Dopo aver mandato avanti la sceneggiata per un paio di giorni, finalmente mi alzo dal letto piena di energie. Spalanco le tende permettendo alla luce del sole di penetrare la mia stanza, apro la finestra e subito un odore di ginestre mi invade le narici, facendomi sorridere spontaneamente. Chiudo gli occhi assaporando tutta la felicità che ho in corpo per essere riuscita a stare qui.
Mi sistemo il letto, prendo un paio di pantaloncini in jeans, una maglietta con stampe floreali e un paio di superga per poi dirigermi in bagno e farmi una doccia rilassante. Una volta pronta, vado in cucina, saluto nonna intenta a fare come al solito le faccende di casa, le stampo un bacio in guancia e mi prendo un succo con una pastina per fare colazione.
«Buongiorno Juli, come stai oggi?» mi domanda preoccupata, io le sorrido guardandola dolcemente «ora molto bene nonna», lei mi sorride di rimando e si gira per continuare a fare ciò che stava facendo prima che io entrassi in cucina.
Dopo un paio di secondi riprende la parola «ti dispiace andare a fare un paio di commissioni?», si rigira osservandomi attendendo la mia risposta «certo! Dimmi dove devo andare», uscire di casa era l'unica cosa che io aspettavo di fare, mi farà bene stare un po' sola e farmi un giro.
Lei si allontana per prendere i soldi e io nel frattempo finisco di fare colazione, quando ritorna mi porge un bigliettino con su scritto cosa devo prendere e i soldi.
Esco di casa dirigendomi verso il discount più vicino, a metà tragitto intravedo la figura di Bea, quando mi adocchia si precipita verso di me.
Quando c'è l'ho davanti le sorrido, ma non faccio in tempo a salutarla o a parlarle che lei subito prende parola «Juli! Alla fine non sei partita!» rimango interdetta, «scusami... ma tu come fai a saperlo? Non ho fatto in tempo ad avvisare quasi nessuno»
La guardo perplessa, ma noto che il suo sguardo non è diverso dal mio, inclina leggermente la testa da un lato e aggrotta le sopracciglia «come... ma tu non lo sai?», la mia faccia parla da sola, muovo il viso da una parte all'altra non capendo a cosa si riferisce, e poi aggiungo «cosa?» lei sospira e dopo un tempo che mi è sembrato infinito, finalmente parla «Anna ha chiamato a casa», spalanco gli occhi sorpresa «ah... e come mai?» vedendomi così non sa più se continuare a parlare o meno, ma ormai non ha più altra scelta, il mio sguardo indagatore continua a scrutare, lei a disagio e non sapendo cosa fare prosegue interdetta «voleva a mio fratello, Mirco, ha riferito che dovevi partire ma che non l'hai fatto perché stavi male per lui»
Ho un attimo di pausa e non so esattamente che espressione ha la mia faccia in questo momento, rimango interdetta, sorpresa e immobile.
Bea continua a guardarmi non sapendo che fare, fino a quando non mi "risveglio" e subito nego tutto «cosa? Ma... non è assolutamente vero!» bugia più grossa non la potevo dire. Lei mi sorride e continua «comunque, mi ha detto Mirco di dirti di non stare male per lui», mi guarda dolcemente e poi si dilegua salutandomi.
Entro nel discount, compro ciò che mi ha trascritto nonna e poi finalmente esco. Per tutto il tragitto non faccio altro che pensare a quello che mi ha fatto Anna. So benissimo che le sue intenzioni sono più che buone, ma questa non me l'aspettavo sul serio, e non mi ha nemmeno detto nulla quando l'ho chiamata per dirle che non sarei più partita.
Non appena metto piede in casa, appoggio la busta della spesa e mi dirigo al telefono fisso per chiamarla, dopo un paio di squilli finalmente risponde, io cerco di calmarmi e sembrare più calma possibile «Pronto?» sento la sua voce tranquilla, in contrasto con la mia «ti devo parlare», le mie parole risuonano estremamente calme e pacate, ma ad ogni lettera sento un'agitazione che cresce sempre di più.
Lei, una volta sentito la mia voce dice un flebile «sì, arrivo» e riaggancia subito dopo.
Appoggio il telefono e aspetto il suono del campanello, mi avvio verso il cancello e quando la vedo il nervoso inizia a impossessarsi di me, anche se l'ultima cosa che vorrei fare è litigare con lei. Le apro il cancello facendola entrare nel cortile, ma quando lei continua ad avviarsi verso l'entrata della cucina la blocco con una mano. Dobbiamo parlare qui. Mi guarda accigliata e si ferma subito, non opponendo resistenza, mi osserva mentre chiudo il cancello e finalmente mi giro completamente verso di lei.
Tutte le mie buone intenzioni di rimanere calma crollano, non appena mi tornano in mente le parole esatte di Bea.
«Perché non me l'hai detto?» la osservo convinta incrociando le braccia e aspettando impaziente una sua risposta.
Sembra intuire subito a cosa mi riferisco, sa benissimo come sono, e che se fa la finta tonta è decisamente peggio.
Lei, non reggendo il mio sguardo inchina la testa, si tortura le mani pensando a cosa dirmi e poi finalmente rialza la testa, sospirando «perché ti voglio aiutare, mi fa male vederti così per lui», dopo aver sentito le sue parole, il mio sguardo si addolcisce.
Ma ciò che mi ha dato davvero fastidio non è il fatto che lei lo abbia chiamato, ma che me l'abbia tenuto nascosto, venendo a saperlo così. «Non mi ha dato fastidio che tu lo abbia chiamato» proseguo duramente «ma che me l'hai tenuto nascosto»
Anna è in evidente difficoltà, continua a torturarsi le mani e sono sicura che ha paura di dire la cosa sbagliata, perché sa come sono io in situazioni del genere «Juli sappiamo entrambe che se te l'avessi detto tu avresti fatto di tutto per impedirmelo, per quanto riguarda il dopo, avevo intenzione di dirtelo faccia a faccia, ma evidentemente Bea non è riuscita a nasconderlo», mi siedo in una sedia poco distante, lei mi segue e si siede affianco a me «in realtà me l'ha detto per sbaglio», abbasso lo sguardo, poi rialzo il viso e le racconto «mi ha detto che Mirco mi riferisce che non devo stare male per lui»
Ora che penso alle parole che mi ha fatto riferire lui, non so se essere contenta e sollevata o triste. Come al solito, tutto tra noi rimane in sospeso e non capisco mai cosa in realtà volesse dirmi, se non devo stare male per lui è perché anche lui prova qualcosa, o se lo devo dimenticare?
Anna rimane interdetta tanto quanto me, e dopo aver pensato entrambe a cosa si riferisse in particolare, dopo venti minuti si alza dalla sedia «io ora devo andare, è già ora di pranzo» mi indica con l'indice il suo orologio, mostrandomi l'ora, «non restare a pensare Juli, certi pensieri ti ammazzano senza che tu te ne renda conto» mi appoggia una mano sulla spalla e poi si dirige verso il cancello, schiaccia il pulsante per aprirlo e esce, prima di entrare a casa sua mi rivolge un altro sguardo, per poi scomparire dalla mia vista.
Io, invece, rimango seduta in questa sedia, non ascoltando l'ultima frase detta da mia cugina e continuando a torturarmi il cervello, ripensando a quelle parole a cui non so dare una spiegazione precisa.
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Il mistero del domani
Romance"Bastano pochi istanti per cambiare la vita di una persona" Che frase fatta, eppure è così vera che mette i brividi, soprattutto quando accade sulla tua pelle. Quella che sembrava una vita come tante altre, può avere bisogno di un solo attimo per d...