Capitolo 47 - attesa snervante

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«Juli che dici, lo prendiamo questo?» Gloria mi mostra il pacco di pasta che ha preso dallo scaffale di fronte a lei «sì, va bene anche quel tipo» le rispondo, riferendomi alla pasta.

Siamo in un supermercato per decidere cosa comprare per il cenone di Natale, che abbiamo deciso di farlo tutti insieme. Quando abbiamo finito di comprare le ultime cosa, usciamo dalla struttura con un sacco di buste sulle braccia e ci dirigiamo verso la macchina di Anna, apre il cofano e mettiamo tutta la spesa lì, ci sediamo e finalmente partiamo.

«Lasciamo la spesa da te?» si gira a guardarmi per un breve istante, mentre aspetta la mia risposta «sì non c'è problema», lei annuisce e prosegue, lascia Gloria e Francesca a casa loro e poi si dirige verso casa nostra.

«Vieni a casa a pranzo o ci vediamo direttamente di pomeriggio per stasera?» continua a guardarmi di sbieco «no grazie, ora rientro a casa, pranzo velocemente e mi butto nel letto, penso che dormirò qualche ora» lei annuisce, parcheggia davanti casa sua e mi saluta «allora a dopo» le faccio la mano accompagnata da un sorriso, poi entro in casa, pranzo e mi corico nel letto.

Nonostante volessi seriamente dormire, non riesco ad addormentarmi, così, dopo essermi girata e rigirata nel letto, allungo la mano verso il mio comodino e prendo il telefono. Dopo aver cazzeggiato per non so quanto tempo, mi arriva un messaggio di Sonia "sei sveglia?" le rispondo subito "sì, perché?" passano appena due secondi dall'invio del mio messaggio che subito sento il mio telefono squillare nelle mani, alzo gli occhi al cielo non avendo la minima voglia di risponderle, ma ormai le ho detto che ero sveglia.

«Dimmi» le rispondo con gli occhi chiusi

«Niente, era solo per parlare, che devi fare stasera?»

«Sono con Anna, Franci e Gloria a casa di mia zia, ci lascia la casa e abbiamo invitato alcuni amici, vuoi unirti a noi?» la invito mentre mi giro una ciocca di capelli tra le mani.

«Purtroppo non ci sono, sono fuori paese da una mia zia» mi rigiro nel letto, sperando di chiudere la chiamata in fretta «cavolo peccato» la sento sospirare «già»

Spazientita e annoiata dalla conversazione, decido di dirle che voglio riattaccare, in maniera molto schietta «Soni sto morendo di sonno, ci sentiamo domani o più tardi va bene?» mi scappa uno sbadiglio che sicuramente lei ha sentito «va bene, a dopo allora, o a domani» la sento ridacchiare, così chiudo la chiamata e riprovo ad addormentarmi.

Mentre sono nel pieno del mio pisolino, sento un telefono vibrare. Spalanco gli occhi abbastanza innervosita da ciò e soprattutto da colui o colei che mi ha svegliata. Afferro il telefono senza guardare chi sia e mugugno un «pronto?»

Dall'altro lato del telefono sento una voce fin troppo familiare «Juli, cavolo finalmente mi rispondi! Ti devo dire...» mi metto una mano nella fronte e con voce roca inizio a mangiarla viva «quante volte ti ho detto di non chiamarmi se sai che sto dormendo?»

La sento ridere mentre io mi innervosisco ulteriormente «senti stai zitta e ascolta: ero a casa di Mirco con Daniele, il ragazzo che ti avevo raccontato con cui mi stavo sentendo»

Quando me lo ha raccontato? Nemmeno me lo ricordo...

«Quando me lo avresti raccontato scusa?» lei sospira arresa «lascia perdere, non è questo l'importante»

E qual è allora la cosa importante, tanto da svegliarmi?

«Se non ti sbrighi a parlare ti chiudo il telefono in faccia» chiudo gli occhi rimanendo sdraiata «ero a casa di Mirco con Daniele»

Spalancò gli occhi e mi rigiro a pancia in giù «stavamo parlando e gli ho detto che mi avevi invitato la sera della vigilia a casa di tua zia» fa una breve pausa «e...?» la incito a continuare «e lui mi ha detto esattamente "io ci vado", mi ha detto queste parole»

Mi alzo in piedi «ma stai scherzando?» la sento ridacchiare «no, affatto» mi fermo al centro della stanza «Soni, tu mi devi aiutare» immagino già la sua faccia «devi chiamarlo subito e dirgli indirizzo e orario» le dico «ma tu sei pazza! Non ho quella confidenza!»

Devo convincerla a tutti i costi «Soni non devi avere confidenza, e poi sei pure stata a casa sua!» lei continua a non demordere «no Ju scordatelo»

«Soni te l'ha detto lui cazzo!»

La sento finalmente sospirare «e va bene, ora provo a chiamarlo»

Ci salutiamo di fretta e furia, guardo l'orario notando che sono già le sei di sera, così mi cambio velocemente, esco di casa e suono al campanello di casa di Anna

«Chi è?» sento la sua voce e subito le rispondo «Anna sono io, apri subito!» appena mi sente agitata apre il cancello e si precipita verso di me ancora vestita di casa, mi fa entrare e le racconto tutto, «ti porto nella casa così tu puoi già iniziare a preparare le cose, nel frattempo vado a cerarlo» aspetto che si vesta, poi mi accompagna nella casa per i preparativi e subito esce in macchina.

Dopo un'oretta vedo il telefono vibrare con il nome di Sonia sul display «allora?» subito le chiedo «niente Ju, non sono riuscita a rintracciarlo» leggermente delusa cerco di non demordere «provaci ancora Soni!» lei allora mi asseconda e chiude la chiamata; quando poso il telefono nel tavolo sento la porta aprirsi, mi volto vedendo la figura di Anna entrare con una faccia delusa.

«Non l'ho trovato» abbassa la testa, mentre io sospiro «ora tra cinque minuti riesco» alzo lo sguardo verso di lei «grazie» la ringrazio davvero con tutto il cuore mentre le sorrido.

L'ansia mi sta mangiando viva e spero davvero che lui riesca a venire qui, ma quando risento il portone nuovamente aprirsi e vedere le persone che piano piano riempiono l'abitacolo, inizio a scoraggiarmi. Lancio un'occhiata verso l'orologio affisso alla parete notando che ormai sono quasi le otto.

Poco tempo dopo rientra Anna, scuote la testa delusa, si avvicina a me e triste mi domanda «vuoi che lo chiamo? Magari è a casa sua» abbasso lo sguardo «no, tranquilla» riposo nuovamente i miei occhi su di lei «oggi è andata così, pazienza» alzo le spalle non sapendo che altro dire, la sento sospirare «va bene, dai oggi è la vigilia, pensiamo solo a divertirci!» annuisco convinta, mentre cerco di scacciare via il suo pensiero.

Ogni volta va a finire così, non c'è verso che le cose tra noi vadano bene o che non siano ostacolate.

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