fare minaccioso e occhi socchiusi.

"Fermoo fermoo" Scoppiai a ridere e inizia a correre intorno alla piccola isola dove di solito facevano colazione, in mezzo alla cucina, per non farmi prendere.

Lui per me era un fratello,un amico oltre che ad un padre meraviglioso.
Mi aveva sempre cresciuta con amore e quando se ne andò da Roma cercó di essere sempre presente.

Mi venne in mente quando mia madre mi disse che il loro divorzio era imminente.
Mio padre tornò con il cuore a pezzi a Scituate....

Nonostante mia madre non ci fosse più, quello che aveva fatto a mio padre aveva scosso tutti...La odiai all'inizio, portandole rancore perché mi aveva costretto a non poterlo vedere più e vivere a Roma con lei.

Angelus GlacieiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora